Censis, i figli più poveri dei nonni. I dati sono sconcertanti

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Censis, i figli più poveri dei nonni. I dati sono sconcertanti

02 Dicembre 2016

Secondo il cinquantesimo rapporto del CENSIS, per la prima volta i figli saranno più poveri dei genitori. I “millennials” hanno un reddito inferiore del 15,1% rispetto alla media dei cittadini e una ricchezza familiare che, per i nuclei under 35, è quasi la metà della media (-41,2%).

Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori commenta così,”i dati di oggi sono sconcertanti. Ci dicono che l’attuale sistema non può reggere nel lungo periodo. L’esigenza e l’urgenza di fare manovre correttive e di far quadrare i conti nell’immediato, ha fatto perdere di vista che i giovani di oggi, senza correttivi, diventeranno i poveri di domani, senza un reddito ed una pensione dignitosa. Si è solo rinviato al futuro, quello che invece andrebbe affrontato e risolto ora. Posticipare la soluzione dei problemi certo consente di far quadrare i conti nel breve periodo, ma l’incertezza per il futuro e la paura di non farcela certo non aiutano a rilanciare i consumi e la crescita”.

 Nel 1991 il 49,7% dei giovani era proprietario dell’abitazione in cui viveva mentre nel 2014 la loro percentuale è scesa del 43,9%. Nello stesso periodo gli anziani proprietari dell’abitazione sono invece decollati dal 64,7% al 75,2%. Negli ultimi 10 anni il tasso di disoccupazione dei 15-34enni è quasi raddoppiato, passando dal 13,5% al 23,2% mentre tra le persone con oltre 35 anni è aumentato dal 4,6% all’8%.

La quota di giovani che con il loro reddito arriva con difficoltà alla fine del mese è oggi pari al 43,5%, cioè quasi 20 punti percentuali in più rispetto a dieci anni fa, mentre la percentuale scende al 34,4% tra gli adulti e al 34,2% tra gli anziani. Infine, gli intrappolati nei livelli più esecutivi del mondo del lavoro sono oltre il 41% tra i 15-34enni perché svolgono compiti operativi e manuali, mentre la percentuale è pari al 34% per le altre classi d’età. In un settore come quello della ristorazione e dell’alberghiero addirittura il 61% svolge compiti manuali e meramente esecutivi contro il 13,7% dei 35enni e oltre.
I cosiddette Neet, i giovani che non studiano e non lavorano sono a livelli record secondo l’Istat, secondo cui la percentuale tra i 15-29enni è salita dal 19,3% al 25,7% tra il 2008 e il 2015: il massimo in Europa.

“Dopo due anni e mezzo Renzi ci lascia un Paese nettamente più impoverito, e scoraggiato nel futuro, come certificato dalla fotografia fatta oggi dal Censis e dall’Istat”. Lo dichiara in una nota Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e segretario della Lega Lombarda. Che aggiunge, “in Italia più del 25% dei ragazzi sotto i 29 anni sono ‘Neet’, ovvero non studiano e non cercano lavoro non avendo prospettive per il futuro. Non solo il Censis ci ricorda che siamo un Paese più povero non solo nella sua fascia giovanile, con i redditi più bassi, in calo demografico perché i nostri giovani sfiduciati non fanno figli, ma anche impoverito nelle altre fasce, tanto che 11 milioni di cittadini rinunciano a curarsi per via dei tagli al servizio sanitario nazionale operati dal Governo Renzi”. E conclude, “ecco il Paese che Renzi ci lascia dopo due anni di mal Governo dove gli unici numeri ad essere cresciuti sono quelli degli immigrati, con il record dei 173mila sbarcati in questi primi 11 mesi del 2016, e i relativi costi per mantenerli. Anche per questo domenica i cittadini voteranno No al referendum, per affossare una pessima riforma costituzionale e mandare a casa un Governo che sta facendo solo danni”.