Che vinca o no, Sarkò sarà ricordato solo come un presidente di transizione

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Che vinca o no, Sarkò sarà ricordato solo come un presidente di transizione

Che vinca o no, Sarkò sarà ricordato solo come un presidente di transizione

25 Aprile 2012

Il primo round elettorale francese ha fornito importanti indicazioni: sembra infatti che buona parte del popolo francese si sia ampiamente resa conto che la dialettica tra Stato-nazione da una parte e UE (e lobbies internazionali) dall’altra ha oggi un’importanza maggiore di quella, tradizionale, tra destre e sinistre nazionali.

Dei 4 maggiori candidati, l’unico che rappresenta la continuita’ nell’attuale dialettica tra Stato- nazione ed UE e’ Sarkozy. Tutti gli altri – Holland, Le Pen e Melenchon – hanno propugnato a diverso titolo una correzione dell’attuale rapporto, che vede l’UE e la signora Merkel imporre una recessione continentale dagli effetti devastanti per molte economie nazionali, ed in ultima istanza anche per il futuro dell’Euro.

Il tardivo e maldestro tentativo di Sarkozy di rovesciare il suo approccio politico e di occultare le sue gigantesche responsabilita’ non sembra, fortunatamente, essere stato considerato credibile dall’elettorato francese. Negli ultimi anni, Sarkozy ha sostanzialmente schermato la Merkel dal rischio di un crescente isolamento – e senza influire minimanente sulle sue disastrose scelte a livello europeo – in cambio della mera e meschina concessione dei riflettori del circo mediatico, che lo hanno visto, a piu’ riprese, attaccare, minacciare, schernire o sminuire pubblicamente i Governi di Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo, Italia e perfino della Danimarca, alla quale Sarkozy e’ giunto a rammentare acidamente le dimensioni del Paese e la presunta irrilevanza del suo ruolo di Presidente semestrale dell’UE.

Era tempo che non si vedeva un tale livello di arroganza, e cosi’ disgiunto da effettive capacita’ di leadership, in Francia e nell’UE! Nel momento in cui i “polls” hanno indicato la probabile bocciatura da parte dell’elettorato francese di tale politica dell’immagine priva di contenuti (all’ombra del sogno della “grandeur”), Sarkozy ha rocambolescamente cercato di invertire la rotta, presentandosi come l’alfiere degli interessi nazionali francesi contro l’UE: un “salto della quaglia” tanto privo di pudore quanto di credibilita’.

Le chances di rielezione di Sarkozy si basano ora in gran parte sulle scelte del 20% dell’elettorato che ha votato Fronte Nazionale, e sono fortunatamente molto basse. Gran parte di tale elettorato appare aver perfettamente compreso che Holland, per quanto di sinistra, rappresenta una migliore garanzia di Sarkozy contro la “dittatura” della Merkel e dell’Euro a qualunque costo, inclusa la recessione generalizzata, e molto prevedibilmente si asterra’ dal sostenere colui che, insieme alla signora Merkel, ne e’ indubbiamente il principale responsabile.

Cosi’ Sarkozy passera’ alla storia come una figura secondaria, un Presidente di mera transizione: ed e’ esattamente quello che si merita, e che meritano al tempo stesso la Francia e l’Europa. Secondo Marine Le Pen, “Sarkozy non ha più nessuna chance. In caso di sconfitta, ci sarà una ricomposizione del paesaggio politico francese” e –aggiungiamo noi – dello scenario politico europeo. Sara’ bene che in Italia il PdL se ne renda rapidamente conto, considerando seriamente l’ipotesi di porre fine al commissarimento da Bruxelles rappresentato dall’attuale Governo, che a suon di aumenti di tasse e tariffe degni della peggiore partitocrazia, appare disposto a spingere la recessione fino a trasformare l’Italia in un  “museo a cielo aperto”.

Come autorevolmente affermato da decine di qualificati politici ed economisti di tutto il mondo, incluso l’ex Presidente del Consiglio Lamberto Dini, le terapie per uscire dalla crisi dell’Euro non risiedono tanto in manovre nazionali recessive, ma innanzitutto in precise e coraggiose scelte comunitarie: dalla svalutazione dell’Euro all’emissione di bonds europei, fino a gesti simbolici ma indicativi quali la bocciatura dell’arrogante progetto di bilancio 2014-2020 dell’UE che prevedrebbe, nell’attuale contesto, un aumento delle spese della Commissione di addirittura oltre il 5% annuale.

Spiace sinceramente che Silvio Berlusconi, anche grazie all’assalto della demagogia della sinistra politica e giudiziaria, non sia stato in grado di porsi quale credibile capofila del crescente dissenso contro la “dittatura” Sarkozy-Merkel-Barroso. La leadership di tale fronte passera’ prevedibilmente alla Francia di Holland, e sara’ bene che il PdL la consideri attentamente, andando oltre gli steccati ideologici ed abbandonando la sinistra italiana alla miseria della sua demagogia  antinazionale.