Casini, con un ‘tweet’, scarica Fini e Rutelli: addio Terzo Polo

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Casini, con un ‘tweet’, scarica Fini e Rutelli: addio Terzo Polo

10 Maggio 2012

“Quell’esperienza (il Terzo Polo, ndr) è stata importante per chiudere la stagione del berlusconismo, ma non è in grado di rappresentare la richiesta di cambiamento che arriva dagli italiani”. E’ lapidario Pierferdinando Casini. D’altronde, non potrebbe essere altrimenti: twitter, infatti, impone tassativamente ai propri iscritti un massimo di 140 caratteri. Un’archiviazione in piena regola, quella di Casini, di un progetto sì – sempre secondo l’analisi del leader dell’Udc – in grado di condurre il Paese oltre il governo Berlusconi, ma assolutamente incapace di reggere le sfide del post.

I dati elettorali della tornata amministrativa parlano chiaro: di fronte all’emorragia di voti dei partiti di centro-destra (Pdl e Lega Nord), se non un exploit, almeno un accrescimento delle performance dei partiti del Terzo Polo ce lo si sarebbe aspettato. Il voto in uscita di Pdl e Lega, sarebbe dovuto diventare preda facile del trio Casini-Fini-Rutelli. Così non è andata, con risultati ben al di sotto delle aspettative. Un Terzo Polo insidiato (se non scavalcato), in termini di consensi, dal vero e unico vincitore di queste elezioni: Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle, a cui il sondaggio sulle intenzioni di voto realizzato dall’Istituto di ricerca Ipsos attribuisce addirittura il 15% dei consensi potenziali.

Casini ha preso atto nel suo ‘tweet’ del fallimento politico di un progetto nato in pompa magna, a seguito della caduta del governo Berlusconi e della conseguente scelta ‘tecnica’ di Mario Monti, rendendosi altresì conto dell’esistenza di un problema all’interno della coalizione terzopolista: Fini e Rutelli, evidentemente, hanno percentuali bassissime, in molte realtà anche al di sotto della soglia dell’1%. Insomma, uno smarcamento in piena regola, un emanciparsi da un’alleanza assolutamente inidonea a intercettare i voti dell’altro centro-destra italiano. Ad assoluta evidenza di quanto detto, basta volgere lo sguardo al ‘tweet’ di Francesco Rutelli di congratulazioni per l’ottimo risultato dell’Api di Cardito (11%), paesino del napoletano di 21mila anime.

Per questi motivi, ha voluto accelerare il suo percorso di disimpegno. E lo ha fatto senza avvertire i diretti interessati. Da un lato, lo scorso aprile, con l’azzeramento dei vertici dell’Udc e dall’altro, ora, con l’accantonamento ‘twitteriano’ dell’esperienza del Terzo Polo. L’inizio di un percorso preliminare in vista della nascita, nel prossimo autunno, del ‘Partito della Nazione’. Un partito in fieri, volto ad allargare il perimetro dei suoi consensi verso quegli esponenti di Via dell’Umiltà già da tempo in fibrillazione (si prenda in considerazione su tutti il documento Pisanu-Dini sulla necessità di superare il Pdl) e nei confronti di personalità della ‘società civile’ come Luca Cordero di Montezemolo e Emma Marcegaglia.

Casini diverrebbe il leader indiscusso di quel Partito e non dovrebbe più sottostare a questa sorta di ‘triumvirato’ molto poco pagante in termini di consensi. E Fini e Rutelli? Entrerebbero a far parte del nuovo soggetto ‘moderato’, non avendo a disposizione alcuna scelta alternativa e dunque in posizione assolutamente subalterna (pure in termini decisionali) rispetto a Casini. Soprattutto Fini, confinato oramai in un vero e proprio vicolo cieco: un nuovo apparentamento di Fli con il Pdl, infatti, appare pura fantascienza.

Non è tutto. In questo scenario si inserisce prepotentemente anche il dibattito in corso sulla modifica alla legge elettorale in vigore. I partiti di ‘maggioranza’ non paiono più intenzionati a portare avanti la bozza di riforma approvata il mese scorso: ovverosia, l’ibrido tra sistema spagnolo (maggioritario) e tedesco (proporzionale con soglia di sbarramento al 4 o 5%). Quella bozza non ha retto alla prova del voto del 6 e 7 Maggio, e se da un lato Bersani e il Pd starebbero pensando al doppio turno alla francese, gran parte del Pdl avrebbe optato per alcuni correttivi al ‘Porcellum’ (preferenze e attribuzione del premio di maggioranza al Senato su base nazionale e non regionale, come prevede la proposta di legge di cui è prima firmataria Giorgia Meloni). In entrambi i casi, un ‘Terzo Polo’ di centro avrebbe necessariamente bisogno di un Partito forte per fare da ago della bilancia rispetto ai due schieramenti principali. Il ‘Partito della Nazione’ e la fine del ‘Terzo Polo’, in conclusione, non rappresentano altro se non questo progetto politico.