C’è un alone di mistero che ruota attorno alla morte di Antonio Gramsci

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C’è un alone di mistero che ruota attorno alla morte di Antonio Gramsci

30 Novembre 2008

La scorsa settimana tutti i giornali parlavano della conversione di Antonio Gramsci in punto di morte. Ciò di cui invece raramente si sente parlare, e quello sì che è un vero giallo, è la modalità con cui Gramsci morì quel 27 aprile 1937 nella clinica Quisisana. Ufficialmente le carte parlano di emorragia cerebrale, in pratica un ictus ma nessuno svolse mai un’autopsia. Anzi quella stessa mattina in cui Gramsci morì il corpo venne cremato e si svolsero i funerali a tempo di record.

Esiste in compenso un’altra versione della morte del fondatore del Pci e non viene fatta risalire alla sua malattia. Gramsci in realtà sarebbe caduto dalla finestra della stanza in cui era ricoverato di mattina presto. Non si sa bene se lanciandosi  intenzionalmente o se gettato da qualcuno. E fino a pochi anni fa esisteva in vita una testimone di tutto ciò: una donna morta all’età di 107 anni, che però all’epoca ne aveva poco più di trenta e si trovava ricoverata, insieme alla figlia operata di appendicite, in una camera vicina a quella in cui stava Gramsci.

Ecco il suo racconto così come raccolto da chi scrive un anno prima della morte della signora, che peraltro aveva più volte raccontato ai propri parenti la stessa storia e con le stesse parole o quasi:
“di mattina presto, mentre mia figlia ancora dormiva, mi svegliò di soprassalto un botto come di qualcosa che cade a terra da una certa altezza… istintivamente mi alzai e andai alla finestra e vidi il corpo di un uomo giù nel cortile, guardai esterrefatta e lo riconobbi, era Antonio Gramsci, stava ricoverato in una stanza attigua a quella di mia figlia Luciana che era ricoverata lì per una operazione di appendicite, io mi ero fatta mettere in camera con lei per starle vicino..”

Passano alcuni surreali minuti ed ecco cosa avviene sempre secondo il  racconto della donna:
“Il piantone venne dentro la nostra stanza e disse che si era suicidato Gramsci e che dovevamo andare tutti in un altro reparto dove in seguito venimmo ammassati insieme agli altri degenti per alcune ore. Lo stanzone in cui ci misero a tutti  non aveva finestre che dessero sul cortile e così di quello che io avevo visto non se ne parlò più. Poi qualche ora che stavamo lì entrarono di nuovo e ci dissero chiaramente a tutti  che se avevamo visto qualcosa era meglio che ce lo fossimo immediatamente dimenticato se non volevamo avere grane.. poi ci permisero di ritornare nelle stanze in cui eravamo ricoverati”. La donna conservò il segreto fino alla morte anche se per i suoi familiari la vera storia della morte di Gramsci era un dato acquisito. La signora che morì a 107 anni temeva che qualcuno gliela potesse fare pagare a lei o alla famiglia.

Escluso un omicidio di matrice fascista, Gramsci era ricoverato a spese del regime e questo su ordine del Duce che lo teneva in grande considerazione, le ipotesi possibili, prendendo per vero il racconto, sono a tutt’oggi due: Gramsci si è suicidato perché non voleva tornare in Unione Sovietica e il partito tenuto in mano da Togliatti a sua volta rifiutava di farlo ritirare a vita privata in Sardegna ovvero Gramsci è stato ucciso da emissari di Stalin (cosa possibilissima perché un anno dopo quella sorte toccò proprio a Trotszky) ma il regime fascista non volle mai darne notizia per ragioni di sicureza.

Probabilmente oggi esiste in vita qualche altro testimone di questa vicenda, anche se ancora per pochi anni. Forse nelle carte della Quisisana, che poi venne acquistata dal gruppo Ciarrapico, deve esserci qualche traccia dell’accaduto. Resta il fatto che la morte di Gramsci, molto più della sua conversione, è un giallo internazionale di cui nessuno ancora osa parlare. E questo spiega perché l’unica testimone ad aver accen, che per rispetto della sua privacy indico con le sue iniziali I.Q. (fu damigella di corte dei Savoia), ha preferito portarsi nella tomba il proprio segreto rifiutando sempre in vita interviste con storici e giornalisti che pure conoscevano questa storia.