Caso Tedesco: deciderà l’aula sulla richiesta d’arresto

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Caso Tedesco: deciderà l’aula sulla richiesta d’arresto

13 Aprile 2011

Sarà direttamente l’aula del Senato, senza un parere della Giunta per le immunità parlamentari, a esprimersi sulla richiesta d’arresto del senatore Alberto Te­desco, nell’ambito dell’inchiesta sulla sanitopoli pugliese. A fare una relazione il­lustrativa all’assemblea di palazzo Madama sul caso dell’ex assessore alla Sanità della Regione Puglia sarà il vicepresidente dell’organismo, l’avvocato Luigi Li Gotti (ldv), come hanno deciso i membri della Giunta, in tarda serata.

Il 6 aprile scorso, infatti, l’organismo ha bocciato il parere del relatore Antonio Bai-boni {Pdl), che respìngeva la richiesta dì custodia cautelare per Tedesco. Il Pd, però, spingeva affinché venisse formulata una nuova proposta da parte di un nuovo re­latore. mentre Pdl e Lega propendevano per sottoporre al voto dell’aula la richiesta d’ar­resto inviata il 23 febbraio scorso dal Gip di Bari De Benedictis “Nella storia della Re­pubblica non è mai successo che sì andasse in aula con una relazione meramente de­scrittiva, senza una proposta votata dalla Giunta: in questo caso, in pratica, l’aula del Senato dovrebbe dire solo un secco sì o no alla richiesta di arresto della procura di Bari”, spiega però il capogruppo dei de­mocratici nell’organismo, Francesco Sanna, mentre il presidente della Giunta, Marco Follini, auspica di “arrivare a una condi­visane da parte di tutti sul percorso da intraprendere”, Follini ha aperto le riflessioni giornaliere nel Pd, divìso tra giustìzialisti e garantisti, con un intervento su “Il Riformista” in cui annunciava il suo voto contrario, in aula, alla custodia cautelare in carcere per il se­natore pugliese, non ritenendo plausibile che egli possa “reiterare” i reati per i quali è stato accusato di concussione, corruzione e turbativa d’asta “solo perché siede sui ban­chi del Senato”, come invece ritiene il Gip di Bari, che “ci chiede se lo può arrestare due anni dopo i fatti a cui si riferisce l’inchiesta e soprattutto due anni dopo che è uscito dalla scena politica regionale”. Meglio quindi che Tedesco arrivi “l processo”. Il presidente definiva poi “asimmetrico” il confronto nel partito, sostenendo di aver “orrore del cap­pio e delle monetine” e aggiungendo che “rincorrere gli umori in materia di giustizia è assai pericoloso ed è, se vogliamo, la cosa più berlusconiana che le opposizioni pos­sano fare. Nel senso che riduce la giustizia a parte, se non addirittura a tifo”.

Dal momento che il 14 aprile prossimo il Tribunale del riesame dovrà decidere se confermare o meno la richiesta d’arresto nei confronti di Tedesco, la maggioranza punta il dito contro quelle che ritiene tecniche dilatorie del Pd: “Speriamo sia finito da parte dell’opposizione il momento delle fur­bizie e sia arrivato il momento della re­sponsabilità a difesa delle prerogative delle istituzioni democratiche”, dicono in una no­ta, prima della riunione di giunta, gli azzurri Ferruccio Saro e l’ex relatore Balboni. I due senatori sperano che il Pd converga sulla posizione di Follini e sostengono che, in aula, non voteranno sulla custodia cau­telare in carcere per il senatore autosospe­sosi dal Pd, per lasciare decidere a demo­cratici, ldv e Udc e affinché “il garantismo del Pdl non venga strumentalizzato per co­prire l’incapacità degli avversari”, “Da par­te del senatore Tedesco – proseguono – sa­rebbe auspicabile una maggiore sobrietà; pretendere che il parlamento gli attribuisca lo status di perseguitato e in caso contrario atteggiarsi a eroe pronto a immolarsi anche in assenza dei presupposti in termini di legge e di prassi per la concessione dell’autorizzazione all’arresto, è un atteggia­mento che non rende giustizia alla profon­dità del tema che davvero è in discussione, e cioè il rapporto tra giustizia e polìtica in un equilibrio istituzionale che in passato ha già visto la politica arretrare paurosamente”.

(Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno)