Censis. “L’Italia è un Paese in apnea”

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Censis. “L’Italia è un Paese in apnea”

04 Dicembre 2009

Siamo una società “replicante” che vive “in apnea” in attesa che la crisi finisca: è così che ci vede il Censis nel suo Rapporto 2009 sulla situazione sociale del Paese, presentato stamani al Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).

Abbiamo resistito alla grande crisi economico-finanziaria senza trasformarla in un’occasione di “metamorfosi”, ma replicando il modello (il “paesone”) italiano che sembra, tutto sommato, aver funzionato. Quel “non saremo più come prima” che un anno fa dominava la psicologia collettiva – dice il rapporto – è mutato in un “siamo sempre gli stessi” che ci appiattisce alla contingenza senza però deprimerci. Viviamo da molti mesi in apnea, in vitale resistenza alle pressioni degli eventi. Ma se nei primi mesi del 2010 i mercati mondiali non ripartissero, se alcune filiere essenziali per l’industria italiana non riprendessero lena, se non fossimo capaci di andar da soli – avverte il Censis – il ricorso all’adattamento potrebbe non servire più. E, accanto a un cauto ottimismo, un pò di stanchezza comincia a circolare.

In questi ultimi 12 mesi, dice il Censis, abbiamo resistito alla crisi riproponendo il tradizionale modello “adattativo-reattivo”: non abbiamo esasperato il primato della finanza sull’economia reale, le banche hanno mantenuto un forte aggancio al territorio, il sistema economico è caratterizzato da una molecolare presenza di piccole aziende, il mercato del lavoro è elastico e protetto, le famiglie sono patrimonializzate, cioè hanno risparmi e proprietà. Ci hanno protetti, insomma, proprio quelle dinamiche che molti hanno sempre considerato regressive.

Sono però in corso, avverte il Censis nel suo Rapporto, alcuni processi di trasformazione. E il processo forse più sostanziale e delicato dell’attuale momento è “il silenzioso lavoro” attraverso il quale avviene il ritorno all’importanza prioritaria degli interessi e alla tendenza ad “agirli” in presa diretta, più che a rappresentarli sul piano dell’opinione collettiva.