Caso Torrisi: cosa non farebbe Alfano pur di restare fedele a Renzi

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Caso Torrisi: cosa non farebbe Alfano pur di restare fedele a Renzi

06 Aprile 2017

Duro botta e risposta fra il ministro degli esteri, Angelino Alfano, e il neo presidente della commissione Affari costituzionali al Senato, suo compagno di partito, Salvatore Torrisi; un confronto a distanza, a base di comunicati, che segue il Grande Dramma Istituzionale inscenato dai renziani (vedi https://www.loccidentale.it/articoli/145061/commissione-senato-renzi-cerca-la-crisi-ma-rimedia-un-altro-schiaffo-e-laccozzaglia) dopo che ieri Torrisi è stato eletto con i voti di  una parte del Pd, ma senza l’accordo con Renzi.
 
Oggi il leader del fu Ncd, ora Alternativa Popolare, durante una conferenza stampa, ha intimato a Torrisi di dimettersi. “Torrisi, – ha detto Alfano  – che è persona stimata, mi ha chiesto 24 ore per rifletterci. Ma visto che si tratta di una questione di principio è chiaro che una sua permanenza alla presidenza è incompatibile con Ap”. Quindi, o Torrisi si dimette oppure è fuori dal partito. Insomma, una posizione dura, ma evidentemente necessaria a respingere le accuse di boicottaggio arrivate dal Pd e a ricucire bene bene i rapporti con Renzi. Cosa che la dice lunga sull’autonomia del ministro degli esteri e sulle credibilità delle recentissime minacce di una possibile crisi se il governo “segue troppo la Cgil”.
 
Chiaramente non si è fatta attendere la risposta, piccata, di Torrisi: “Manco nel Pc sovietico. Sono preoccupato per Alfano. Mi sembra inconcepibile e assolutamente irrituale la sua richiesta”, ha detto il senatore. Inoltre, “ Se mi fossi dimesso ieri  – ha detto Torrisi – oggi non saremmo riusciti a chiudere la discussione generale sul decreto sicurezza. Ci sarebbe stato il blocco delle istituzioni”.
 
Una risposta incredula e severa, insomma, quella di Torrisi, che respinge al mittente la richiesta di Alfano. Che farà ora il ministro? Caccerà il compagno di partito pur di rimanere fedele a Renzi?