“C’è stato un consenso diffuso intorno alle violenze di Roma”

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“C’è stato un consenso diffuso intorno alle violenze di Roma”

17 Dicembre 2010

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.

GASPARRI (PdL). Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli senatori, condivido dalla prima all’ultima riga l’intervento svolto dal ministro Maroni. Ne condivido l’impostazione, le notizie, i dati e anche le considerazioni sulla gestione dell’ordine pubblico, sulla natura delle manifestazioni e sulle vicende giudiziarie.

Devo anche plaudire oltre a ciò che ha detto il ministro Maroni e alle azioni che il Governo ha svolto – è presente in Aula anche il ministro La Russa – alla notizia, che mi è giunta ora dalle agenzie, che il ministro Alfano ha disposto accertamenti da parte degli ispettori ministeriali sulle scarcerazioni dei manifestanti di Roma. Ringrazio il Governo anche per assunto questa iniziativa. (Applausi dal Gruppo PdL).

Desidero però fare qualche considerazione che vada al di là della cronaca dei fatti che oramai conosciamo e che abbiamo inquadrato. Si fanno le liste anche nei programmi televisivi, per cui vorrei capire perché – leggo da «Il Messaggero» Giuseppe Borromeo, Martino Reviglio della Venice, Anna Chiara Mazzali, Sasha Montanini, Angelo de Matteis, Nicola Corsini, Gerardo Morsella, Federico Serra, Andrea Donato, Alice Niffoi, Riccardo Li Calzi, Riccardo Zanetti, Charlie Robin Thibual Plaze, Matteo Sordini, Alessio Azzervoli, Patrizio D’Acciaio, Emanuele Gatti, Dario Campagnolo, siano stati tutti liberati tra il tripudio di quelli che hanno trasformato ieri piazzale Clodio in una sorta di revival degli anni ’70, con gli amici degli imputati, dei fermati, che ne auspicavano la rapida liberazione.

PERDUCA (PD). Daspiamo! Daspiamo!

GASPARRI (PdL). Mi auguro che l’ispezione possa arrivare a delle conclusioni perché non posso non esprimere anche in quest’Aula amarezza e sconcerto per l’epilogo delle vicende. Ci saranno norme che hanno consentito di agire così; forse dovremo rivederle anche noi. Quindi l’impegno del mio Gruppo è quello di effettuare una verifica sulle norme applicate visto che abbiamo inasprito, d’accordo con il Governo, tutte le disposizioni di contrasto alle illegalità. Per cui se c’è qualche modifica normativa da apportare, la faremo.

Voglio anche smentire coloro che dicono che si trattava di pochi che hanno fatto violenze senza consenso. Lo ha detto anche il senatore Pardi poco fa: vi era un consenso diffuso intorno alle violenze di quelle manifestazioni.

Riporto citazioni dai giornali. Tale Gianni Piazza, 47 anni, ricercatore universitario, ha dichiarato su «la Repubblica» del 16 dicembre scorso: «Ero lì tra i ragazzi, nel corteo. E quello che mi ha colpito di più è stato vedere la rabbia che cresceva, e centinaia di studenti unirsi ai gruppi che fronteggiavano la polizia e provavano a sfondare i blindati. Sbaglia chi pensa che si tratti soltanto di frange organizzate». Pertanto non si tratta del problema di pochi soggetti isolati.

Sempre su «la Repubblica», nella pagina della cronaca di Roma di questa mattina, tale Michele Borromeo, restauratore (non si capisce perché era con gli studenti) dichiara: «Non posso dire di essere contrario agli scontri». È uno dei tanti che dichiara queste cose; potrei continuare con citazioni di altre affermazioni che dimostrano come in tanti abbiamo aderito.

Chi era presente lì? Penso a tutta una serie di centri sociali. Cito ancora un giornale che ieri pubblicava i rapporti inviati al Parlamento, che non sono atti riservati: è l’elenco dei centri sociali. Sono sempre gli stessi che il Ministero dell’interno segnala come portatori di violenze e protagonisti, certamente anche a Roma, di questi fatti: il Pedro di Padova, il Crash, il Teatro polivalente occupato, il Collettivo autonomo studentesco, il Collettivo Universitario autonomo e Aula C di Bologna, il Forte Prenestino e Acrobax di Roma, il Collettivo Autorganizzato Universitario e il Laboratorio Insurgencia di Napoli, lo Spazio Liberato 400 colpi e il Collettivo di Scienze Politiche di Firenze, il Collettivo Aut Aut, il Csoa Buridda e Zapata, il Terra di Nessuno e così via. Non bisogna andare a cercare sulla luna quelli che hanno fatto le violenze; non erano nemmeno stranieri o Black bloc. L’informazione, cari colleghi!

