C’è il video dell’uomo che ha azionato la bomba. Consales: “L’assassino ha le ore contate”

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C’è il video dell’uomo che ha azionato la bomba. Consales: “L’assassino ha le ore contate”

21 Maggio 2012

Dalle indiscrezioni emerse nelle ultime ore pare che il cerchio attorno al killer stia per chiudersi. Anche il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, dalla sua pagina di Facebook scrive: «l’assassino ha le ore contate». Tra le voci che circolano insistentemente c’è anche quella di un possibile indagato, un ex sottufficiale dell’Aeronautica militare, esperto di elettronica, che aveva prestato servizio a Brindisi. Ma dalla Procura non arriva nessuna conferma: l’unica notizia ufficiale è che è stato aperto un fascicolo d’inchiesta per strage e che proseguono incessantemente le perquisizioni e gli interrogatori.

Un “barbaro attentato”, lo ha definito il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un “fatto assolutamente orribile e vile”, nelle parole del Portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi; e ancora,un “vile colpo al cuore del Paese”, come affermato dal Segretario del Pdl, Angelino Alfano. Tante sono state le espressioni utilizzate per descrivere quanto accaduto a Brindisi, tutte accomunate da un forte sentimento di sdegno, di incredulità, di stordimento. La verità è che, al di là di ogni facile retorica, le parole non sono sufficienti per esprimere le emozioni e le riflessioni che tale episodio ha suscitato. In attesa che il Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, riferisca in aula al Senato nella seduta di domani alle 16.30, sull’attentato di Brindisi, si può ripercorrere quanto accaduto e cercare di esaminare le ipotesi investigative finora al vaglio degli inquirenti.

L’esplosione di un ordigno costituito da tre bombole di gas, unite da fili elettrici e collegate ad un innesco, ha squarciato l’aria della mattinata di sabato a Brindisi alle 7.45: una mattinata come tante, ma destinata a rimanere per sempre nella memoria degli abitanti di questa città e dell’intero Paese. Appositamente collocato all’interno di un cassonetto per la raccolta differenziata della carta, al fine di aumentarne l’effetto devastatore, e posto accanto al muretto laterale dell’ingresso dell’Istituto professionale per i servizi sociali, moda e turismo “Francesca Laura Morvillo Falcone”, l’ordigno ha causato la morte di una giovane ragazza di 16 anni, Melissa Bassi, il grave ferimento di una sua compagna, Veronica Capodieci, la quale è ancora ricoverata presso l’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, e di altre studentesse, le cui condizioni sono in lento miglioramento. Un bilancio drammatico, sebbene reso più “lieve” dal presunto anticipo della deflagrazione di dieci minuti, alle 7.45 anziché alle 7.55 come, secondo indiscrezioni, era fissato nell’innesco. Questi, in breve, i fatti ormai tristemente noti.

Fatti che hanno provocato la pronta reazione delle istituzioni, con le numerose personalità giunte a Brindisi nelle ore immediatamente successive all’attentato per manifestare la propria solidarietà e per seguire da vicino le indagini.

Alle prime ipotesi investigative si sono sostituiti, con il passare delle ore, i primi elementi concreti sui quali concentrare l’attenzione. Nella giornata di ieri sono infatti emerse delle immagini tratte dai circuiti di sorveglianza posti in strada: immagini che, opportunamente visionate dagli inquirenti, hanno consentito di ricavare l’identikit dell’attentatore. Il Procuratore della Repubblica a Brindisi, Marco Dinapoli, le ha definite “immagini terribili”, quelle di un uomo che, rimanendo a distanza di sicurezza ma sufficientemente vicino per assistere alla scena, preme il tasto del telecomando che aziona la bomba. Prende corpo, dunque, l’ipotesi di “un gesto isolato e individuale”, seppure fortemente connotato da una “volontà stragista”, per usare le parole dello stesso Procuratore, il quale non esclude che l’intera vicenda possa essere attribuita ad un singolo. Tuttavia, nessuna ipotesi investigativa viene ancora del tutto scartata, in particolare stando a quanto chiarito dal Procuratore della Repubblica a Lecce, Cataldo Motta.

