“Centrodestra unito e civismo: a Verona l’alternativa al renzismo”

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“Centrodestra unito e civismo: a Verona l’alternativa al renzismo”

27 Giugno 2017

Ogni tornata elettorale ha una storia-simbolo, e ogni storia ha un uomo-simbolo. La vicenda emblematica delle comunali appena concluse è quella di Verona: perché il Pd è rimasto fuori dal ballottaggio; perché il centrodestra unito ha sfidato e battuto una candidata che assommava su di sé l’endorsement renziano e l’enorme indotto di potere determinato da dieci anni di amministrazione nelle mani del suo fidanzato Flavio Tosi; perché è stata la dimensione civica a trainare la coalizione a sostegno di Federico Sboarina e non il contrario. E se Verona è il teatro prescelto per raccontarvi dal di dentro queste elezioni, l’uomo chiave a cui rivolgersi è Stefano Casali, consigliere regionale, coordinatore di “Idea” in Veneto, uno dei registi della vincente impresa elettorale, animatore del movimento civico “Verona Domani” che ha portato la lista “Battiti per Verona Domani” a sbaragliare alleati e avversari e a conquistare con un notevole 13,66 per cento quasi un terzo del nuovo consiglio comunale. 

Stefano Casali, soddisfatto? 

“Lei che dice?”. 

Dico che ne avrebbe tutte le ragioni. 

“Guardi, è stata una vittoria straordinaria all’esito di una campagna altrettanto straordinaria, condotta senza risparmio di energie ma con l’affiatamento di un gruppo di persone legate da solidarietà umana prim’ancora che politica. Contro di noi è stato schierato di tutto: risorse, potere, propaganda, fino all’endorsement renziano nell’ultimo giorno utile prima del ballottaggio. Ma sa cosa le dico? Sono contento che Renzi ci abbia messo la faccia. Questa liaison esplicita ha dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, che tutto ciò che avevamo sostenuto durante la campagna elettorale era vero”.

Parla del legame politico tra Matteo Renzi e Flavio Tosi, sindaco uscente e compagno di vita della vostra avversaria Patrizia Bisinella? Lei in passato ha lavorato a stretto contatto con Tosi, è stato questo suo progressivo avvicinamento alla sinistra ad allontanarla da lui? 

“Io sono un uomo di centrodestra, provengo da una tradizione cattolica e liberale, ho ben chiari i miei princìpi di riferimento e non potrei mai stare con la sinistra, tantomeno prestarmi ai suoi giochi di potere continuando a professarmi di centrodestra. I miei elettori mi troveranno sempre dalla stessa parte. Chi ha cambiato rotta pensando di poter navigare in questa ambiguità ha sottovalutato la capacità di percezione dei cittadini, che sanno valutare la linearità delle proposte e delle posizioni politiche. Ma, le ripeto, se non fosse bastato l’appoggio al referendum costituzionale del 4 dicembre, se non fosse bastato il collateralismo nei confronti dei governi del Pd, l’appoggio esplicito di Renzi alla nostra avversaria per il ballottaggio è stato un notevole contributo di chiarezza. A nostro favore, evidentemente”. 

Evidentemente sì. Ma veniamo a voi. Sboarina ha vinto, la coalizione ha vinto e in questo contesto, numeri alla mano, si può dire che la vostra lista civica “Battiti per Verona Domani” ha stravinto. 

“Il nostro progetto ha registrato un grandissimo risultato. Siamo di gran lunga la prima forza della coalizione, abbiamo undici eletti in un consiglio comunale che in totale, tra maggioranza e opposizione, conta trentasei consiglieri. In molti comuni, e a Verona in particolare, queste elezioni hanno dimostrato che c’è un elettorato maggioritario di centrodestra che aspetta solo un’offerta politica nella quale potersi riconoscere, e che in questo clima di disaffezione una proposta civica fieramente schierata non solo può fare la differenza, ma addirittura può trainare lo schieramento fino alla vittoria”. 

E’ un percorso destinato a esaurirsi con le elezioni amministrative? 

“Niente affatto. L’unità del centrodestra e l’apertura alla dimensione civica sono state le chiavi di volta della schiacciante vittoria riportata in questa tornata. E questa alleanza tra civismo e politica è stata fin dall’inizio un’intuizione sulla quale ‘Idea’ ha costruito il suo lavoro di aggregazione di un’area. E’ un percorso che va avanti con più convinzione che mai, e che spero potrà presto riportare il centrodestra unito al governo del Paese”. 

In questo centrodestra c’è spazio per un dialogo con Renzi?

“Mai e poi mai. In questo senso, spero che la lezione di Verona sia servita. Coloro che lungo la navigazione si fanno ammaliare dal canto delle sirene renziane sono destinati a sfracellarsi sugli scogli. E forse questo è un bene per la politica italiana”.

Crede insomma che sia stato il cedimento al renzismo il motivo della disfatta di Flavio Tosi da cui il centro del centrodestra dovrebbe trarre insegnamento? 

“Certamente. A Verona abbiamo vinto per la credibilità del nostro progetto, del candidato sindaco e della squadra messa in campo. Mentre è apparso chiaro che i neo-centristi, o forse neo-opportunisti, che dal centro moderato scivolano verso sinistra, finiscono politicamente male. E forse se lo meritano”.