Cattolici ai tempi dell’Italicum, determinanti come sempre

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Cattolici ai tempi dell’Italicum, determinanti come sempre

13 Febbraio 2016

Il dibattito da anni verte su una grande domanda aperta: il mondo cattolico è ancora maggioranza nel paese? Da tempo si sente dire che la società è cambiata, che anche dentro il mondo cattolico non esiste più un’obbedienza smaccatamente bigotta e che le grandi battaglie civili vedono ormai i seguaci della Chiesa di Roma in sterile attesa o neutralità. Tutte balle.

 

Partiamo dalla caduta della prima repubblica avvenuta dopo la vicenda Mani Pulite: la Democrazia Cristiana cadde sotto i colpi pesantissimi inferti dalla magistratura milanese guidata dal giovane Antonio Di Pietro e si rifugiò nella piccola zattera del Partito Popolare Italiano: una casa politica ideata dal compianto Mino Martinazzoli ma che non ebbe mai i livelli di consenso della balena bianca, durando tra l’altro pochi anni. Perché?

 

Per alcuni semplici motivi che ci aiuteranno a leggere la situazione attuale: prima di tutto perché non si avvertì nel paese un reale e deciso cambio di passo rispetto alla democrazia cristiana, poi perché non si definì in maniera chiara l’orizzonte politico del progetto di Martinazzoli (per alcuni troppo sbilanciato a sinistra, per altri a rischio ininfluenza vista l’ostinazione di voler rimanere al centro dello scacchiere politico) ed infine perché non si seppe dare una lettura del dibattito in corso cercando di argomentarla con le ragioni di un movimento che si rifaceva alla dottrina sociale della Chiesa, ma annaspando verso ciechi conformismi anti-sistema e un po’ troppo moralisti.

 

Non è un caso che l’avventura del Partito Popolare Italiano non incise sulla scena politica nazionale e si affermò in Italia il fenomeno Silvio Berlusconi, capace di prendere tanta parte del voto tipicamente democristiano. Anche in questo caso i cattolici furono irrilevanti? Tutt’altro, i cattolici furono talmente determinanti che con la decisione di non appoggiare in massa un partito popolare molto gracile evitarono l’affermazione delle sinistre e si appoggiarono sul gettonato imprenditore televisivo lombardo dando man forte a quel miracolo politico chiamato Forza Italia.

 

Furono decisamente irrilevanti invece quei laici cattolici impegnati in politica che pensarono di creare un centro politico all’interno di un contesto elettorale dominato dal cosiddetto Mattarellum e dall’avvento del bipolarismo in salsa italiana. Prova ne fu il dissolvimento del Partito Popolare Italiano in tante costole (Ccd, Cdu…) che diventarono piano piano, nel finire degli anni novanta e nei primi anni duemila, appendici decisive elettoralmente per uno schieramento o l’altro: pensiamo al ruolo dell’Udeur di Mastella o dell’Udc di Casini.

 

La conferenza episcopale di quegli anni, guidata dal Card. Ruini, lesse con intelligenza e buon senso lo scenario politico in corso e come i cattolici si stavano muovendo: una parte dentro il centro sinistra, una parte nei piccoli partiti identitari figli della diaspora della Democrazia Cristiana e una parte più consistente dentro Forza Italia (poi Popolo della Libertà). Per tale motivo nacque la strategia della Cei di avere testimonianze cattoliche dentro ogni schieramento politico: non per mascherare una irrilevanza dei cattolici ma per dare senso e forma ai nuovi orientamenti che prendevano piede tra i laici della Chiesa cattolica italiana.

 

La scelta si rivelò vincente: grazie ai tanti cattolici parlamentari presenti nei diversi schieramenti e alla lucida visione del Presidente della Cei si è riuscito ad evitare provvedimenti dannosi per il nostro paese. Si è celebrato a Piazza San Giovanni il primo Family Day nel 2007 e il governo Prodi non è riuscito ad avere i numeri per far approvare una legge come i Dico, che la maggioranza degli italiani (cattolici in primis) non voleva.

 

Stagioni complesse e delicate che hanno visto però, in forme diverse rispetto al passato, i cattolici capaci di creare consenso rispetto alle proprie proposte programmatiche e ai propri ideali di riferimento. La crisi della seconda repubblica con l’inizio della stagione dei governi tecnici o di emergenza, e con la defenestrazione dell’ultimo governo eletto dagli italiani (esecutivo Berlusconi nel 2011), ci ha messi davanti ad uno scenario completamente nuovo.

 

I cattolici sono scomparsi, si sono rifugiati nelle parrocchie senza occuparsi dei fatti del mondo? Tutt’altro. In una società sempre più segnata da una democrazia fluida e parcellizzata, sono nate forme spontanee di mobilitazione civile contro quei provvedimenti contrari all’idealità cristiana e al buon senso costituzionale (Sentinelle in Piedi, Circoli La Croce, Generazione Famiglia…) capaci di portare in piazza migliaia di famiglie giovani e meno giovani italiane al grido di ‘Difendiamo i nostri figli’.

 

Il mondo cattolico, ancora una volta, è riuscito nella straordinaria impresa di essere decisivo e centrale nel dibattito civile e politico del paese con forme rinnovate e adeguate ai tempi che cambiano. Per questo dico: i cattolici irrilevanti? Tutte balle. In un periodo declinato dai pensieri deboli occorre avere l’audacia di proporre pensieri forti, ed è inevitabile ricorrere al mondo cattolico.

 

Per questo occorre avviare un processo di partecipazione autenticamente popolare, capace di costruire una nuova comunità politica alternativa alla sinistra italiana. Chiara nel collocamento politico (centro-destra) e netta nei valori ispiratori (cattolica). E anche con l’Italicum eventualmente in vigore, i cattolici saranno determinanti come sempre.