Che faremmo senza il nuovo libro di Bruno Vespa?

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Che faremmo senza il nuovo libro di Bruno Vespa?

26 Maggio 2010

L’aria primaverile e l’avvicinarsi dell’estate tendono naturalmente verso una rarefazione dell’attività politica e il conseguente calo d’informazioni per la stampa. Passata la sbornia delle Regionali, presentata la manovra, archiviate le esternazioni di Fini e mentre sfumano gli scandali veri o presunti su massaggi e appartamenti all’ombra del Colosseo, per i cronisti che assediano famelici il Palazzo in cerca di notizie c’è solo un modo per guadagnarsi la pagnotta. Aspettare le ultime indiscrezioni contenute nel nuovo libro di Bruno Vespa.

Il padrone del salotto televisivo più invidiato e chiacchierato d’Italia, infatti, è un autore così prolifico da fare invidia a Moravia o Simenon: dal 2001, Vespa ha pubblicato perlomeno un titolo all’anno, a volte due o perfino tre, assicurando al suo editore, Mondadori, un posto in prima fila nelle vetrine nelle librerie italiane e la vetta delle classifiche di vendita.

Si favoleggia di eserciti di editor e di ghost writer assoldati per rileggere, correggere e confezionare le opere del Nostro, anche se poi sono in molti a giurare che Vespa faccia tutto o gran parte del lavoro da solo, come un ostinato artigiano che si dedica quotidianamente alla parola scritta, lui che di quella parlata è in assoluto il maestro di cerimonia. Fatto sta che ogni volta, in attesa della rituale presentazione del nuovo tomo, si scatena l’inferno.

Così anche per “Nel segno del Cavaliere”, l’ultima fatica e l’ennesima intervista-fiume al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Dalle rivelazioni sul libro veniamo a sapere che sì, Fini ha il diritto di dire la sua ma non era questo il modo di comportarsi, che la riduzione delle tasse per adesso è rimandata, che le accuse di corruzione che hanno colpito ministri del governo, grand commis dello Stato e personaggi di primo piano del Pdl, sono “casi isolati” che non influenzeranno l’azione del governo. Virgolettato attribuito al Cavaliere, questo sui “casi isolati”, che però il Cavaliere si è affrettato a smentire, dopo che i “si dice” e i “l’ho letto in una bozza del libro” avevano scatenato la solita ridda di voci, supposizioni e anticipazioni.

Non ci sogneremmo mai di criticare il successo dei libri di Vespa, visto che siamo in un Paese dove lettura, in fondo, fa ancora rima con paura. Quindi benvenuto al nuovo nato in casa Mondadori, l’augurio è che possa vendere quanto e più di prima. Ma l’osservazione che vorremmo fare è un’altra. Viviamo in un Paese in cui i giornalisti non fanno altro che strologare su quello che ha detto o non ha detto il premier nel chiuso delle sue stanze, al riparo da orecchie indiscrete e in un continuo di “riunioni segrete” con i suoi fedelissimi, a cui, a quanto pare, solo i suddetti giornalisti hanno accesso (spesso nelle loro fantasie).

Ecco, l’impressione è che le “anticipazioni” dei libri di Vespa siano diventate un po’ come le intercettazioni: ne prendi una parte, estrai una frase, un paragrafo al massimo, e li trasformi in un raggio missile che getta nello scompiglio l’esecutivo e costringe il capo del governo a ulteriori smentite e complicazioni. Sarà pur vero che smentire vuol dire raddoppiare l’effetto delle tue dichiarazioni ma se fossimo nei panni del premier, e dovessimo quotidianamente prendere posizione per commentare questo o quell’altro scoop saltato fuori dalle pagine di Bruno, francamente ci saremmo un po’ stancati di come vanno le cose.