Che ci fa davvero Nancy Pelosi sulla via di Damasco?
10 Aprile 2007
Il viaggio diplomatico intrapreso da una Delegazione del Congresso capeggiata dal Presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, che ha fatto tappa in alcuni stati medio orientali tra i quali Israele, Siria e territori palestinesi, ha suscitato non poche polemiche provenienti dai settori più disparati della politica e dei media americani e non. In particolare l’incontro della democratica californiana con il dittatore siriano Bashar al-Assad è stato oggetto di aspre critiche, non ultima quella del Presidente Usa, visto che la Siria è accusata di tenere contatti con le organizzazioni terroriste che operano nella regione.
“Sono stati in molti – ha chiosato Bush rivolgendosi ai giornalisti presenti alla conferenza di Rose Garden – a visitare il Presidente Assad: qualche americano ma anche molti leader europei e ufficiali d’alto rango. Non abbiamo ancora visto risultati.” Bush ha poi aggiunto che la Siria si è sempre rifiutata di obbedire alla comunità internazionale che aveva intimato al leader siriano di troncare i contatti con gli Hezbollah e Hamas, continuando nel contempo a boicottare la giovane democrazia libanese. “Mandare delegazioni non ha funzionato, è semplicemente stato controproducente,” ha aggiunto per chiudere definitivamente la questione il Presidente degli Stati Uniti.
Anche l’ex governatore del Massachusetts, Mit Romey, ora in corsa per le presidenziali si è detto convinto del fatto che tale viaggio finisca per supportare il terrorismo: “Le sue foto con Assad, il suo essere vista con un velo e via dicendo manda un segnale sbagliato alla Siria e al popolo del Medio Oriente. Portare avanti una politica estera separata e indipendente da quella del Presidente degli Stati Uniti è veramente una cattiva idea […] Non so veramente cosa gli sia passato per la testa, per essere onesti credo sia stato un enorme errore.” Lo stesso vice presidente, Dick Cheney, ha espresso in merito alla vicenda un parere simile.
Le accuse però non sono venute soltanto dal mondo politico. Anche un noto ricercatore come Jim Philips, che si occupa di Affari Mediorientali alla Heritage Foundation, non ha risparmiato critiche alla Pelosi: “La politica estera dell’amministrazione Bush può essere danneggiata dalla visita della Pelosi che può aiutare i siriani a fare lo stesso gioco di sempre [spalleggiare i terroristi n.d.r.] causando la costernazione dei nostri amici libanesi, iracheni e israeliani, i quali auspicano una politica più dura da parte degli Usa nei confronti della Siria”.
Il Washington Post ha pubblicato un articolo dall’eloquente titolo: “Schienata a Damasco” in cui si legge: “La presidente della camera Nancy Pelosi ha offerto una eccellente dimostrazione del perché i membri del Congresso non dovrebbero tentare di sostituire il Segretario di stato mentre viaggiano all’estero. Dopo un incontro con il dittatore siriano Bashar al-Assad a Damasco, la signora Pelosi ha annunciato di essere portatrice di un messaggio da parte del Primo Ministro israeliano Ehud Olmert secondo cui “Israele era pronto ad impegnarsi in negoziati di pace” con la Siria […] C’è solo un problema, il Primo Ministro israeliano non ha mai affidato alla Pelosi questo tipo di messaggio”. Infatti l’ufficio del Primo Ministro in Israele si è affrettato a diffondere un comunicato stampa per smentire la veridicità del messaggio in questione.
Tra le poche voci a favore della Pelosi registriamo quella dell’ex-Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter il quale si è detto “contento del fatto che ella [Nancy Pelosi] sia andata [a Damasco]…quando c’è una crisi il miglior modo per risolverla è avere a che fare con le persone che sono strumentali al problema.” Lo stesso Harry Reid, democratico del Nevada, si trova d’accordo con Carter: “[Bush]Dovrebbe abituarsi al fatto che egli è il Presidente degli Usa, non il re. Quindi si trova a dover fare i conti con un altro ramo del governo, cioè quello legislativo.” Un’altra opinione favorevole alla Pelosi proviene dall’analista Judith Kipper, esperta di Medio Oriente al Council on Foreign Relations: “E chiaro che i capi del congresso hanno tutti i diritti di parlare con chi vogliono durante i loro viaggi di indagine,” ha detto la Kipper, che poi ha aggiunto: “Il Congresso ha un ruolo in politica estera. Provvede ai soldi e al supporto del popolo americano che rappresenta”.
Dal canto suo, la Pelosi ha provato a difendersi e a rivoltare le critiche a suo favore dicendo alla Associated Press portoghese lo scorso venerdì, durante una sua breve permanenza a Lisbona, che la sua visita in Siria è stata positiva perché ha dimostrato ad Assad che l’America è unita attorno al suo presidente: “il nostro messaggio era il messaggio del Presidente Bush.” Non contenta, la democratica californiana ha continuato dicendo: “La cosa divertente è che credo che il nostro messaggio abbia perfino avuto un impatto più forte a causa dell’attenzione richiamata attorno al nostro viaggio…al Presidente Assad è divenuto chiaro il fatto che, nonostante ci siano diversità all’interno degli Stati Uniti, non esistono divergenze tra il Presidente, il Congresso e i Democratici riguardo al tipo di messaggio che noi volevamo mandare.”
Infatti Bush ha etichettato più volte la Siria come “uno stato che supporta i terroristi”, mentre i Democratici credono di fare la cosa giusta eseguendo alla lettera le raccomandazioni contenute nel Rapporto Baker, nel quale si consiglia di perseguire la via diplomatica con Damasco. Forse quella della Pelosi è stata soltanto una gaffe politica dettata dalla scarsa esperienza o conoscenza delle situazioni legate al Medio Oriente, così come molti degli opinionisti ed esperti del settore suggeriscono, d’altronde anche tra i “democrats” non ci sono molti pronti a prendere le parti dell’attuale Presidente della Camera dei Rappresentanti. Alcuni pensano che l’intero viaggio diplomatico sia stato usato dai democratici come una sorta di campagna elettorale anticipata, sui temi di politica estera. In un certo senso, è come se si fosse voluto rappresentare agli americani il punto di vista democratico in merito alle problematiche mediorientali.
Dal momento, però, che ella occupa la seconda posizione (dopo il vice presidente Cheney), secondo l’Atto di Successione Presidenziale del 1947 che prevede l’ordine di successione in caso di morte del Presidente, impeachment dello stesso, o inabilità dovuta ad improvvisa malattia, e visti gli ultimi film in uscita (vedi Morte del Presidente), non vorremmo che la Pelosi abbia agito in considerazione di una sua possibile ascesa al soglio presidenziale a seguito di uno dei citati eventi nefasti, non si sa mai…