Cgil pronta a 16 ore di sciopero. La Camusso cede alla Fiom
21 Marzo 2012
Uno scenario ribaltato rispetto alla settimana scorsa. La Cgil si scaglia contro la riforma del lavoro, contraria alle modifiche dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La leader del sindacato, Susanna Camusso, ha minacciato 16 ore di sciopero, con 8 ore destinate a manifestazioni di piazza e 8 dedicate alle assemblee dei lavoratori. Ma l’approvazione del provvedimento resta previsto “tassativamente entro sabato”, stando a quanto sostenuto dagli esponenti del governo tecnico.
Tra le altre parti sociali, la Uil deciderà oggi pomeriggio se sostenere o meno la manovra, mentre la Cisl è d’accordo con la riforma proposta dal Governo. Per il premier Mario Monti, che mette in chiaro come “nessuno abbia potere di veto”, la riforma del lavoro è "una questione chiusa". Soddisfatto il segretario del Pdl Angelino Alfano, che difende una riforma adatta a riportare l’Italia avanti nelle classifiche europee e internazionali riguardanti l’occupazione giovanile e femminile. Secondo Alfano, "si è raggiunto un buon equilibrio sull’articolo 18", a patto che non si arretri in Parlamento.
Come cambia l’articolo 18? Fino a oggi, il lavoratore licenziato per motivi economici oggettivi, disciplinari o discriminatori poteva far causa alla sua azienda, ottenendo in caso di vittoria in tribunale un risarcimento economico a copertura delle mensilità passate a casa, fino all’eventuale reintegro in azienda. Di queste tre tipologie di licenziamento, con le modifiche introdotte dalla norma, solo quello causato da motivi discriminatori prevederà il reintegro del dipendente in azienda. Nessuna riassunzione prevista se il lavoratore è stato licenziato per motivi economici oggettivi, mentre per i licenziamenti disciplinari si può procedere con il reintegro in casi particolarmente gravi, lasciati alla discrezione del giudice.
“Un compromesso onorevole” secondo Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, che evidenzia come la modifica all’articolo 18 estenda le protezioni sui licenziamenti alle aziende con meno di 15 dipendenti. La Cgil è isolata: neanche il Pd riesce a supportarla pienamente, complice una spaccatura interna evidente tra le dichiarazioni rilasciate da Pier Luigi Bersani e dal suo braccio destro Enrico Letta. Il primo, più legato al fronte del Cgil, lamenta un testo di riforma del lavoro “non concordata a sufficienza” con le parti sociali; il secondo afferma che il Pd voterà a favore dell’emendamento. Idv promette un “Vietnam parlamentare”, con buona pace di chi chiedeva un clima di distensione.
Intanto, l’Europa e il ‘Wall Street Journal‘ si esprimono positivamente sull’azione del governo. Il quotidiano americano vede nella riforma l’intento di “far entrare milioni di giovani italiani nel mercato del lavoro e aiutare le aziende in difficoltà a gestire i periodi di crisi tagliando i posti di lavoro”, cercando di creare “una più ampia rete di aiuti per i disoccupati”.
La Cgil appare determinata a restare arroccata in difesa di un articolo approvato quarant’anni fa, che toglie competitività al mercato del lavoro italiano ‘congelandolo’. Una mossa, quella della Camusso, che serve anche e forse soprattutto a tenere insieme un sindacato dove la Fiom, di fatto, sta dettando l’agenda. In realtà, un cedimento al diktat di Cremaschi, che ancora oggi ha ripetuto: "Da oggi comincio una campagna di questo tipo: non votate i partiti e i parlamentari che votano questa controriforma". Cremaschi ha anche incitato i partiti "a non votare la riforma" e ha annunciato per il 31 marzo "una grande manifestazione a Milano contro il Governo".
Il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, ha definito l’iniziativa di Cgil come “uno sciopero contro i giovani e contro la creazione di nuovi posti di lavoro”, figlia di un sindacato rimasto indietro nel tempo. Forse che il disaccordo della Cgil dimostri che si tratta di una buona manovra?