Cassazione. Stop alle assunzioni delle mogli degli assessori
26 Giugno 2009
di redazione
Gli assessori si astengano dal proporre l’assunzione delle consorti al loro assessorato. Lo stop viene intimato dalla Cassazione che sottolinea come il reato di tentato abuso d’ufficio si realizzi anche se la nomina non va in porto.
Quel che conta per non avere guai con la giustizia, dice la sesta sezione penale, è che gli assessori rispettino "l’obbligo di astensione". In questo modo, i supremi giudici (sentenza 26617) hanno accolto il ricorso della Procura di Catanzaro contro il proscioglimento dal reato di tentato abuso d’ufficio accordato ad Egidio Masella per avere, nello svolgimento delle funzioni di assessore al Lavoro della Regione Calabria, proposto la nomina della moglie Lucia Apreda come segretaria particolare del suo assessorato.
La proposta di nomina, ricostruisce la sentenza, era stata avanzata dall’assessore il 5 agosto del 2005 ; nomina che veniva formalizzata dal presidente della giunta regionale Agazio Loiero il 16 settembre 2005. Tuttavia non venne mai eseguita la stipulazione del contratto e tantomeno la corresponsione di emolumenti. Ecco perchè il gup di Catanzaro, il 31 luglio del 2007, proscioglieva Masella ritenendo che mancava la prova "dell’ingiustizia del vantaggio patrimoniale perseguito".
Contro la decisione ha fatto ricorso in Cassazione la Procura di Catanzaro sottolineando che la contestazione riguardava un tentativo di abuso d’ufficio che sussiste anche se non si realizza il vantaggio patrimoniale. Insomma, secondo la Procura, si sarebbe trattato di una «assunzione di favore effettuata in violazione della disposizione che impone agli assessori l’obbligo di astenersi». Piazza Cavour ha accolto il ricorso e, rinviando il caso al Tribunale di Catanzaro, ha ricordato che «perchè si realizzi un tentativo» di abuso d’ufficio «è necessario che la condotta posta in essere sia in violazione di norme di legge o di regolamento ovvero, come nel caso di specie, del dovere di astensione».