C’è l’Iran dietro gli attentati in Iraq

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C’è l’Iran dietro gli attentati in Iraq

02 Luglio 2007

Ali Moussa Dakdouk è stato fatto prigioniero nel sud dell’Iraq il 20 marzo scorso dalle truppe della coalizione.  Aveva lavorato per più di vent’anni con Hezbollah e l’hanno preso mentre “stava agendo come un sostituto delle Quds forces iraniane”, branca speciale delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche facente capo all’Ayatollah Khamenei. È l’annuncio fatto dal Generale Kevin Bergner, dell’esercito Usa.

Bergner accusa senza mezzi termini l’Iran di utilizzare Hezbollah come delegato dei militanti delle milizie islamiche in Iraq, e si dice convinto che le Quds forces siano responsabili dell’attacco di Karbala del gennaio scorso dove persero la vita cinque soldati americani.

Altri due personaggi sono stati catturati insieme a Dakdouk, si tratta di, Qais al-Kazaali, un ex portavoce di Moqtada al-Sadr e suo fratello Alì. Qais era a capo di un gruppo sciita responsabile di aver portato avanti  l’attacco contro il palazzo del governo di Karbala con l’aiuto degli iraniani.

Secondo quanto detto da Dakdouk nel corso di un interrogatorio, l’attacco in questione non sarebbe potuto avvenire senza l’aiuto determinante delle Quds forces  che hanno provveduto al coordinamento e alla logistica. D’altronde, quello di Karbala è stato uno dei più rilevanti e sofisticati attacchi degli ultimi anni contro le forze Usa e gli ufficiali americani avevano già allora paventato una probabile partecipazione degli iraniani. Allora cosa c’è di nuovo? Che adesso a parlare di questi eventi è un generale americano- il quale lavora con lo staff del Consiglio di Sicurezza Nazionale come assistente di Bush- cosa che deve fa riflettere.

Molto preoccupante anche il fatto che insieme ad al-Khazaali sono stati recuperati dei documenti relativi all’attacco di Karbala.  Da un attento esame delle carte è emerso che le Quds forces erano a conoscenza della posizione dei soldati Usa all’interno del palazzo.  Secondo Bergner queste informazioni “riguardavano i nostri soldati, i loro movimenti le loro attività e le loro postazioni difensive”.  Ovviamente tutte queste informazioni sono state fatte circolare tra gli assalitori.

Il Generale Usa fa sapere inoltre che gruppi di iracheni sono stati portati in Iran, nel corso degli ultimi anni, per sottostare a duri addestramenti.  Si trattava di  squadre composte da venti a sessanta guerriglieri, portate in tre diversi campi non lontani da Tehran.  Una volta tornati nel loro paese, questi gruppi hanno formato unità operative “speciali” in grado di compiere attacchi, rapimenti e bombardamenti servendosi di tecniche speciali. 

Il fatto è che, sempre secondo Bergner, “I nostri servizi segreti hanno rivelato che i leader iraniani sono a conoscenza di tali attività”, il riferimento è all’Ayatollah Khamenei, sulla cui estraneità ai fatti il Generale non metterebbe certo la mano sul fuoco.

Dakdouk ha raggiunto le Quds forces in Iran nel maggio dello scorso anno ed ha iniziato una collaborazione estensiva con le forze speciali iraniane. In pratica, gli Hezbollah aiutano l’Iran come un delegato al quale si vogliono far fare dei lavori sporchi, lavori per cui è meglio non sporcarsi le mani personalmente.  Si tratta quindi di una collaborazione tra due gruppi che hanno molto in comune, compreso il nemico. 

A tal proposito, in un articolo apparso sul Times, firmato da Robert Baer, in cui si chiede se l’Iran possa rappresentare una minaccia terroristica per gli americani, si avanza un’ipotesi allarmante: “non è inconcepibile-scrive il giornalista del Times– che l’Iran stia cercando bersagli per un attacco terroristico negli Usa in questi giorni. Le teste calde iraniane pensano che una guerra con gli Stati Uniti sia inevitabile. Leggono la stampa americana e si sono auto-convinti che, mentre Condoleeza Rice potrebbe puntare alla diplomazia, Dick Cheney prima o poi troverà una scusa per bombardarli”.  

Una convinzione che fa il palio con le recenti dichiarazioni di un portavoce del Presidente Ahmadinejad, il quale aveva rifiutato un offerta per girare un film sulla controversa figura del leader iraniano: “Anche se è vero che Oliver Stone è considerato come una figura dell’opposizione in America, l’opposizione fa pur sempre parte del Grande Satana”, ha detto Mahdi Kalhor.  Come a dire: “non facciamo distinzioni politiche”, oppure: “un americano per essere buono deve essere morto”.

Quindi l’Iran sta utilizzando Hezbollah per i lavori sporchi da fare in Iraq, e forse anche altrove.  Il fatto è che c’è un governo a fortissima maggioranza sciita in Iraq e questo governo gode dell’appoggio americano pur intrattenendo contatti di una certa intensità con l’Iran.  Le dichiarazioni di Bergner hanno certamente contribuito ad alzare ulteriormente la tensione tra Washington e Teheran in vista di un secondo round di colloqui diretti tra i diplomatici dei due paesi, che proprio il governo di Baghdad sta tentando di organizzare.