Cari mamma e papà, è colpa vostra se non sappiamo vivere in questo Paese

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Cari mamma e papà, è colpa vostra se non sappiamo vivere in questo Paese

02 Ottobre 2011

Forse apparirà ingiusto, trito, addirittura banale. Ma sarà che, quando lo sconforto si fa sentire, si ricorre ai capri espiatori e ai luoghi comuni.

Lo spunto, neanche a farlo apposta, è arrivato con una puntualità quasi sconcertante. E se nell’ultima manovra l’art. 11 (quasi ignorato dai media) riduce drasticamente il periodo di stage consentito ai neolaureati da 18 a 12 mesi dopo la laurea (il che per molti significa perdere l’unico straccio di contratto conquistato grazie a un auto-sfruttamento legalizzato), Beppe Severgnini, su Corriere della Sera.it, lo scorso 8 settembre se ne è uscito con un articolo sui mestieri più promettenti del futuro in Italia che, se non fosse drammaticamente vero, farebbe scompisciare dalle risate. Ma è vero. È tutto vero.

Per cui, cari mamma e papà, sappiate che è colpa vostra. O meglio, della vostra generazione.

È colpa vostra, che ci avete sempre raccomandato di studiare, perché “la cultura è la cosa più importante”. Che ci avete convinto che questo fosse l’unico modo per emergere, per avere stima e successo. Che ci avete promesso che solo con i sacrifici avremmo ottenuto quello che volevamo.

È colpa vostra, che avete speso migliaia e migliaia di euro per “investire” su di noi, sui nostri studi.

È colpa vostra, che ci volevate laureati con il massimo dei voti. E che siete stati fieri di noi quando ci avete visto, raggianti con le nostre tesi ben rilegate, festeggiare i nostri centodieci e lode.

È colpa vostra, che non vi siete resi conto dell’inutilità dei vostri e dei nostri sforzi, della perdita di tempo e dallo spreco di risorse che è oggi l’università. Magari, un’università privata, per giunta.

Ed è colpa vostra se oggi ci vergogniamo. Ci vergogniamo di dovervi chiedere i soldi per fare la spesa, per pagare l’affitto, per uscire a cena con gli amici e per mettere benzina all’automobile. Ci vergogniamo di avere ventisei anni, di avere già parecchia esperienza alle spalle e di essere chiamati ancora “studenti”, “apprendisti”, “tirocinanti”, “stagisti”, quando voi, alla nostra età, mettevate su famiglia. Ci vergogniamo di andare a lavorare senza vedere l’ombra di un quattrino. Ci vergogniamo (ma qui è anche colpa nostra, eccome se lo è) di elemosinare stage non retribuiti come se fossero grandi opportunità. Ci vergogniamo di rimanere volontariamente più tempo del dovuto in ufficio “per farci notare”.

È colpa vostra se poi i nostri superiori, che oggi ci danno dei “pivelli”, non sono nemmeno laureati. Se dobbiamo studiare fino alla laurea e oltre per ottenere qualcosa per cui fino a qualche anno fa bastava la terza media.

Eh sì, perché è colpa vostra e della vostra generazione, che avete tanto insistito con la filastrocca sul “siamo tutti uguali”, sul “tutti devono studiare ed essere laureati”. Ed eccoci qua adesso, tutti con la toga e tutti beatamente disoccupati. A invidiare gli idraulici e gli infermieri, perché almeno loro hanno il tanto agognato “posto fisso”. Ecco, il posto fisso. Quello che voi, mamma e papà, avete sognato per i vostri figli per una vita. Sconsigliandoci ardite carriere artistiche, o semplicemente scelte più creative e, apparentemente, più rischiose.

È colpa vostra se abbiamo utilizzato gli anni più belli della nostra esistenza a correre appresso a professori ignoranti, funzionari servili, aspiranti mafiosi e mezze cartucce.

È colpa vostra, che ci avete insegnato a essere onesti. Colpa vostra e di tutto il vostro parlare di meritocrazia, di moderazione, di civiltà.

È colpa vostra se oggi, nonostante tutto, continuiamo a insistere e a cercare di ripartire, invece di distruggere tutto. È colpa vostra, di voi che per primi, a tutte queste cose, ci avete creduto. Di voi che continuate a crederci, anche se poi la realtà vi piomba addosso e vi fa male, vi delude, vi avvilisce.

È colpa vostra, che ci avete spinto ad amare questo paese e a restarci. Nonostante non ci meriti.