Caro Van Rompuy, vada in tv per un “Discorso sullo stato dell’Unione”
08 Gennaio 2012
Stimatissimo Presidente Europeo,
mi consenta di usare la formula semplificata di “Presidente Europeo” anziché quella ufficiale e un po’ contorta di “Presidente permanente del Consiglio dell’Unione Europea”, in modo da farmi capire meglio da chi legge, nella speranza che Ella non sia l’unico a leggere questa lettera “aperta”. Le scrivo per lanciarLe una proposta. All’inizio dei nuovi anni vanno di moda i soliti discorsi stucchevoli densi di bilanci taroccati, dichiarazioni di principio tendenziosamente mielose, insulse ovvietà e auspici di circostanza. Nel nostro continente ventisette capi di stato si sentono in dovere, more solito, di occupare a lungo le frequenze radiotelevisive a reti unificate per esternare, declamare, salmodiare soggetti, predicati e complementi in ordine sparso al solo scopo di dimostrare la propria esistenza, non certo per dirci cose importanti né entusiasmanti.
Prova ne sia il fatto che un anno fa in nessuno di questi discorsi si sentì pronunciare l’unica frase che sarebbe stata degna, nel bene e nel male, di essere pronunciata, ovvero questa: “l’anno che sta iniziando vedrà intensificarsi la crisi economica, le manovre finanziarie non saranno una sola bensì quattro o cinque e diventerete (voi!) tutti più poveri”. In tutto il mondo, nel bailamme di questi discorsi che interessano sempre meno l’uditorio in patria e non escono di un solo metro fuori dai confini nazionali, se ne salverà uno solo: l’annuale “discorso sullo stato dell’Unione” del presidente statunitense. Ogni anno l’intervento dell’inquilino della Casa Bianca è atteso con interesse ed attira sistematicamente l’attenzione del mondo intero, ansioso di sentirsi dire a che punto si trovi l’America e dove voglia andare. Ed è qui che arriva la proposta, Signor Presidente Europeo.
Siccome anche quella Europea è un’Unione, anche se talvolta fa di tutto per nasconderlo, imiti il Suo collega di oltreoceano, si metta al suo stesso livello, vada in televisione prima del 24 gennaio (data prevista per il discorso di Obama) e pronunci anche Ella il “discorso sullo stato dell’Unione Europea”. Dica agli Europei e al mondo intero dove il vecchio continente si trova nel suo cammino di integrazione e illustri i passi che mancano ancora, come una politica estera comune, un servizio diplomatico comune, una difesa comune, una politica economica e fiscale comune e tutto il resto. Così facendo otterrà almeno cinque ottimi risultati.
Primo: meraviglierà tutti con una mossa a sorpresa, e il mondo si accorgerà che l’Europa esiste. Secondo: renderà superflui gli analoghi discorsetti dei ventisette litigiosi capetti di staterello odierni. Terzo: infonderà un po’ di orgoglio e di giusta ambizione negli Europei, che cominceranno a sentirsi cittadini di un continente che non sia unificato solo da una moneta comune vittima delle speculazioni ma che sia un vero attore globale coagulato attorno alla politica. Quarto: scatenerà una ventata di ottimismo sul futuro del Vecchio Continente, e quando si è ottimisti si innescano i circuiti virtuosi e i sogni si avverano meglio. Quinto: si farà conoscere un po’ anche in giro per l’Europa, oltre che -come purtroppo avviene ora- solo nella limitata cerchia dei suoi parenti stretti, il che non guasterà.