Cattedre Natta: se l’università non si ribella è morta

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Cattedre Natta: se l’università non si ribella è morta

19 Ottobre 2016

Se questa volta  il mondo accademico, studenti inclusi, non dovesse mobilitarsi (ma già sono state raccolte molte firme, e molte autorevoli, contro il progetto), allora vuol dire che l’università è davvero morta, e sarà bene celebrarne solennemente le esequie.

I fatti sono noti: esiste la possibilità che 500 superman (e superwoman, vogliamo essere politicamente corretti) vengano “nominati” professori universitari senza aver superato il concorso per l’abilitazione nazionale, e con lo stipendio maggiorato, dopo essere stati selezionati da 25 commissioni i cui presidenti saranno scelti dalla Presidenza del Consiglio. Sono le cosiddette “cattedre Natta”.

E tanto per chiarire il metodo, per chi ancora non l’avesse capito, ieri Tommaso Nannicini, che non è un passante casuale ma sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha candidamente dichiarato che i nomi  li darà il Ministro Giannini, che a sua volta si avvarrà dei suggerimenti di personalità quali il Presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), cioè il Prof. Gaetano Manfredi, e il Presidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), cioè il Prof. Massimo Inguscio.

Quindi, traducendo: il governo ha stanziato 75 milioni di euro per superpagare nelle nostre università 500 superprofessori, soprattutto stranieri, che non dovranno presentarsi a nessun concorso, ma saranno selezionati da apposite supercommissioni, i cui superPresidenti sono nominati direttamente dalla Presidenza del Consiglio, i cui nomi saranno indicati da noti superprofessori italiani assai potenti.

Tanto varrebbe almeno guadagnare tempo, e che la Presidenza del Consiglio assumesse i 500 superprof nominandoli fra i propri amici: risparmieremmo lunghe e inutili polemiche, appelli, articoli, discussioni, e tutto sommato ci guadagneremmo in salute, quella almeno di chi in università ci lavora, o almeno cerca di lavorare, nonostante tutto.

In questi anni, infatti, si è messo in moto un meccanismo perverso per cui i docenti universitari sono giudicati in base a parametri bibliometrici – e sulla inutile assurdità di questi parametri torneremo – che dovrebbero dipendere dalla qualità della ricerca (il condizionale è d’obbligo, purtroppo), ma i fondi per la ricerca su cui vengono giudicati dalle istituzioni sono stati tagliati dalle istituzioni stesse: praticamente non ce ne sono più, e dovrebbero trovarseli gli stessi ricercatori.

Per capirsi, è come se un medico regolarmente assunto dal Servizio Sanitario Nazionale fosse pagato in base a quanti pazienti cura in ospedale, ma i soldi per l’ospedale e i letti per i pazienti li dovesse trovare lui. Per dare un’idea, il bando PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) del 2015 – cioè l’unica fonte di finanziamento ministeriale per la ricerca scientifica, per tutte le università italiane e per tutte le discipline – ha previsto per un TRIENNIO la cifra di 91.908.209 di euro. Trenta milioni di euro l’anno per tutta la ricerca di tutte le università italiane, in tutte le discipline. Meno della metà dei soldi stanziati per i 500 superprof.

Sempre per fare qualche paragone, per il progetto dello Human Technopole, “si inizia con 80 milioni di euro il primo anno, cifra che è già stata stanziata dal governo Renzi, per arrivare a 140 milioni di euro per il sesto e il settimo anno”, una volta a regime. Ricordiamo questo investimento, perchè era stato avviato dal Presidente del Consiglio con criteri del tutto analoghi alle cattedre Natta: ha deciso lui quando, dove, come e su chi investire cifre enormi, e in quale tipo di ricerca. Le cose sono un po’ cambiate strada facendo per le enormi polemiche suscitate, però la sostanza del metodo resta. 

Ma evidentemente il metodo del nostro Presidente del Consiglio è proprio quello, sistematicamente e sempre: l’uomo solo al comando, che decide su tutto, anche su materie di cui non sa niente. È lui il vero Superman, e a noi comuni cittadini non resta che il ricorso al voto, o alla kriptonite.