L’altro giorno credo che qualche collega sia stato indotto a fare affermazioni sbagliate anche dal fatto che su molti siti si pubblicavano cose immaginarie. Il sito del «Corriere della Sera», il principale quotidiano italiano, ha spacciato per foto scattate in Italia immagini riprese, credo, nel Quebec, per cui dagli scarponi di quelli fotografati si desumeva che erano calzature in dotazione alle forze di polizia e quindi tra i manifestanti vi erano agenti in borghese, poliziotti infiltrati. Si è scoperto dopo pochi minuti che la foto era antica, di manifestazioni no global del Canada. Il principale quotidiano del Paese deve controllare ciò che pubblica, per non indurre poi qualcuno a dire sciocchezze; non ha indotto noi.

Voglio ringraziare tanti protagonisti di quella giornata, a partire dal finanziere massacrato, che all’inizio sembrava volesse sparare: si sono poi viste le foto. Voglio ringraziare i tanti giornali – prima citavo «Il Messaggero», «La Repubblica» e «Il Tempo» di ieri e di oggi – che ha dimostrato come quel finanziere fosse circondato da decine di manifestanti. Non li voglio definire solo teppisti: sono teppisti, ma hanno promosso e partecipato a quella manifestazione, altrimenti sembra si tratti di rapinatori che passavano per caso e hanno deciso di picchiare il finanziere. Era gente che ha promosso e voluto quella manifestazione. Lo hanno circondato a decine e gli hanno sottratto le manette. Oggi «Il Tempo» pubblica ulteriori foto, in cui si vede come gli aggressori sottraggono questi attrezzi. Altro che infiltrati e personaggi che dovevano essere addirittura esponenti delle forze dell’ordine, che sembrava dovessero fare chissà cosa!

Mi soffermo ancora sull’uso dei caschi. Abbiamo visto le immagini in tutte le televisioni; molti di quei ragazzi sono partiti dal piazzale di fronte alla Sapienza con i caschi. In un dibattito televisivo uno studente ha dichiarato di essere venuto con il "Ciao". A parte che il "Ciao" non si usa più, ci sono altri motorini; in ogni caso il casco si lega al motorino con lucchetti e altri mezzi, non ci si va al corteo. Decine di ragazzi indossavano il casco. Se uno sfila al corteo e indossa il casco non ha intenzioni pacifiche.

I principali partiti hanno fatto molti cortei e manifestazioni. Il Partito Democratico sabato scorso ha organizzato a Roma un corteo e nessuno sfilava con il casco; tutti urlavano i loro slogan, ma in maniera pacifica e democratica. Non giravano con il casco. Noi abbiamo organizzato decine di manifestazioni, ma non abbiamo fatto comizi o cortei con il casco. C’era, quindi, una premeditazione di massa rispetto a questa violenza.

I cattivi maestri tornano in circolazione: porterò tre esempi. Segnalo l’intervista a Franco Piperno su «Il Riformista» del 16 dicembre. Piperno, non contento dei danni fatti in altre stagioni – ricorderete la geometrica potenza con cui si descrivevano gli atti delle Brigate Rosse sui giornali diretti da Piperno – ha dichiarato: «Parlare di Black bloc fa passare quanto accaduto come un gesto specializzato di un settore minimale. Non è così: godevano della solidarietà della maggioranza degli studenti. È la stessa tecnica usata per Valle Giulia quasi cinquant’anni fa». Piperno continua elogiando gli studenti (si riferisce alla massa? Non a tutti i 20.000? A 2.000 o 2.500, o agli altri inerti che non avevano il coraggio di prendere le distanze?).

Io non criminalizzo un movimento. Le manifestazioni, ne ho appena citate alcune, si possono, si devono fare, pacificamente, tranquillamente. Ma non sottovalutate un consenso diffuso intorno a questi comportamenti, perché lo sottovalutaste anche nel passato, con conseguenze tremende. Dicevo, le parole di Piperno su «Il Riformista» del 16 dicembre: «Una violenza arbitraria commessa dai poliziotti e da chi li comanda, che è più grave dell’incendiare un camion (…)». È pericoloso parlare così. Lo dico, attraverso il Parlamento, proprio a Piperno, che credo faccia il professore universitario a Cosenza, dopo aver fatto l’assessore. Non è un bel professore uno che dice queste cose ai suoi studenti.

Poi i padri e i figli. L’unico fermato che è rimasto in galera si chiama Migliucci…

LA RUSSA, ministro della difesa. È agli arresti domiciliari.

