Che fine ha fatto la proposta Renzi su Alitalia?

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Che fine ha fatto la proposta Renzi su Alitalia?

17 Maggio 2017

Il 26 aprile scorso, a pochi giorni dalle primarie del Pd, Matteo Renzi, nel corso del confronto su Sky con gli altri candidati alla segreteria Dem, annunciava: “Il Pd presenterà una proposta su Alitalia entro il 15 maggio”. Il 15 maggio è passato. Mercoledì sera il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda dovrebbe validare il bando per la vendita, per intero o a pezzi, della compagnia aerea. Ma della proposta di Renzi ancora non si vede nemmeno l’ombra.

Tutto tace, insomma. O quasi. Perché Renzi è sì tornato a parlare di Alitalia ma non ha presentato nessun piano. Anzi, ha praticamente confermato quello che era sotto gli occhi di tutti ormai da mesi e cioè che le difficoltà della compagnia sono da addebitare “ai costi eccessivi e agli errori del management”. Domanda: ma non è stato lo stesso Renzi a presentare nel 2014, con tanto di retorica da boom anni Sessanta, il piano industriale di Etihad – che ha rilevato il 49% di Alitalia – come la soluzione a tutti i mali della compagnia?

Dopo il 2014, probabilmente nessuno al governo si è più assunto l’onere di controllare come stava procedendo la “arabizzazione” della compagnia: le perdite si erano ridotte da 600 a 200 milioni, ma sulle lunghe tratte Alitalia ha continuato a pagare la forte concorrenza di altri vettori, come pure sulle rotte europee a corto e medio raggio ha dovuto scontare la concorrenza spietata delle compagnie low cost. Del resto, come abbiamo appreso da Report, Alitalia continua a pagare il carburante il 20% in più rispetto ai costi di mercato. Altro che rilancio.

La vittoria del NO al referendum, non quello costituzionale, ma all’interno di Alitalia, con la rivolta dei lavoratori dell’azienda, andrebbe letto forse anche in questo senso: se i risultati incassati da Etihad negli anni scorsi non hanno risolto la crisi Alitalia, e del fantomatico piano di rilancio industriale si è saputo poco e niente, eccetto che prevedeva nuovi tagli a stipendi e personale, perché i lavoratori avrebbero dovuto votarlo? E così, mentre il ministro Calenda continua a tenere ben piantati i suoi paletti, no alla nazionalizzazione, prestito ponte in attesa di trovare un nuovo partner industriale, Renzi deve averci pensato su e ha fatto retromarcia sulla “proposta per Alitalia”.
Peccato però che la domanda resta sempre la stessa: che fine farà Alitalia una volta finito il prestito ponte?