Care camicie verdi, la Bossi-Fini non è il corano
27 Marzo 2014
di Ronin
Le camicie verdi chiedono le dimissioni del ministro Alfano perché la politica della immigrazione del Governo Renzi sarebbe fallimentare. Se la prendono con Mare Nostrum, la missione militare e umanitaria voluta sempre da Alfano con l’ex premier Letta dopo la strage di Lampedusa. Operazione che nei mesi scorsi ha salvato centinaia di vite umane, ma chi se ne frega, per i padani costa troppo.
L’unica cosa che conta per i leghisti è la difesa a oltranza del reato di clandestinità. Reato che negli anni scorsi purtroppo non ha impedito al ghanese Kabobo di chiedere asilo politico, di vagabondare dalle Puglie in Lombardia aspettando che la richiesta fosse accolta, per concludere il gran tour uccidendo a picconate tre persone a Milano. Diciamocelo, ciò che conta davvero è la procedura di esecuzione delle espulsioni. Spesso lenta, farraginosa, dilatata da passaggi giudiziari, ricorsi e rinvii. Un sistema che i padani, durante le loro esperienze di Governo, non sono stati capaci di semplificare o di migliorare.
Del resto cosa avranno mai da ridire i lumbard sulle norme (copyright Letta) che anticipano la identificazione dei clandestini in carcere? Sulla eventuale riduzione del tempo di permanenza nei Cie a 30 giorni per accompagnare più celermente gli illegali alle frontiere? Noi di proposte per affrontare in modo moderno e conservatore la questione della immigrazione e della sicurezza legata alla immigrazione ne possiamo fare tante. Ma purtroppo per chi ha trasformato la Bossi-Fini nel libro sacro dell’epica padana qualsiasi novità suona come una offesa ancestrale e irricevibile.