Nelle ore immediatamente successive all’attentato, la prima idea era stata quella che l’attentato potesse avere una matrice mafiosa. Ad accreditare tale tesi una serie di elementi: il nome della scuola, legato alla memoria di Falcone; l’approssimarsi della ricorrenza del ventennale dell’attentato in cui lo stesso Falcone, sua moglie Francesca e gli uomini della scorta persero la vita; la concomitanza, nella giornata di sabato, della manifestazione indetta da Libera di Don Ciotti, la “Carovana della legalità”; e, in particolare, l’origine della vittima e delle altre studentesse colpite, il paese di Mesagne, tristemente legato all’immagine di “culla” della Sacra Corona Unita, dove di recente è stata portata a termine una imponente operazione contro i clan, denominata “Die Hard”. Difficile non ricordare l’episodio avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 Maggio scorsi a Mesagne, quando l’auto del Presidente della locale associazione Anti-racket, Fabio Marini, è stata distrutta da un ordigno. Tuttavia sono state espresse perplessità da parte dello stesso Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, Cataldo Motta, il quale ha affermato che “In un momento in cui le organizzazioni mafiose locali sono alla ricerca di un consenso sociale sarebbe un atto in controtendenza, perché questo sicuramente aliena ogni simpatia nei confronti di chi lo ha commesso”. Dunque, se è vero che in un periodo come quello che stiamo attraversando, caratterizzato da una “sospensione della democrazia” e da una marcata crisi delle istituzioni e della politica, le organizzazioni criminali spingono per colmare un vuoto, per far sentire la propria forza sul territorio, è altrettanto vero che un episodio diretto a colpire in modo indiscriminato vite innocenti può non sortire l’effetto che le organizzazioni stesse auspicherebbero.

Accanto a tale ipotesi si era affacciata, poi, quella del terrorismo eversivo, espressione di una “strategia della tensione” finalizzata a creare smarrimento e destabilizzazione in un Paese così duramente colpito da una crisi che da economica sta diventando sociale. Ma l’elemento che lascia dubbiosi è, come osserva lo stesso Motta, l’assenza di una rivendicazione, tipica degli atti terroristici. Tornano eppure alla mente i giorni bui degli attentati del passato: la strage dei Georgofili a Firenze, la strage di Via Palestro a Milano, le bombe a Roma a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro.

Ad oggi “non accreditabile” viene ritenuta la terza inquietante ipotesi, quella del terrorismo internazionale. Se si considera lo stesso istituto colpito, a larga prevalenza femminile, si può temere che l’odio razziale e religioso possa essersi infiltrato in un vulnus nazionale, legato alla citata ricorrenza dell’attentato a Falcone, per seminare morte e sofferenza a danno di giovani indifese e innocenti.

Il Sindaco della città pugliese, Domenico Consales, promette una “risposta di civiltà a questi vigliacchi che hanno violato la culla della democrazia, del futuro: la scuola, i nostri giovani”. E proprio a scuola, nelle scuole di tutto il Paese, sono tornati oggi gli studenti, rispondendo all’appello del Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo: “La scuola è un luogo che per definizione deve essere aperto, libero. Non credo in una scuola militarizzata”, ha affermato. Notevole la eco provocata da quanto accaduto anche sulle testate internazionali; dalla Gran Bretagna, dove la BBC ha accreditato la pista legata alla criminalità organizzata e il The Guardian ha ricollegato gli eventi di Brindisi ai recenti attacchi ad istituzioni quali Equitalia e Ansaldo, alla Spagna con El Paìs a ricordare la concomitanza con la manifestazione organizzata da Libera e con El Mundo a sottolineare quanto l’istituto colpito dalla bomba sia un simbolo della diffusione della cultura della legalità. E ancora Francia, Germania e Stati Uniti; qui il New York Times che ha dedicato a Brindisi lo spazio di apertura delle pagine internazionali, ha legato l’episodio al turno di ballottaggio di ieri e oggi, accreditando l’ipotesi di un segnale alla classe politica del nostro Paese.

Insomma, ancora regna – e non solo all’estero – uno stato confusionale: dovuto principalmente all’accaduto ma anche alla volontà di individuare il prima possibile il responsabile – uno o più d’uno che sia – di questo orrore e, soprattutto, capire cosa può spingere ad un gesto simile. Mafia, terrorismo, il gesto isolato di un folle, quest’ultima ad oggi l’ipotesi più accreditata. Gli italiani vogliono sapere chi e perché ha sporcato di sangue le strade di Brindisi, sangue di ragazzi che resterà lì, come una ferita aperta, a ricordarci di quanta crudeltà può essere capace l’uomo.