Cari firmatari, davanti a Ratzinger, vi ci vogliono i pannoloni!

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Cari firmatari, davanti a Ratzinger, vi ci vogliono i pannoloni!

Cari firmatari, davanti a Ratzinger, vi ci vogliono i pannoloni!

15 Gennaio 2008

Esiste un teologo e filosofo, autore di innumerevoli pubblicazioni, ex insegnante nelle università di Bonn, Muenster e Tubinga, cattedratico di dogmatica a Ratisbona (della cui università era anche vicepresidente), e che ha ricevuto dottorati “honoris causa” dal College of St. Thomas in St. Paul (Minnesota, USA) nel 1984; dall’Università cattolica di Lima nel 1986; dall’Università cattolica di Eichstätt nel 1987; dall’Università cattolica di Lublino nel 1988; dall’Università di Navarra (Pamplona, Spagna) nel 1998; dalla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) nel 1999; dalla Facoltà di teologia dell’Università di Breslavia (Polonia) nel 2000.

Eppure, ad una persona di così alto spessore intellettuale è proibito tenere un intervento all’università romana de “La Sapienza”.

Un palese contrasto col nome stesso dell’università! Perché? Qual è la colpa di quest’uomo? Perché non può parlare dove hanno parlato persone di livello culturale inferiore e nemmeno lontanamente paragonabile al suo?

Semplice. E’ un prete, è il Papa.  Che bel paese è l’Italia: dove poté Dario Fo (laureato honoris causa all’ateneo romano), non può Joseph Ratzinger. Da italiano, mi vergogno. Non ci sono altre parole, il pezzo potrebbe anche finire qui.

Siamo d’accordo che il 2008 celebra il quarantesimo anniversario di quella sciagura nazionale che fu il ’68, ma era proprio il caso di celebrarlo così, con una ridicola battaglia ideologica che più non si può?

Per capire da dove nasce tutto questo livore anti papista, vi consiglio di farvi un giro all’indirizzo:

http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o10819

Questi relitti ormai impresentabili degli anni della contestazione, appartenenti a “Megafono rosso-per l’unità degli studenti in lotta” hanno preparato il volantino da distribuire alla Sapienza per osteggiare la visita papale. Il solo fatto che mettano nel loro mirino, assimilandoli, Ratzinger, Veltroni e Mussi dovrebbe essere sufficiente per farvi capire di che razza di nullità perditempo e fuoricorso stiamo parlando. Gente assolutamente allergica al fare qualcosa di serio e faticoso nella loro vita, e che quindi preferisce vivere all’ombra di un perenne cazzeggio supportato da deliri ideologici e qualche canna di troppo. Se proprio volete farvi del male, leggetevi pure tutto il resto del volantino.

Ma se la cosa si fermasse all’opinione di questi quattro poveri infelici, sarebbe anche saggio far passare il tutto sotto doveroso silenzio, vista l’afonia del “megafono rosso”.

Il problema è che questo appello contro il “catechismo padronale” è stato raccolto, rielaborato, amplificato e presentato al rettore Guarini da quasi settanta firmatari. Che non sono sfigati fuoricorso, ma un’eccellente lista di professori universitari, scienziati, ricercatori che “in nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspicano che l’incongruo evento possa ancora essere annullato”. E che non vogliono solo  impedire al Papa di parlare alla “Sapienza”, ma non ce lo vogliono nemmeno far entrare!

Questa bandiera della “laicità” che ormai è utile per coprire qualsiasi impudica vergogna, sta davvero iniziando a stancarmi un po’.  Ma avendo rispetto per le spiccate intelligenze dei firmatari non ho potuto che cercare nel loro appello anti-papa qualche altra motivazione un po’ più importante e particolareggiata rispetto ad una generica, ed ormai abusata, “difesa della laicità”. Anche perché non ricordo né in questo Papa, né tantomeno nei tre precedenti che ho avuto modo di poter ammirare, alcun comportamento prevaricatore o impositivo di alcun dogma di fede al di fuori dello stretto ambito pastoral/dottrinale che, naturalmente, compete al successore di Pietro. Anzi, se proprio vogliamo vedere, mai come negli ultimi vent’anni la Chiesa si è ripetutamente scusata chiedendo comprensione e perdono (a volte eccessivamente, come sostiene il Cardinale Giacomo Biffi) per errori di ormai diversi secoli orsono.

Niente da fare. Avrei fatto meglio ad accontentarmi della “difesa della laicità”. Quello che ho trovato è, per quanto possa sembrare impossibile, anche peggio: “Non si capisce perché il rappresentante di uno Stato estero debba inaugurare un’università statale, e non è nemmeno chiaro perché chiamare il rappresentante di una sola confessione religiosa ad un evento di primo piano di un ateneo in cui sono rappresentate più confessioni”.

