C’è un asse tra finiani e Pd per rivedere le regole della cittadinanza (e del voto)
13 Agosto 2009
Testamento biologico e immigrazione. Sono le due coordinate che segneranno la ripresa dell’attività parlamentare. Questioni incardinate nelle rispettive commissioni a Montecitorio sulle quali già si preannuncia battaglia, non solo tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno dello schieramento che governa. Anche perchè, su entrambe c’è l’imprinting dei finiani. Nel caso del testamento biologico le posizioni in campo appaiono ormai piuttosto chiare (sostanziale disponibilità dal Pdl ad eventuali modifiche ma senza stravolgere il testo licenziato dal Senato, stessa linea dall’Udc, opposizione pura e dura da Pd, Radicali e Idv) e la questione – è facile ritenere – si intreccerà anche con il dibattito già sollecitato da molti parlamentari del Pdl sulla pillola abortiva, dopo l’ok dell’Aifa alla commercializzazione della Ru486 e le recenti dichiarazioni del presidente della Camera che non ha nascosto perplessità sulla necessità di un confronto parlamentare. A questo si aggiunge la richiesta di una commissione di indagine conoscitiva ad hoc che lo stesso Pdl vuole, tesa a verificare la compatibilità del ricorso al farmaco con quanto previsto dalla legge 194.
Fibrillazioni tutt’altro che agostane anche sul capitolo dell’immigrazione. Le stesse che, specie alla Camera, nei mesi scorsi hanno accompagnato l’approvazione del pacchetto sicurezza (anche qui l’imprinting dei finiani su alcune modifiche ha provocato non poche irritazioni tra i leghisti), ma che adesso rischiano di acuirsi alla luce di una novità: la proposta di legge sulla cittadinanza (tema particolarmente caro all’inquilino di Montecitorio) presentata dai parlamentari del Pdl Fabio Granata, finiano di ferro, e del Pd Andrea Sarrubbi. Il testo circolava da mesi nei corridoi del Palazzo ed avrebbe subito numerose revisioni e limature nella speranza di raccogliere più adesioni bipartisan possibili.
Adesso il testo c’è e, guarda caso, è stato depositato lo scorso 30 luglio, cioè poche ore prima della chiusura dei lavori per la pausa estiva. Sono numerose le proposte sulla cittadinanza attualmente all’esame della commissione Affari costituzionali, ma l’ultima in ordine di tempo, è destinata a far discutere e lascia intravedere un confronto duro tra Pdl e Carroccio.
La proposta Granata-Sarubbi introduce una serie di innovazioni rispetto agli attuali meccanismi per ottenere la cittadinanza. Prevede, ad esempio, che possa diventare cittadino italiano chi è nato nel nostro Paese anche se da genitori stranieri, ma soprattutto (ed è questo il punto più controverso) dimezza i tempi necessari per ottenere lo status di cittadino italiano: dagli attuali dieci anni a cinque, pur in presenza di precisi requisiti come la stabilità economica del reddito familiare e la verifica di un livello generale di conoscenza della lingua e della cultura italiana attraverso un esame. Prospettiva che, fin d’ora, la Lega rifiuta senza mezzi termini. Il capogruppo del Carroccio Roberto Cota dice che la "cittadinanza abbreviata non passerà mai. La legge resta così com’è".
Diverso il punto di vista di Granata per il quale la proposta "è in linea con i richiami di Napolitano e Fini alla necessità di una reale integrazione degli immigrati e alla sovranità parlamentare. E’ un’iniziativa di legge parlamentare, e non del governo, e se avrà i numeri in Parlamento, passerà" spiega il deputato finiano che poi osserva: "Dopo il via libera al pacchetto sicurezza lo stesso Maroni ha sottolineato l’opportunità di inviare un segnale di apertura in direzione di una maggiore integrazione degli immigrati. E la possibilità di essere italiani ‘per scelta’ e non in base a meri passaggi burocratici, e con tempi più rapidi, è un forte segnale verso una maggiore integrazione".
