Caro Silvio, i troppi sì al referendum indicano che la corda s’è spezzata
19 Giugno 2011
Vivo a Bologna da 3 anni e, pur essendo abituato ad assistere a mobilitazioni di diverso genere, studentesche e non, mai ne avevo vista una così consistente, come quella conclusasi col referendum di domenica 12 giugno. Passeggiare in Piazza Maggiore, via Zamboni o via Indipendenza, la settimana scorsa, non era possibile senza doversi sorbire qualche minuto di ascolto del militante di turno sui mali della privatizzazione dell’acqua, bene comune, bene pubblico, ecc. ecc.
Ebbene ce l’hanno fatta. Hanno vinto. Pochi giorni dopo la vittoria, sono sempre meno chiari i vantaggi, ma almeno cominciano a essere più discussi (perché erano già chiari prima) gli effetti collaterali.
1) Il Sole 24 ore ha scritto di più di 11mila posti pendenti nei CdA delle società partecipate che tornano nelle mani dei politici locali. In un paese in cui la fiducia nella classe politica è così bassa, questo regalo dei cittadini ai politici (e ai loro amici, parenti e clienti che riceveranno un’altra poltrona) suona quantomeno strano.
2) A Bologna l’amministratore delegato di Hera ha annunciato che bloccherà gli investimenti, per fare un esempio.
3) Gli effetti sulle tariffe non possono ancora essere definiti. Io, che studio economia, posso suggerire che forse non aumenteranno in caso di zero investimenti, ma aumenteranno sicuramente se ci sarà la volontà di recuperare almeno parte di quel 40% d’acqua che ci perdiamo per strada.
Sono convinto che gli Italiani siano elettori molto intelligenti. Purtroppo non si è votato nel merito, perché se così fosse stato il risultato sarebbe stato un altro. Si è voluto dare un segnale politico. E l’unica spiegazione che riesco a dare a questa valanga di “sì” è che per la maggioranza di noi è effettivamente giunta l’ora che Silvio esca dal campo. Magari faccia l’allenatore, ma smetta di giocare in prima persona. Silvio, alla fine, tira tira, la corda pare essersi spezzata. Gli Italiani hanno perso la pazienza e serve un cambiamento per rimediare agli errori degli ultimi anni. Dubito assai che questo cambiamento possa venire da te; in ogni caso spetta a te farci vedere che ne sei capace. Altrimenti, occupati del partito, e manda al governo quella classe politica che nel PDL è cresciuta grazie a te. Forse è la cosa migliore che ci lasci.