Chavez “spegne” le TV per non far sapere che il regime è allo sbando
27 Gennaio 2010
di Luigi Canale
Due giorni fa il Venezuela è stato teatro di una serie di manifestazioni a favore e contro il Governo, svoltesi in diverse città del Paese e con particolare intensità a Caracas, dove si sono verificati gli incidenti più gravi, con la morte di un giovane quindicenne che stava partecipando a una manifestazione filo-governativa.
Sotto accusa, in particolare, la scelta del Presidente Chavez di oscurare ben sei reti televisive tra cui “Radio Caracas Television International” (Rctvi), emittente ritenuta contraria alla linea politica del Governo. Le tv in questione, considerate responsabili della violazione della legge sulle telecomunicazioni per le emittenti nazionali, nei giorni precedenti la chiusura non avevano garantito la trasmissione dei messaggi presidenziali, ponendosi così in aperto contrasto con Chavez (la legge dice che devono trasmettere per legge le "cadenas" cioè i discorsi del presidente).
"Voglioni zittirci, ma non ci riusciranno perché la gente ci conosce da anni, e vuole sentirci", ha detto alla stampa Miguel Angel Rodriguez, uno dei volti più noti dell’emittente Rctvi reagendo a caldo al provvedimento. I canali via cavo sospesi, oltre a Rctvi, sono Ritmo Son, Momentum, America TV, American Network e TV Chile. Ma Rctvi è la più importante e influente. È stata fondata tre anni fa, dopo che il suo predecessore, la Rctv, si era vista ritirare l’autorizzazione per trasmettere in chiaro, a causa del suo appoggio al fallito golpe anti-chavista del 2002.
Il segretario dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) Insulza ha offerto la propria mediazione per risolvere lo scontro tra il governo venezuelano e le sei reti televisive coinvolte, dichiarandosi disponibile a collaborare per favorire il dialogo tra le parti, invitando altresì il Presidente Chavez ad accogliere una delegazione della Commissione interamericana per i diritti umani, che ha fortemente criticato la decisione di reprimere parte del sistema televisivo nazionale.
Nel frattempo, uno degli uomini più vicini al Presidente, il Vicepresidente e Ministro della Difesa, Ramon Carrizalez, ha rassegnato le dimissioni ufficialmente “per motivi personali”, ma c’è già chi collega tale decisione alla crisi del Governo di Chavez (anche la moglie di Carrizàlez, il ministro dell’Ambiente Yubirì Ortega, si è dimessa dall’incarico governativo). Carrizàlez, ex colonnello dell’esercito, era stato nominato vice di Chàvez nel 2008, dopo il fallito tentativo di riforma costituzionale proposta dal leader bolivariano. Il suo arrivo alla vicepresidenza era stato visto da molti analisti come una virata conservatrice del governo venezuelano.
Tra mille contraddizioni, Chavez si prepara ad affrontare le elezioni legislative di settembre in un clima di crescente malcontento popolare. Malcontento alimentato da una politica interna di controllo dei mezzi di comunicazione fortemente discutibile e che non si concilia con la politica estera presuntamente “solidaristica” sbandierata dal governo venezuelano, come la scelta di cancellare il credito nei confronti di Haiti (che ammonterebbe a circa 295 milioni di dollari), a seguito della tremenda sciagura che ha colpito di recente il Paese caraibico.
Le proteste sono scoppiate dopo la mezzanotte di ieri in vari quartieri di Caracas, dopo che gli operatori di tv via cavo hanno sospeso il segnale di Rctvi. "Pensano che se chiudono i microfoni e nessuno ne parla, l’inflazione e l’insicurezza spariranno per magia", ha commentato ironicamente un manifestante citato dalla stampa locale. Da mesi, i venezuelani stanno soffrendo con il razionamento di acqua ed energia elettrica.