C’è un filo sottile che unisce la Puglia e la Libia da un secolo

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C’è un filo sottile che unisce la Puglia e la Libia da un secolo

04 Marzo 2011

di N. P.

Nel 1911, le truppe italiane inviate dal governo liberale di Giovanni Giolitti sbarcarono a Tobruk, Derna, Bengasi e si avventurano in terra libica sconfiggendo la resistenza dei 2mila mal equipaggiati soldati ottomani lasciati a presidio dalla Turchia. Nell’ottobre del 1912 la Sublime Porta (il governo di Istanbul) firmò il trattato di Ouchy (Losanna) in virtù del quale la Turchia ritirava le proprie forze armate dalla Libia, lasciando il Paese all’Italia. In seguito alla conclusione della Prima Guerra Mondiale, la colonizzazione italiana in Libia si fece sempre più consistente, tentando la via di una convivenza pacifica tra gli italiani e la popolazione locale. Poi però fu nel periodo dell’Italia mussoliniana che si riprese la via delle armi.

La popolazione indigena, stanca dei soprusi e dello sfruttamento subito da parte degli italiani, diede vita ad una forte resistenza ed è così che il maresciallo Badoglio affermò che non avrebbe dato tregua a chiunque non si fosse sottomesso. Nel marzo del 1930, Badoglio e il generale Rodolfo Graziani avviarono una dura e cruenta fase di repressione della resistenza. Furono quasi 100mila i morti italiani, più del triplo quelli libici mentre furono oltre 200mila coloro che furono costretti ad emigrare in Egitto, Ciad, Tunisia, Turchia, Palestina, Siria e Algeri.

Quando gli italiani si insediarono nelle terre libiche, emerse subito una strana curiosità: la maggior parte dei coloni erano pugliesi. Perché questo? I pugliesi erano quanto di meglio l’Italia potesse offrire alla Libia per la loro capacità di affrontare la durezza delle condizioni di vita di quella fase pioneristica. Il colono pugliese, a detta di molti, era molto indicato per tale tipo di colonizzazione, non solo per lo spirito di adattamento e per la notevole sobrietà, ma anche perché, essendo molto attaccato ai parenti e proveniente da territori aventi requisiti agrologici molto simili a quelli libici, avrebbe esercitato un’influenza di attrazione verso gli elementi rimasti in Italia, i quali pertanto un giorno avrebbero deciso di raggiungere i propri cari intensificando spontaneamente l’opera di popolamento delle zone già occupate dai pugliesi. Non a caso la scelta delle famiglie è stata effettuata in un primo tempo in Puglia e più largamente nel barese. Infatti il primo nucleo di sei famiglie di Corato trasferite al completo in colonia all’inizio delle attività di colonizzazione, a titolo di esperimento, diede un ottimo risultato, così da poter fare da punto di riferimento e di appoggio qualora fossero stati raggiunti dai loro familiari o amici della stessa città. I pugliesi rappresentavano il nucleo più numeroso, ma notevoli erano anche le presenze di abruzzesi e calabresi.

Ma l’eccitazione iniziale dovuta all’esaltazione del potere fascista e l’espandersi del suo dominio in terre come Libia, Somalia, Eritrea, lasciò il posto alla dura e triste realtà con la quale gli italiani dovettero combattere. Lunghi periodi di siccità che avevano esiti negativi sui raccolti, insufficienti infrastrutture che non permettevano una tranquilla vita quotidiana, difficoltà di convivenza con le persone del luogo, furono le prime cause che iniziarono a far scricchiolare “l’idea di colonialismo” tanto che nel 1936, si iniziò a pensare che forse aver mandato così tante famiglie a Tripoli e negli altri paesi libici fosse stato un grave errore.

Nel giungo del 1940 l’Italia entra poi in guerra. Nei mesi di Febbraio e Marzo del 1941, gli alleati iniziarono a combattere gli italiani in terra libica. I coloni vennero presi dal panico e si accalcarono all’istituto di credito per ritirare i risparmi, cercando di fuggire verso Tripoli e di rientrare in Italia. Le truppe alleate avanzarono spalleggiate dalle popolazioni locali, le quali saccheggiarono tutto ciò che appartieneva agli italiani. Tra il dicembre del 1941 e il gennaio del 1942 per gli italiani fu l’inizio della disfatta. Nel gennaio del ’43 le truppe britanniche fecero il loro ingresso a Tripoli. Tra Libia e Italia è interrotto ogni contatto. Qualche migliaio di italiani restò lì a lavorare fino alla fine della guerra e oltre. Nel 1956 un accordo tra Italia e Libia regolò la presenza nella ex colonia dei nostri connazionali che si trasformarono, la maggior parte, in piccoli possidenti. Ma saranno tutti cacciati dopo il colpo di Stato di Gheddafi nel 1969.