Cda Rai. Di Pietro spara a zero perché a lui non è toccato niente

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Cda Rai. Di Pietro spara a zero perché a lui non è toccato niente

19 Febbraio 2009

 

Di Pietro vede inciuci dappertutto. A sentire le sue accuse di complotti e accordi sottobanco tra maggioranza e opposizione viene da pensare che si svegli pure con gli incubi. Nel suo mirino è caduta questa volta la nomina del nuovo consiglio di amministrazione Rai, dove secondo lui è stata fatta “una cosa sconcia” e “l’ennesima spartizione lottizzatoria”. La scorsa sera infatti la commissione di Vigilanza sulla Rai ha indicato i suoi sette membri. Per la maggioranza sono Giovanna Bianchi Clerici (confermata dal precedente cda), Alessio Gorla, Guglielmo Rositani e Antonio Verro; per l’opposizione Nino Rizzo Nervo (anch’egli confermato), Giorgio Van Straten e Rodolfo De Laurentiis.

Di Pietro ha parlato a “Omnibus” su La7 dove ha spiegato la sua versione dell’elezione del Cda: “Hanno mandato al Consiglio d’amministrazione della Rai ex parlamentari, trombati della vecchia politica, sodali di partito, se non d’ombrellone”. E continua: “Poi se li sono spartiti tra maggioranza e opposizione, hanno fatto un inciucio di comunicazione. Se si mettono d’accordo maggioranza e opposizione, allora nel paese l’opposizione non c’è più”.

Ma tutto questo non avviene per niente. Al leader dell’Idv alzare i toni della polemica serve innanzitutto per aprire il cammino alla sua personale campagna elettorale. “Io mi sento meno opposizione e più resistente. Io non credo che in questo momento ci sia una maggioranza al governo, io credo che ci sia una dittatura in costruzione e una resistenza in azione”. All’indomani del programma televisivo ha pure convocato una conferenza stampa a Montecitorio per dire come con quest’atto “spartitorio”, l’informazione “sia stata ammazzata”.

“Questo significa – prosegue Di Pietro – che al di la delle parole, quando si tratta di gestire il ‘poltronificio’, le varie forze politiche diventano un unico partito”. Di Pietro punta il dito anche contro il Pd perché “ognuno ha fatto in modo di scegliersi il proprio controllore”. Tutti tranne lui. Ed ora il leader dell’Idv minaccia di “far sentire la nostra voce in commissione di Vigilanza” anche se avevano deciso tempo fa di non partecipare più ai lavori della commissione Rai.

La risposta del portavoce di Forza Italia Daniele Capezzone è stata diretta e pungente: “Vedo che l’onorevole Di Pietro – che abita in tv, e tiene comizi a reti unificate, mattina, sera, giorno e notte, inclusi i giorni festivi, su qualunque argomento dello scibile umano – si lagna”. E prosegue: “Fossi in lui, mi dedicherei piuttosto a capire come mai, nonostante questa super-esposizione televisiva, i suoi risultati elettorali restino comunque così modesti”.

Anche il capogruppo Pdl in commissione di Vigilanza sulla Rai Alessio Butti non spreca l’opportunità di replicare all’ex pm: “Di Pietro ignora totalmente lo spirito della legge Gasparri che coltiva la condivisione quale metodo indispensabile per eleggere il Cda e per esprimere il gradimento del presidente del Cda stesso che deve essere garantito dai 2/3 della commissione”. Tiene a sottolineare infatti che la votazione del Cda si è svolta in un clima di confronto sano, “concetto marziano per Di Pietro, e mi sembra di poter dire che ognuno dei sette consiglieri Rai esprima un profilo di esperienza e competenza necessario per ricoprire il ruolo”. “Nello sfascio complessivo che coinvolge da mesi il centrosinistra – ha concluso – giunto al parossismo con la soap opera veltroniana, Di Pietro rappresenta in assoluto la parte più negativa. Non esprime concetti politici e quando ci prova lo fa con proverbi popolari, spesso poco pertinenti. Litiga con tutti e poi si lamenta se resta fuori dal gioco, ricordando al mondo intero la storiella della volpe e dell’uva”. E quella di Di Pietro deve essere davvero amara.