Cari concittadini… Il discorso del premier rimasto nel cassetto (dei sogni)
28 Aprile 2020
Pubblichiamo il testo del discorso immaginario del premier Conte scritto e condiviso in Rete da Giancarlo Loquenzi.
Care concittadine e cari concittadini, come annunciato, il 4 maggio cambieranno alcune delle regole che ci siamo dati per affrontare questa epidemia. Alcune ma non tutte purtroppo. Ci sono infatti segnali incoraggianti: il fattore di riproduzione del covid-19 è nella media nazionale da giorni sotto 1, ciò vuol dire che oggi ogni contagiato può infettare meno di una persona. E’ un dato cruciale che ci consente di allentare un poco le misure di distanziamento sociale che fino a qui hanno funzionato.
Questo dato, però, non è l’unico da prendere in considerazione e soprattutto non è uguale nelle varie regioni italiane. Come non è uguale la pressione ancora persistente sul sistema sanitario nazionale. In Lombardia e in Liguria, per citare due territori critici, il livello di riempimento delle terapie intensive è ancora oltre il 40 per cento, basterebbe poco per saturarle di nuovo. Non solo, ci sono regioni come il Piemonte dove il tasso di incremento dei nuovi contagi è ancora molto alto. D’altro canto ci sono zone del Paese dove il numero dei contagi e delle vittime si è ridotto in modo vistoso e permanente e dove il sistema ospedaliero è pronto ad affrontare eventuali focolai di ritorno.
Tutto questo ci ha consigliato di calibrare la “riapertura” secondo due criteri. Il primo è quello geografico che ho appena accennato. Dove i dati di densità e velocità del contagio sono sotto la media nazionale, le attività sociali, ricreative e produttive potranno riprendere in modo più spedito. Dove invece quei parametri eccedono la media dovremo essere più prudenti. Si tratta di una indicazione nazionale e nessuna regione, provincia o comune potranno derogarvi.
L’altro criterio è quello delle fasce di età: nel momento in cui ci apprestiamo a reimmettere nel mondo del lavoro e in certi casi anche in quello della scuola un gran numero di persone, i più fragili dovranno essere più protetti. Non ci possiamo permettere altre perdite tra i nostri vecchi. Gli attuali positivi dovranno essere al più presto tolti dall’ambito familiare e accolti in strutture alberghiere che stiamo selezionando allo scopo, questo ci permetterà anche di dare un po’ di ristoro ai proprietari di quegli alberghi. Gli anziani dovranno essere assistiti ed aiutati nelle loro case senza esporli al possibile contagio dei parenti. A questo scopo verrà lanciata immediatamente una chiamata per raccogliere la disponibilità di volontari destinati a seguire sia i positivi negli alberghi che gli anziani nelle case.
Ci saranno dunque aree del Paese in cui sarà anche possibile riaprire le scuole o comunque attività para scolastiche magari all’aperto per i più piccoli e affiancare alla didattica a distanza alcuni momenti di verifica in presenza. Anche perché se i figli sono costretti a restare a casa questo diventa d’ostacolo al rientro a lavoro dei genitori, specie delle donne e non vogliamo assolutamente che accada.
Dove ciò non sarà possibile si interverrà in modo capillare per sanare le disparità di chi non ha potuto accedere pienamente alla didattica a distanza in questi mesi. A questo proposito il piano della task force della ministra Pisano sarà pubblicato a breve e per intero sui siti governativi.
Sempre dove i parametri lo permettono potranno riaprire con regole di sicurezza molto chiare anche bar e ristoranti. Per quanto riguarda le attività produttive abbiamo bisogno di tutto lo slancio possibile. Sia il settore pubblico che quello privato dovranno contribuire alla ripartenza. Nessuno meglio degli imprenditori sa se la propria azienda può già riaprire, se c’è mercato per il suo prodotto e se ci sono forniture per la sua filiera.
Come governo, assieme alle parti sociali ci impegniamo a redigere un manuale di comportamento stringente sulla sicurezza nei posti di lavoro e fare continue verifiche. Il resto lo lasciamo alla sapienza di manager e imprenditori, loro sanno meglio di noi se c’è spazio per ripartire e come.
Noi dobbiamo essere pronti a verificare le conseguenze delle nostre decisioni. Se i nuovi provvedimenti dovessero essere prematuri ne vedremmo le conseguenze negative nella risalita dei contagi nel giro di due settimane. A quel punto dobbiamo essere pronti a fare un passo indietro, avendo però imparato dai nostri errori dei primi giorni. Dovremo infatti essere in grado di tracciare immediatamente i focolai di contagio e isolarli nei modi appropriati. Abbiamo discusso così a lungo della necessità di una app di tracciamento che forse ora – con l’impegno di Apple e Google di inserirla nei loro sistemi operativi – rischiamo di arrivare in ritardo. Quello che conta però e che stiamo organizzando, è una rete efficiente di persone in carne e ossa in grado di testare, isolare e assistere tutti coloro che risulteranno essere entrati in contatto con una fonte di contagio. Se ci saranno focolai di ritorno il nuovo paziente 0 non ci dovrà più sfuggire e così il paziente 1, il 2, il 3. Ci aspettano mesi in cui dovremo imparare a “danzare” con il virus, come ha detto uno studioso americano, un passo avanti, un passo indietro… Almeno fino a quando una cura o un vaccino efficace non entrerà nella disponibilità di tutti.
Ci sono molti altri aspetti che occorrerà chiarire nelle prossime settimane. Uno, cruciale, sarà come far ripartire il turismo. Abbiamo ripetuto fino alla nausea che questo è il nostro petrolio, a maggior ragione oggi che il petrolio vale zero dovremo trovare idee nuove e risorse nuove per far valere molto in futuro il nostro turismo.
Tutto quello che faremo, è bene ricordarlo, sarà molto prudente ma non a rischio zero. D’altronde niente lo è. Anche aver dichiarato il lockdown del Paese ha comportato rischi sia sanitari che economici e molte delle tante scelte che abbiamo dovuto prendere sono state ispirate dalla consapevolezze che ognuna aveva un prezzo e dallo sforzo per ridurlo al minimo.
Anche la nuova fase sarà piena di rischi ma dovremo essere capaci di affrontarli perché il non decidere comporta oggi il rischio più alto. Noi come governo faremo le nostre scelte e ci assumeremo le responsabilità dei nostri errori, voi italiane e italiani aiutateci a non sbagliare. Viva l’Italia.