In questi giorni si stanno susseguendo le notizie su una possibile origine del coronavirus responsabile del Covid-19 da un laboratorio di bio-sicurezza cinese della città di Wuhan, nella provincia di Hubei.
Non c’è nulla di certo al riguardo, così come non ci sono certezze in generale sull’origine del virus, ma trattasi di un’ipotesi che allo stato attuale non è possibile escludere.
Ciò che sembra invece ormai acclarato è che il primo caso di contagio da Covid-19 risale al 17 novembre del 2019 e che l’allarme lanciato dalle autorità cinesi è invece scattato solamente il 23 gennaio 2020, ben due mesi più tardi.
La difficoltà della ricostruzione dell’origine del coronavirus è dovuta a molti fattori, tra cui non dimentichiamo la censura di Pechino, assai operativa e celere nel blocco della circolazione di informazioni e nella repressione riguardante qualunque notizia che potrebbe ledere l’immagine del Paese.
Non sappiamo dunque se l’origine del Covid-19 sia causato dal passaggio del coronavirus da un animale all’uomo ( spillover in termine tecnico), diretto oppure tramite un animale serbatoio, o se invece risalirebbe a esperimenti compiuti in un laboratorio di bio-sicurezza cinese.
Un elemento di cui tener conto però sono i controversi esperimenti compiuti in Cina di creazione di virus-chimera, documentati nello studio apparso sulla rinomata rivista scientifica Nature Medicine, nel dicembre 2015. Nell’articolo viene riferito della ricerca sulle potenzialità delle malattie causate da coronavirus come la SARS, che circolano all’interno di alcune specie di pipistrello cinese il cui nome scientifico è Rhinolophus sinicus. Per studiare tali potenzialità è stato creato in laboratorio un virus chimerico tra un coronavirus scoperto nei pipistrelli cinesi e un coronavirus che causa la Sars nei topi.
Come ben sappiamo la Cina non è nuova a sperimentazioni scientifiche discutibili e quando uscì la pubblicazione dello studio in questione la comunità scientifica internazionale insorse con forti polemiche denunciando le possibili e soprattutto pericolose conseguenze per la salute pubblica, tra cui il rischio di una potenziale pandemia. Non solo, ci si chiedeva persino se i dati ricavati da tali studi giustificassero i rischi correlati o la produzione di studi ulteriori, insomma se davvero il gioco valesse la candela.
Non si può dunque escludere a priori che il coronavirus responsabile del Covid-19 possa essere stato creato in un laboratorio di bio-sicurezza, o che tantomeno possa essere fuggito da un simile laboratorio, a maggior ragione se si tiene conto che proprio a Wuhan, come ha messo in luce la rivista Nature a febbraio del 2017 si trova il noto bio-laboratorio di massima sicurezza BSL-4 che
studia gli agenti patogeni più pericolosi del mondo.
Come riporta Nature, Richard Ebright, biologo molecolare della Rutgers University del New Jersey, afferma che “il virus della Sars è fuggito dai centri di ricerca ad alto livello di Pechino più volte”. Inoltre, sempre su Nature si sottolinea come una società aperta e trasparente sia fondamentale per la sicurezza dei laboratori BSL-4 che devono servirsi al tal fine di diversi punti di vista, di libertà di espressione e di circolazione delle informazioni, tutti aspetti assenti nella società cinese attuale, il che contribuisce a sollevare legittimi sospetti e ad aumentare gli interrogativi sulla misteriosa origine del virus, già espressi dalla stampa internazionale.