Caso Radi. Souad Sbai: “Altro che ius soli. Serve cittadinanza delle regole”
26 Novembre 2011
di redazione
“Non è nemmeno finito il processo per Nosheen Butt, che subito dobbiamo pensare ad un altro per l’orribile omicidio di Rachida Radi, a Brescello. Acmid, come per Nosheen, Sanaa e tante altre, si costituirà parte civile non solo per difendere la memoria di questa ennesima vittima dell’estremismo domestico, ma anche per ribadire che la cittadinanza va costruita e non regalata”.
Così l’On. Sbai commenta la vicenda di Brescello, oggi giustamente riportata alle cronache dal Corriere, in cui ha perso la vita un’altra giovane donna colpevole di volersi integrare.
“La cosa che più mi indigna – dice Sbai – è che si sia voluta celare la vera natura di questo omicidio dietro alla presunta volontà della donna di convertirsi al cristianesimo. Andare in parrocchia per conoscere altre mamme, imparare l’italiano ed integrarsi non è per forza sintomo di volontà di conversione. La realtà è un’altra: quella donna che aveva tolto il velo, iniziava a parlare italiano e a conoscere il mondo circostante, è vittima di una mentalità estremista dilagante – prosegue Sbai – capace di tagliare teste come fili d’erba. Non c’è stato il giusto risalto e il giusto sdegno nella stampa e nella società civile, per una vicenda drammatica, che ricalca tante storie allucinanti viste finora nel nostro paese, dalle quali però nessuno impara nulla. Altro che jus soli, la cittadinanza va costruita con le regole e l’istruzione – conclude Sbai –, decidendo una volta per tutte che a coloro che non si integrano e impediscono ad altri di farlo, come gli imam fai date che generano odio nella