Casini socchiude la porta al PdL ma spera in una mano del Cav.

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Casini socchiude la porta al PdL ma spera in una mano del Cav.

14 Febbraio 2008

Manca solo l’ufficialità ma ormai non dovrebbero esserci più
dubbi. Oggi infatti, a meno di clamorosi ripensamenti, l’Udc dovrebbe
ufficializzare nella direzione nazionale la scelta di  correre da sola alle prossime elezioni
politiche chiedendo al suo leader Pierferdinando Casini di presentarsi come candidato
premier. Sembra concludersi così il lungo braccio di ferro che da giorni vede
protagonisti da un lato i centristi e dall’altro An e Forza Italia ormai uniti
nel Partito della Libertà. Un divorzio, una divisione che giunge dopo
quattordici anni di alleanza, da quel 1994 quando Casini aveva deciso di
entrare a far parte dell’alleanza di centrodestra. A meno, come detto, di
clamorosi ripensamenti.

Infatti la situazione nel centrodestra rimane ancora
molto fluida e gli scenari sembrano in continua evoluzione. Non a caso nella
direzione di oggi sembra che Casini non accoglierà immediatamente la richiesta
di scendere in campo ma si prenderà due giorni per decidere. Tempo utile,
secondo alcuni, per continuare a trattare e trovare una soluzione in extremis,
anche se sembra molto difficile. In effetti le colombe dei due partiti
continuano a trattare con la speranza addirittura che verso fine settimana si
possa giungere ad un vertice tra Casini e Berlusconi. Ma per il momento le
probabilità che alle elezioni del 13 e 14 aprile l’Udc vada da solo senza
accordi con il PdL restano molto alte. E l’accelerazione agli eventi è stata
data ieri al termine di una riunione fiume dei dirigenti centristi in un noto
albergo romano. Riunione convocata proprio per fare il punto della situazione
in vista della direzione di oggi.

Nel corso del vertice è stata ribadita la
posizione di non confluire nel PdL, riaffermando l’identità dell’Udc. Su questo
punto è stato categorico soprattutto l’ex governatore della Sicilia Totò
Cuffaro ormai da giorni in lotta con il plenipotenziario del Cavaliere
nell’isola, Gianfranco Miccichè. Sul tavolo, infatti, non c’è solo la questione
delle elezioni politiche ma anche quelle della Regione Sicilia dove l’Udc è
intenzionata a sostenere l’indipendentista Lombardo proprio per sbarrare il
passo al forzista ex ministro. Una partita nella partita, quindi, dove l’Udc
vuole giocare un ruolo in proprio e da protagonista. Lo hanno ribadito anche
Casini e Cesa nella riunione, convinti che il Cavaliere e Fini stiano portando
avanti una manovra per accerchiare e ridurre al minimo il ruolo dei centristi.
Da qui la scelta di evitare qualsiasi confluenza nel PdL offrendo in cambio
un’alleanza in cui il simbolo dell’Udc si affianchi a quello del
Partito della Libertà.

Una soluzione simile a quella della Lega, tanto che erano
circolate anche voci che l’Udc avrebbe presentato i suoi candidati solo nel Sud
Italia con il proprio simbolo mentre al Nord sarebbe confluita nel PdL.
Indiscrezioni che poi si sono rivelate infondate. Una strategia, quella dell’alleanza
con il PdL, che come ha spiegato Casini nella stessa riunione di ieri punta “a
non dividere i moderati” e ad addossare la responsabilità di una rottura nel
centrodestra a Fini e Berlusconi. Da qui la possibilità che oggi la direzione
possa sì decidere per la corsa in solitaria ma lasciando socchiusa la porta ad
un accordo. Porta, sperano i centristi, che proprio il Cavaliere potrebbe
essere spinto a riaprire. Infatti i sondaggi che circolavano ieri alla riunione
indicavano che un’uscita dei centristi dall’alleanza di centrodestra potrebbe
mettere in pericolo la vittoria finale del PdL. Dati alla mano un mancato
accordo penalizzerebbe il Partito della Libertà in particolare sul fronte del
Senato visto che la corsa solitaria dell’Udc farebbe perdere il premio di
maggioranza in molte regioni, riducendo così i numeri della vittoria. Timori
che fanno sperare in un cambiamento di scenari. Scenari che però anche nel
Partito della Libertà sono stati valutati attentamente. Infatti mentre i
vertici dell’Udc si riunivano anche lo stato maggiore del PdL si confrontava
valutando le possibili conseguenze di un divorzio dai centristi.

Al di là delle
dichiarazioni ufficiali di Berlusconi che chiede all’Udc “di ripensarci” e di
La Russa che invita: “Casini ci pensi può entrare a parità di vantaggi e
sacrifici”, la strategia sarebbe molto chiara. Prima di tutto intestare la
responsabilità della rottura ai vertici dell’Udc e poi partire all’assalto dei
voti moderati centristi e degli stessi dirigenti. Su questo fronte anche nel
PdL confidano nei sondaggi che vedrebbero un Udc molto in difficoltà nel
superare le soglie di sbarramento alla Camera ed al Senato. Alcuni parlando
addirittura del tre per cento su scala nazionale il che significherebbe che molti
deputati e senatori non sarebbero rieletti. E da qui potrebbe partire
l’operazione svuotamento dell’Udc riducendo il suo peso politico ed elettorale.

Un rischio calcolato anche dalle parti dello scudocrociato che infatti di
fronte al divorzio con il PdL sta già sondando il terreno per eventuali accordi
in particolare con la Rosa Bianca di Baccini, Tabacci e Pezzotta. Ipotesi
lanciata dallo stesso Buttiglione ieri e subito raccolta dall’ex leader della
Cisl. Ma si tratta di scenari tutti da verificare e che certamente non mettono
al riparo da rischi l’Udc. Infatti ieri sempre al vertice molti “udiccini” ricordavano
la fine, in questi anni, di tanti esperimenti per far rinascere un terzo polo
di centro. Tante occasioni poi bocciate dagli elettori. Ecco che allora oggi la
direzione potrebbe decidere di non chiudere al Cavaliere continuando a
mantenere quella porta dell’intesa socchiusa. Lasciando poi ad altri la
responsabilità di chiuderla.