Che fine hanno fatto i difensori della Costituzione più bella del mondo?

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Che fine hanno fatto i difensori della Costituzione più bella del mondo?

Che fine hanno fatto i difensori della Costituzione più bella del mondo?

29 Aprile 2020

C’era una volta la Costituzione: quella “più bella del mondo”, figlia della democrazia, simbolo dell’Italia repubblicana, innalzata e difesa in questi anni da folte schiere di vestali e sommi sacerdoti, pronti ad additare come minaccia chiunque cercasse di modificarla, anche lievemente. Così era, almeno fino a quando nelle nostre vite è entrato il coronavirus: da allora di tali armigeri non v’è più traccia alcuna, perché sono scomparsi dagli editoriali e dai network che scandiscono la vita politica italiana e che sono oramai inondati da tecno-becchini e competenti vari, autoproclamatisi reggenti della Nazione.

Persino i gendarmi del parlamentarismo latitano, davanti a quella che è a tutti gli effetti una sospensione della democrazia parlamentare, sostituta dall’oligarchia dei DPCM – Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri – che ormai sembra essere l’unica fonte legislativa di questo Paese. Ritornano alla mente quelle battaglie fatte a suon di manuali di diritto costituzionale, brandendo, inoltre, copie della Costituzione come fosse la durlindana; senza dimenticare, poi, tutte le polemiche che seguivano all’approvazione dei decreti-legge del governo, accompagnati da processioni corali di protesta, che invocavano l’intervento della Consulta.

Erano tempi diversi quelli, perché al governo c’erano altri politici e certa nomenclatura si riteneva minacciata. Oggi, invece, al governo c’è il Prof. Conte, che ha sempre rivendicato il suo essere “giurista”, sin dal suo primo discorso parlamentare per ottenere la fiducia delle Camere, definendosi solennemente “Avvocato del popolo”: una sorta di tribuno della plebe in versione contemporanea. Ora siamo in piena emergenza, che viene definita dal governo “guerra”, utilizzando impropriamente un termine che appare per quanto letterariamente romantico, assolutamente fuori contesto, in quella che è una terribile pandemia: non ci sono nemici alle porte, né flotte pronte a invadere i sacri confini, ma un nemico invisibile che credevamo scomparso nelle nebbie del passato. La nostra Costituzione, infatti, non prevede poteri straordinari al governo in situazioni di pandemia, ma solo in caso di guerra e non è questo il caso.

Alcuni fini giuristi – primo fra tutti il Prof. Sabino Cassese – hanno evidenziato l’uso improprio che il governo sta facendo del DPCM e lo stesso vale per il trattamento riservato al Parlamento, che dovrebbe essere l’organo centrale del nostro sistema istituzionale, ma che, invece, è stato quasi completamente esautorato dalle sue funzioni ed è stato ridotto a mero spettatore delle decisioni del governo: ne sono un esempio le misure di contrasto alla pandemia e le trattive europee fra MES ed

Eurobond, perché in entrambi i casi il governo ha preferito fare da solo, escludendo i rappresentanti del popolo – quelli legalmente autentici – dal potere di intervenire.

Si tratta di un precedente pericoloso e assolutamente illegittimo da un punto di vista meramente giuridico, ma anche uno strappo alla consolidata prassi storica, che nel nostro Paese ha sempre accompagnato la vita politica, anche nei momenti di maggiore difficoltà. Anche il ruolo delle opposizioni – che, di solito, in situazioni di emergenza vengono coinvolte anche simbolicamente per rappresentare l’unita della Nazione – si e tramutato in mere comparse, in quanto sono state ricevute a Palazzo Chigi più per cortesia che per altro. Non è passata inosservata, infine, l’affermazione di uno dei politici più moderati fra i capi delegazione delle forze di centrodestra, il quale irritato dal governo ha dichiarato: “non siamo venuti a prendere il caffè.”

Purtroppo dei difensori della Costituzione non si è fatto vivo nessuno, non si alzato neanche un piccolo grido di dolore per una Costituzione che, con tutti i suoi difetti, è pur sempre in vigore ed è, pertanto, civilmente sacra.