Cattolici e politica: il nuovo progetto
07 Settembre 2012
Caro Direttore,
in numerose occasioni il Corriere della Sera ha dato spazio al tema del ruolo dei cattolici in politica e al cantiere della cosiddetta Todi 2. Nell’articolo del 4 settembre viene posta l’attenzione sui rapporti tra tale movimento e il “Grande Centro”, alla costituzione del quale dovrebbero essere impegnate anche Italia Futura, Fermare il Declino, esponenti di Confindustria e del mondo produttivo. Un tema questo già oggetto degli interventi pubblicati sul Suo giornale lo scorso 15 e 17 agosto. Essendo stati sollecitati da alcuni amici che hanno sottoscritto i suddetti manifesti ad intervenire, Le inviamo il presente contributo.
Chi scrive, da tempo, auspica che quella “Cosa di centro” della quale forse in troppi parlano possa tradursi in un progetto politico sturziano di cattolici liberali. Di quanti credono nella necessità di avviare una stagione riformatrice, di superare i retaggi corporativi e statalistici che frenano la crescita economica e sociale del nostro Paese. Non qualcosa di semplicemente “moderato”, “nel mezzo del nulla”, ma un progetto ambizioso che possa contribuire al rinnovamento del nostro sistema economico, alla ridefinizione del ruolo dello Stato nell’economia e nella società e, in definitiva, di offrire una visione coerente e lungimirante di quale ruolo vogliamo per l’Italia nel mondo.
In questa complessa fase politica, riteniamo che il mondo cattolico debba nuovamente svolgere quel ruolo aggregante già svolto all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e grazie al quale l’Italia potette risollevarsi. Sebbene il cantiere sia lodevolmente già da tempo avviato, riteniamo che quanto fatto sinora non sia ancora sufficiente. Pensiamo che questo nuovo progetto politico debba coinvolgere le associazioni e i movimenti e, a tal proposito, crediamo di avere idee utili al bene del Paese che intendiamo offrire anche attraverso l’impegno politico.
È da tempo che gli intellettuali che si riuniscono attorno al Centro Studi Tocqueville-Acton hanno elaborato alcune proposte di riforma che possono essere sintetizzate in tre idee di fondo: 1) la riforma del sistema di finanziamento dei servizi da parte della pubblica amministrazione – a favore del sistema dei voucher; 2) l’abbandono di ogni forma di politica industriale tendente a sostenere aziende ormai non competitive su scala globale e, di contro, la necessità di avviare una rigorosa politica per la competitività incentrata sulla promozione della concorrenza e sulla liberalizzazione di ampi settori dell’economia; 3) il ripensamento del ruolo dello Stato nell’economia, attraverso la definizione di un quadro giuridico-istituzionale che fissi le regole e vigili sul rispetto delle stesse. Il tutto passando attraverso un nuovo patto pubblico-privato, sia sul fronte della riorganizzazione in chiave sussidiaria della pubblica amministrazione, sia su quello del rapporto fisco-contribuenti, nel segno della diminuzione della pressione fiscale e della lotta serrata all’evasione. È questo il contributo che tenteremo di portare anche alla cosiddetta Todi 2.
L’esperienza ha palesemente dimostrato che la diaspora dei cattolici nelle diverse formazioni politiche – nonostante le loro migliori intenzioni – li ha ridotti a servi in livrea, presenti ovunque e inefficaci dappertutto. Non si è ottenuto il quoziente familiare, non si parla più di buono scuola, è stata ingoiata la legge elettorale più nefasta del mondo, si è trasformato il Canale di Sicilia in una fossa comune di disperati in cerca di aiuto.
Senza una formazione politica di cattolici, in Italia, i cattolici stessi continueranno ad essere, nella migliore delle ipotesi, del tutto emarginati ovvero, nella peggiore, complici dei peggiori misfatti.
Tratto dal Corriere della Sera