Ceta: accordo firmato, nodo ratifiche nazionali
31 Ottobre 2016
Dopo sette anni di negoziati e lo ‘sgambetto’ della Valloni, il Ceta, l’accordo commerciale di libero scambio Ue-Canada, arriva a compimento. “Tutto è bene quel che finisce bene”, scherza il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ammette: “gli ostacoli” sono stati numerosi (ci mancava pure il guasto all’aereo del premier canadese Justin Trudeau in volo verso Bruxelles), ma alla fine la firma dell’accordo è arrivata.
Resta aperto però il nodo delle ratifiche: del Parlamento europeo, dei parlamenti nazionali europei. Con i movimenti no global, ong e associazioni mobilitati in tanti Paesi Ue per bloccare il trattato. Per Greenpeace, ad esempio, l’intesa è destinata a non sopravvivere. Tusk si dice “cautamente ottimista”, nonostante le forte opposizione della Vallonia, “tutto può succedere”, dice Tusk.
Jean Claude Juncker in conferenza stampa dice: “Non sono nervoso, spiego il Belgio ai belgi”, aggiungendo che il Paese restio ad accettare l’accordo deve “riflettere sul suo modello di funzionamento in fatto di relazioni internazionali. L’interlocutore della Commissione non è la Vallonia (regione del Belgio, ndr), è il governo federale. Abbiamo fatto un’eccezione”. E ancora: “Non abbiamo mai minacciato” i valloni, né dato loro “ultimatum”.
Parla anche il canadese Trudeau, convinto che si tratti di un “accordo storico” che darà benefici a tutte le economie dei Paesi coinvolti. Per Trudeau la Vallonia è “l’esempio di un sistema democratico che funziona bene. Abbiamo lavorato e dimostrato che l’intesa è a beneficio della gente”. Mentre per Lady Pesc, l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, il Ceta è “avanzato e positivo” e fissa “alti standard” per gli altri accordi che l’Ue sta negoziando, compreso il TTIP con gli Stati Uniti.
Quest’ultimo, “non è morto”, secondo il commissario europeo al Commercio Cecilia Malmstroem,. “Non è isolandoci dagli altri che ci difenderemo dalla globalizzazione. E’ invece impegnandoci e plasmando l’attuale sistema commerciale”, il monito del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Non la pensano così i manifestanti che hanno protestato davanti al Consiglio europeo. Alcuni di loro fermati dalla polizia con l’accusa di aver oltrepassato una zona interdetta e per danneggiamenti al palazzo con i gavettoni di vernice rossa.
Insomma, l’accordo c’è ma adesso vedremo se gli stati sovrani in Europa, o quel che ne resta, lo accetteranno davvero.