GASPARRI (PdL). Comunque, l’unico che ha avuto un trattamento un po’ più severo rispetto agli altri. Il padre di Migliucci è stato uno dei capi del collettivo di via dei Volsci. È scritto sui giornali oggi. Ho qualche anno e ho vissuto a Roma. Ricordo il collettivo di via dei Volsci. Il figlio di Migliucci si chiama Mario. Si chiamava Mario anche un militante della destra, Mario Zicchieri, ucciso nel 1975 a Roma. Uno dei tanti caduti di destra e di sinistra di quegli anni. Non si è mai saputo chi lo abbia ucciso in via Gattamelata con una sventagliata di colpi di arma da fuoco. Il sospetto cadde su quel collettivo e anche su un tale Daniele Pifano, che poi non fu incriminato. Pifano e Migliucci erano i capi del collettivo di via dei Volsci. Il figlio di Migliucci, seguendo gli insegnamenti del padre e di Piperno, è andato a fare le cose che ha fatto. Il ragazzino di 16 anni con la pala, l’"infiltrato", che invece era un militante dell’estrema sinistra, è figlio di un altro esponente dell’ultrasinistra. Quando si parla di cattivi maestri o di cattivi padri, non c’è bisogno di andare lontano.

Cari colleghi, vogliamo denunciare un clima di sottovalutazione, e non voglio fare polemiche sugli infiltrati qui al Senato sui colleghi Ferrante e Della Seta che sono – credo – deputati del PD, così evitiamo…

DELLA SETA (PD). Io sono qui.

GASPARRI (PdL). Scusami, Della Seta. Avete fatto dichiarazioni dalle quali dovresti scusarvi (Il senatore Della Seta scuote la testa) con le forze dell’ordine, perché avete dichiarato che c’erano infiltrati dello Stato tra quelli che facevano disordini. (Commenti del senatore Della Seta). Ce l’ho qui la dichiarazione: «Come si spiegano le fotografie (…)»? Si sono spiegate. Avete sbagliato.

Noi solidarizziamo con le forze dell’ordine e, dopo aver approvato, per volontà di questa maggioranza, di questi Gruppi parlamentari, del Governo Berlusconi, del ministro La Russa e del ministro Maroni, la specificità per le forze armate e dell’ordine, dobbiamo anche proseguire, sul piano dei mezzi e delle risorse, un’azione che è stata sicuramente più seria e coerente di quella passato. Le difficoltà mondiali ed europee dell’economia non dovranno farci trascurare questi settori. È un impegno, signor Ministro e rappresentanti del Governo, che vi chiediamo di condividere quando i successivi provvedimenti ce lo consentiranno.

Sono dalla parte di quei COCER che hanno definito sconcertanti le dichiarazioni sugli infiltrati. Ritengo che sia molto grave sottovalutare il clima attuale, testimoniato dai fatti di Bonanni e dalle vicende che hanno visto colpiti alcuni esponenti che non si appiattiscono sul linguaggio antagonista. Tutto ciò ci dovrebbe invitare a riflettere.

Il giornalista Pansa ha detto pubblicamente che non presenta il suo nuovo libro, l’ultimo di una serie fortunata sulla spiegazione della guerra civile in Italia, perché quando lo ha fatto in passato con gli altri c’erano stati dei disordini. Questo è un Paese in cui chi scrive libri che non piacciono alla sinistra decide di non organizzare le presentazioni per evitare le violenze. C’è un clima di intolleranza che la sinistra che è in questo Parlamento non deve sottovalutare.

E la sintonia con il voto di fiducia? Ce lo ha detto il Ministro. E se ci fosse stata la sfiducia, che avrebbero fatto? Sarebbero venuti nel palazzo a festeggiare? E con chi? Non sottovalutate quanto sta avvenendo.

Torno ai cattivi maestri e ai cattivi padri di questi ragazzi romani, che abbiamo conosciuto dalla stampa e dalla cronache. Vorremmo che i figli fossero diversi. Ecco il grido di allarme che lanciamo oggi. Ci saranno altre manifestazioni e ci sarà altro dissenso. Ci attendono giorni delicati e non credo che non ci saranno delle manifestazioni contro o a favore di una legge o di un’altra. Ci mancherebbe altro. Tutti siamo stati minoranza e maggioranza. Ma quel che è accaduto giorni fa non si deve ripetere.

Anche le scarcerazioni troppo rapide non onorano le decisioni tante volte coraggiose che la magistratura ha assunto, perché il rischio della reiterazione del reato è uno dei tipici motivi per cui si decide di trattenere una persona in altri luoghi. Mi auguro, soprattutto, che tutti insieme, nella dialettica politica e democratica, su leggi importanti che discuteremo nei prossimi giorni, erigeremo un muro morale nei confronti di chi già annuncia manifestazioni.

Speriamo che gli scarcerati dell’altro ieri non vadano a fare altri danni nella città di Roma o altrove. Su questo tutti possiamo fare qualcosa. Non convinceremo quei padri, ma cerchiamo di trattenere i figli bravi dall’unirsi con i cattivi figli di cattivi padri. (Applausi dal Gruppo PdL, dei senatori Divina e De Angelis e dai banchi del Governo).