Caro Vendola, la privacy da tutelare non è solo la propria

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Caro Vendola, la privacy da tutelare non è solo la propria

04 Novembre 2010

Nei giorni scorsi il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha inviato un videomessaggio al premier Berlusconi, definendolo il "Sultano di Occidente". Ai tempi di Noemi il nuovo guru della sinistra italiana sembrava più cauto e scettico verso il giornalettismo fintoporno che impazza in Italia, e in parte aveva preso le distanze. Ora invece se ne approfitta come tutti, lanciando in Rete un monologo di cinque minuti che è stato il video più cliccato di YouTube. Vendola però sbaglia in questa nuova strategia perché non capisce che potrebbe ritorcersi contro di lui.

Karl Rove ci ha insegnato che in politica nessuno è innocente. C’è sempre uno scheletro nell’armadio, una storia da gonfiare o manipolare, una manina che al momento giusto consegna le carte che scottano a chi sa come inquinare i pozzi. Come la prenderebbe Nichi se un giorno i giornali e le televisioni, invece di Berlusconi, se la prendessero con la sua vita privata e le sue frequentazioni? Lui che dice di tenere sopra ogni altra cosa alla privacy?

Che accadrebbe se, in tempo di elezioni, tirassero in ballo il suo attuale compagno, dicono italo-canadese, più giovane di qualche anno di lui (ben più di qualche anno), che non vive in Ontario ma nella Terlizzi rossa e lavora in una delle Fabbriche di Nichi? Oppure se venisse riesumata quella dichiarazione rilasciata a Repubblica nell’85, in cui un più giovane e incauto Vendola si interrogava sul “diritto dei bambini alla sessualità, tra loro e con gli adulti”? (Dichiarazione smentita solo nel 2001 in un’intervista a Libero). A quel punto crediamo che anche il governatore della Puglia capirebbe cosa significa essere messo alla berlina.

P.S.
Un appunto sulla location del videomessaggio: si tratta per caso dell’ufficio di Vendola alla Regione Puglia? Mentre Nichi parlava, ci è caduto l’occhio sulla bandiera della pace alle sue spalle. Be’, il governatore nel video è stato attentissimo ai dettagli: dalla montatura di occhiali che fa tanto "giovane" al gesticolare degno di un poetry slam. Tanto valeva sostituire la bandiera della pace con il Tricolore, visto che siamo nell’anno del Centocinquantennale.