CETA, no Vallonia mostra paralisi Europa
25 Ottobre 2016
La regione Belga della Vallonia continua a opporsi al CETA, il trattato commerciale fra Ue e Canada. Il nuovo giro di colloqui fra il ministro belga degli Esteri Reynders e i governi regionali si è concluso senza raggiungere un accordo. “Voglio essere chiaro. Abbiamo già ricevuto tre ultimatum e non possiamo tollerarne un quarto. Se ci sarà , abbandoneremo i negoziati. Non cederemo davanti alle pressioni”, ha detto il ministro presidente della Vallonia, Paul Magnette, ribadendo di essere contrario al sistema di arbitrato previsto dall’accordo.
A causa del no vallone, il Belgio è l’unico dei 28 paesi Ue a non aver dato il suo accordo al trattato CETA. Senza il via libera del Belgio l’accordo non potrà essere firmato Giovedì, quando arriverà il primo ministro canadese Justin Trudeau. Dall’Europarlamento si denuncia il fatto che saltasse l’accordo 500 milioni di euro l’anno di risparmio sull’abolizione dei dazi verrebbero perduti con conseguenze negative su occupazione e scambi commerciali per le imprese Europee.
Secondo il giornale tedesco “Sueddeutsche Zeitung” , il no dei valloni al Ceta riflette la paralisi dell’Unione di fronte ai localismi emergenti in Europa, ma il primo ministro della Vallonia, Paul Magnette, sembra non preoccuparsene. Per non far fallire l’Europa, scrive il quotidiano, servirebbe la stessa determinazione dei Valloni.
Secondo il quotidiano economico l’Echo, al no della Vallonia si affiancherebbero altre istituzioni Francofone del Belgio, mentre per il sì ci sono governo federale e comunità Fiamminga e Germanofona. Il braccio di ferro della Vallonia, infatti, dopo il grande successo della posizione ‘anti-Ceta’ riscosso tra ong, movimenti e cittadini, non si è per nulla ammorbidito durante le discussioni del fine settimana. A nulla solo valse, infatti, le controproposte presentate dalla Commissione UE e la mediazione tentata dal socialista Martin Schulz.