Sul piano politico il punto è un altro, perchè diventare cittadini italiani significa godere a pieno titolo dei diritti civili previsti dalla Costituzione, voto compreso. E diventarlo dimezzando i tempi dell’iter attuale ha effetti diretti sui prossimi test elettorali . Idea quella del voto agli immigrati regolari da tempo sponsorizzata dal Pd ma che adesso trova nei finiani del Pdl nuovi alleati. E non solo, almeno nei desiderata dei due co-firmatari. Infatti Granata avverte: "La Lega non ha diritto di veto assoluto. In Parlamento crediamo vi sia una sensibilità diffusa verso questi temi: se vi sarà una maggioranza concorde sulla necessità di cambiare le norme in questo senso, la Lega dovrà prenderne atto". Cota controbatte spiegando che ottenere la cittadinanza "dovrebbe essere la conclusione di un processo che porta lo straniero a una perfetta integrazione con il territorio e con i cittadini dello Stato nel quale ha deciso di stabilirsi, non un semplice atto amministrativo slegato totalmente dal contesto sociale nel quale l’immigrato intende inserirsi". In altre parole, quel ‘test di naturalizzazione’, ricorda il Carroccio, già in vigore in Gran Bretagna o negli Stati Uniti.
Nelle file della maggioranza sono in molti a individuare nel presidente della Camera l’ispiratore del progetto di legge e c’è chi si spinge perfino a ipotizzare che il suo sostegno potrebbe assicurare un iter veloce del testo a Montecitorio. Congetture che lo stesso Granata tende a smontare quando dice "non siamo stati ispirati da Fini e il testo non è dovuto a una sua iniziativa", tuttavia aggiunge: "Ne abbiamo parlato con lui e il testo è in linea con le opinioni da lui espresse in diverse occasioni”. L’auspicio del deputato Pdl è che la proposta venga assegnata in tempi brevi alla commissione.
Sul sospetto che la proposta sia appoggiata da deputati vicini a Fini, Cota è perentorio: "La firma di Fini non c’è. E come è noto il presidente della Camera, se agisce da rappresentante delle istituzioni, non può firmare le leggi come prevedono il regolamento e la prassi parlamentare. Se Fini, invece, intervenisse come esponente del Pdl dovrebbe attenersi alla linea della maggioranza. La proposta viene da deputati singoli del Pdl e del Pd, il problema è che gli accordi si fanno nella maggioranza”. Il capogruppo del Carroccio è ancora più esplicito quando chiarisce che "una riforma in questo senso non fa parte del programma elettorale. Ci troviamo in un momento storico con una fortissima immigrazione, incontrollata. Con l’impostazione della proposta entrerebbero milioni di immigrati, perchè il nostro territorio diverrebbe una calamita. Bisogna riflettere anche sui dati allarmanti dell’islamizzazione dell’Europa”. In ogni caso, ribatte Cota "di riforma se ne potrebbe discutere soltanto in senso restrittivo. Noi pensiamo che debba rimanere il termine dei dieci anni e lo ius sanguinis, magari introducendo un esame sulla Costituzione".
E alle prime avvisaglie del dibattito che da settembre si paleserà prima in commissione poi in Aula, il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto getta acqua sul fuoco delle polemiche e prova a ridimensionare i termini della questione: "La proposta di legge sulla cittadinanza presentata dall’onorevole Fabio Granata e dall’onorevole Andrea Sarubbi è una iniziativa di singoli parlamentari. Il Pdl ha iniziato a esaminare il problema a livello di membri della Commissione Affari costituzionali. Si dovrà occupare della questione anche il partito nel suo complesso per produrre eventualmente una proposta di legge che abbia il consenso di tutta la maggioranza".
Della serie: quella di Granata e Sarubbi non è una proposta bipartisan e questa non è la linea del Pdl. Messaggio per i finiani e per Fini.