Forse sarebbe utile ricordare a questi professori così intenti nelle loro ricerche che Joseph Ratzinger è anche Vescovo di Roma ed è spettatore attivo delle vicende di questa città da quasi trent’anni; e che è solo per volontà di un altro “rappresentante di uno stato estero”, Bonifacio VIII, che nel 1303 la stessa università nacque.

E poi la pretestuosa polemica su Galileo, incredibilmente montata seguendo una citazione che appare su wikipedia: “Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, riprese un’affermazione di Paul Feyerabend: All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto” . Da tal coacervo di menti, ci saremmo aspettati fonti un po’ più attendibili di un’enciclopedia online aggiornabile liberamente dagli stessi navigatori del web.

Inoltre, non si rendono nemmeno conto di rischiare una figuraccia-bis, proprio come successe ai numerosi soloni che si scagliarono addosso a Ratzinger dopo Ratisbona e le parole di Manuele II paleologo messe in bocca al Papa.  Se si legge per intero il discorso dell’allora cardinale, si scopre che non ha in alcun modo fatta propria la frase di Feyerabend, ma ha solamente voluto citare un filosofo agnostico,  definendo la sua affermazione “drastica”, e contestualizzandola  in un discorso più ampio sulla necessità di discutere seriamente della scienza moderna, che partendo proprio da Galileo può portare anche alle bombe di distruzione di massa. Ma basterebbe la frase dello stesso discorso “La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande” a smontare qualsiasi pretestuosa polemica.

E sempre gli stessi firmatari dell’appello, volendo uscire dai preconcetti e da wikipedia, sono a conoscenza di quest’altro discorso di Ratzinger, già eletto Papa, rivolto a degli studenti romani di una scuola superiore?

“Il grande Galileo ha detto che Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico. Lui era convinto che Dio ci ha donato due libri: quello della Sacra Scrittura e quello della natura. E il linguaggio della natura – questa era la sua convinzione – è la matematica, quindi essa è un linguaggio di Dio, del Creatore (…) Mi sembra una cosa quasi incredibile che un’invenzione dell’intelletto umano e la struttura dell’universo coincidano: la matematica inventata da noi ci dà realmente accesso alla natura dell’universo e lo rende utilizzabile per noi. Quindi la struttura intellettuale del soggetto umano e la struttura oggettiva della realtà coincidono: la ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura sono identiche(…)Alla fine, per arrivare alla questione definitiva, direi: Dio o c’è o non c’è. Ci sono solo due opzioni. O si riconosce la priorità della ragione, della Ragione creatrice che sta all’inizio di tutto ed è il principio di tutto – la priorità della ragione è anche priorità della libertà – o si sostiene la priorità dell’irrazionale, per cui tutto quanto funziona sulla nostra terra e nella nostra vita sarebbe solo occasionale, marginale, un prodotto irrazionale – la ragione sarebbe un prodotto dell’irrazionalità. Non si può ultimamente “provare” l’uno o l’altro progetto, ma la grande opzione del Cristianesimo è l’opzione per la razionalità e per la priorità della ragione. Questa mi sembra un’ottima opzione, che ci dimostra come dietro a tutto ci sia una grande Intelligenza, alla quale possiamo affidarci”.

Parliamoci chiaro, i problemi veri sono due. Il primo è che una massa troppo vasta di persone ha perso il senso del rispetto e apre bocca con estrema facilità non si capisce a quale titolo. Negli ultimi mesi persino Pippo Baudo ed Adriano Sofri (da Fazio) hanno cercato di insegnare il mestiere a Benedetto XVI. Passi per l’onnisciente Eugenio Scalfari, ma gli altri, che si diano una calmata!

E poi il secondo problema è molto più tragico. Avete presente quando da bambini si giocava a pallone in cortile? Arrivava quello del palazzo di fronte: grande, grosso e terribilmente forte. Allora, pur di evitare di palesare la nostra inferiorità tecnica e fisica, si diceva: “Il pallone è nostro, e decidiamo noi chi gioca e chi non gioca”. Naturalmente, non lo si faceva giocare.

Paura. Ecco cosa alberga nelle menti dei firmatari anti-Ratzinger. Anche se non lo ammetteranno mai, nemmeno sotto tortura la verità è questa: hanno paura del confronto, sapendo che potrebbe arrivare uno che li può mettere tranquillamente sotto scacco, con l’eleganza e la pacatezza che lo contraddistingue. Tutto il contrario infatti dell’antipatia e della chiusura oscurantista con cui lo dipingono quotidianamente.

Cari firmatari, davanti a Ratzinger, vi ci vogliono i pannoloni! Molto più facile zittire l’oppositore, ma anche questo è un vizio storico di una certa parte politica. Proprio come la barzelletta del “dibbattito” sulla libertà d’espressione, quando un giovane non conosciuto nell’ambiente si alzò per dire la sua e venne fatto immediatamente sedere sommerso da un fragoroso “zitto, fascista!”.

Niente di nuovo sotto il sole.