Caro Grasso, sul ddl Cirinnà un richiamo alla Costituzione, al Regolamento e al buonsenso
15 Gennaio 2016
Onorevole Presidente,
Il mio vuole essere un richiamo al Regolamento, alla Costituzione e, se mi consente, al buon senso.
Il ddl 2081, che dovremmo esaminare il 28 gennaio, è stato presentato il 6 ottobre 2015. Deferito alla Commissione, il relatore è stato nominato il 12 ottobre. Congiunto con gli altri provvedimenti che trattavano la stessa materia è stato illustrato nella seduta notturna del 12 ottobre, senza che su di esso si svolgesse una qualsiasi discussione.
Il 13 ottobre la Conferenza dei Capigruppo lo calendarizzava per il giorno successivo e l’Aula, a maggioranza, confortava questa decisione. Il presidente Palma riferiva quindi all’Assemblea sui non conclusi lavori in Commissione il 14 Ottobre.
L’articolo 72 della Costituzione prevede al primo comma che ogni disegno di legge sia esaminato da una commissione e poi dall’Assemblea. Riserva poi al Regolamento il prevedere eventuali procedimenti abbreviati per i provvedimenti dei quali sia stata dichiarata l’urgenza. In ottemperanza a ciò l’articolo 44 del nostro Regolamento stabilisce che il Presidente del Senato possa disporre un termine ridotto per la relazione, rispetto a quello normale di due mesi, dandone comunicazione all’Assemblea.
Scaduto comunque il termine, il disegno di legge può essere preso in considerazione dai Capigruppo nel testo del proponente, salvo che l’Assemblea conceda, su richiesta della commissione, un nuovo termine. Come primo dato di fatto c’è, Presidente, che mai è stata da lei disposta e comunicata all’Assemblea una qualche riduzione dei termini. E lei, immagino, mi comunicherà che altre volte sono stati approvati calendari contenenti disegni di legge non conclusi in commissione in merito ai quali non era stata disposta la riduzione dei termini.
Precedente per precedente, potrei però ricordarle che la Presidenza invitava in casi analoghi il Presidente della Commissione a convocare la Commissione stessa, per verificare se volesse avanzare eventuali richieste di proroga dell’esame prima della calendarizzazione. Cosa questa volta non avvenuta. Ma non è questo il punto principale del mio richiamo.
Io voglio chiedere a lei in primo luogo se ritiene che un voto a maggioranza della Conferenza dei Capigruppo, e un voto a maggioranza dell’Assemblea, possano eludere, per non dire violare, una norma della Costituzione. Della Costituzione, Presidente, non del Regolamento. Noi sappiamo che fin dall’inizio la Corte Costituzionale ha detto che le norme che disciplinano il procedimento legislativo sono di carattere costituzionale e regolamentare. E mentre per quest’ultime la Corte ritiene di non avere uno spazio eccessivo per giudicarne la correttezza dell’applicazione, sulla violazione di norme di rango costituzionale nel procedimento legislativo di spazio ce n’è e come!
Il caso della sentenza della Corte sulla Fini-Giovanardi, che ben conosco, ha proprio messo in evidenza la necessità di un esame effettivo in commissione per rispettare una norma costituzionale, l’articolo 72. Non arrivo certamente al punto di dire che l’esame della Commissione debba concludersi con un voto, ma almeno con una discussione sì. Il disegno di legge Cirinnà, che è quello all’ordine del giorno dell’Assemblea, non ha visto in Commissione un solo intervento di merito. E’ questo l’esame previsto dall’articolo 72 della Costituzione? Non lo credo e credo che, in base ai propri precedenti, non lo creda neanche la Corte Costituzionale.
Le chiedo allora signore Presidente, in uno spirito di leale collaborazione, non è forse meglio concedere alla Commissione un limitato spazio di tempo per sentire quanto meno l’opinione dei propri componenti su di un disegno di legge che non ha mai potuto esaminare? Parlo del disegno di legge Cirinnà, che giovedì 28 dovremmo esaminare, non certo della materia delle unioni civili. Parlo di un disegno di legge che viene in Assemblea per essere discusso, senza che mai – all’interno di una questione su cui stava certamente deliberando – la Commissione abbia avuto modo di pronunciarsi.