Chi credete che sia Gesù di Nazareth?

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Chi credete che sia Gesù di Nazareth?

03 Giugno 2007

L’ultimo libro di Joseph Ratzinger (firmatosi anche come Benedetto XVI) “Gesù di Nazarteh” è un vero best-seller dal 16 aprile scorso in poi, anche se, purtroppo, credo sia stato per molti il classico libro “da esposizione”: guai a non averlo in casa, ma spesso senza che venga mai neanche aperto. E sarebbe proprio un vero peccato, in quanto si tratta di un libro molto serio e certo impegnativo nei contenuti, ma allo stesso tempo avvincente e concreto, che Ratzinger ha saputo scrivere in una prosa scorrevole, semplice ed elegante come da sua abitudine.

Avendo personalmente presenziato alla prima presentazione pubblica in Italia del libro, tenutasi nel Duomo di Milano con il cardinale arcivescovo Tettamanzi che ospitava il cardinale tedesco Walter Kasper (teologo e presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani) e lo storico Ernesto Galli della Loggia, sono decisamente convinto nell’affermare che i dibattiti sollevati da più fonti dopo l’uscita del libro siano piuttosto pretestuosi ed utili solo a spostare l’attenzione su marginali polemiche e questioni di lana caprina che non credo fossero nemmeno minimamente nelle intenzioni dell’autore del libro. A dispetto (ma con rispetto) delle ardite dispute esegetiche fra teologi e professori universitari, credo che Ratzinger abbia voluto presentare, in un libro davvero leggibile da tutti, la sua personale testimonianza, costruita lungo anni di studi ed approfondimenti, su Gesù, il figlio del Dio vivente, che in un determinato periodo e in un preciso luogo ha sperimentato la nostra condizione umana in ogni sua sfaccettatura. Partendo dal titolo e a ciò che lascerebbe supporre dal punto di vista storico/biografico, il libro è incompleto, come lo stesso autore tiene a precisare. Infatti, si parla solo di alcune ben precise fasi della vita di Gesù, mentre viene già anticipato che le mancanti saranno materia per un secondo volume al quale Benedetto XVI è già al lavoro. In questo volume troviamo capitoli riguardanti i temi: il battesimo di Gesù, le tentazioni di Gesù, il “discorso della montagna”, il “Padre nostro”, i discepoli di Gesù, le parabole, le immagini Giovannee (acqua, vite/vino, pane, pastore), la confessione di Pietro, la trasfigurazione, ed una parte finale che racchiude le affermazioni di Gesù su se stesso.

“Voi chi dite che io sia?” (Matteo 16,15). Questa è l’ unica domanda, vero fulcro di tutta l’opera, verso la cui risposta Ratzinger tenta di guidarci pagina per pagina, non solo mediante dei semplici dati storici, ma parlandoci della figura umana di Gesù in rapporto col Padre, approfondendola meticolosamente. E la domanda, nel pieno rispetto della libertà individuale, viene lasciata in eredità al lettore, sospesa nell’aria proprio come rimase sospesa fra i discepoli, tra i quali nessuno seppe rispondere autonomamente. Allo stesso Pietro, Cristo ricordò che “né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. Ecco che allora a fianco dell’esegesi storico-critica non può che esservi una profonda professione di fede, pena la mancata vera comprensione dell’operato di colui che non è stato un “mito” o una “leggenda”, ma un uomo in carne e sangue come noi, glorificato nel suo essere dalla natura Divina del Padre. Si tratta di una triangolazione che mette in reciproco rapporto il Dio dell’antica alleanza con il Gesù “storico”, uomo realmente vissuto in un dato tempo ed in un dato luogo, ed il Cristo della fede, capo della Chiesa sua eterna sposa, claudicante ma invalicabile.

E’ all’interno di questo rapporto che Ratzinger ci spiega da un lato la strettissima giunzione che lega Cristo ed il cattolicesimo con tutta la tradizione biblica ebraica. Dio Padre, dopo aver dato le tavole delle leggi ad Israele, porta a compimento le parole dei profeti e manda il suo unico Figlio affinché, quale “nuovo Adamo”, attui la sua missione salvifica. Gesù è nella torah, ed è un attento osservante della legge. Ma nutrendo anche un profondo e vero interesse, una sincera “passione” (pathos: sofferenza), per l’uomo è in grado di porsi (dando scandalo) contro il “precettismo” ebraico. Cristo presenta una nuova sostanzialità di valori che sembra portino ad una frattura con l’ebraismo (“Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!” Marco 2,27), ma in realtà non è così. In realtà porta la torah solo al vero compimento. Il nesso fra cristianesimo ed ebraismo è strettissimo, e solo così la divinità di Gesù viene fuori con chiarezza: nessun rabbino avrebbe potuto parlare così bene dei testi antichi della legge, nessun altro rabbino avrebbe potuto avere una padronanza della torah pari a quella che Gesù dimostra. Tutte le azioni di Gesù riportano la sua autorità, il suo parlare al Padre mediante questo rapporto così intimo. E infatti il passo successivo è la capacità di attualizzare questa tradizione biblica portando all’universalizzazione di Israele. Solo Cristo poteva disporre in quel modo della liturgia ebraica, essendo non solo “nuovo Adamo” ma anche “nuovo Mosè” e parlare per mezzo del Padre, senza buttare nulla dei testi antichi ma attualizzandoli ed universalizzandoli. Celebri le contrapposizioni del discorso della montagna: “vi fu detto….ma io vi dico….”  

Grazie a questo libro, Ratzinger ci offre numerosi spunti utili a mostrarci una grande unità della bibbia tra antico e nuovo testamento: l’ermeneutica della tradizione patristica con l’ermeneutica moderna. La torah del messia è perciò il completamento evidente grazie al quale le radici ebraiche divengono le vere radici del cristianesimo. Questo è un aspetto fondamentale grazie al quale Benedetto XVI, seguendo le tracce del suo amato predecessore, vuole essere promotore assoluto di amicizia e convergenza fra cattolici ed ebrei. Molto interessanti sotto questo aspetto sono le numerose citazioni del libro “A Rabbi talks with Jesus” di Jacob Neusner, rabbino ortodosso statunitense, professore alla Columbia University ed uno dei più importanti studiosi del giudaismo.

Essendo da Benedetto XVI così sapientemente intrecciate le prospettive storiche, culturali e teologiche, tanto da poterci indurre a tre distinte letture del libro, possiamo inoltre grazie a questa ultima produzione del Santo Padre provare a dare delle concrete risposte sia alle false volgarizzazioni che recentemente sono state fatte sulla figura di Cristo (vedi Dan Brown o l’accoppiata Augias/Pesce) e che comunque, grazie al sempre vivo fascino che Egli esercita, hanno raggiunto numerose persone, sia alle più profonde e comprensibili letture che a partire dall’illuminismo in poi la “teologia moderna” ha fatto venire alla luce. Vi era un “Gesù storico” che a stento veniva digerito come il vero figlio del Dio vivente. Si è cercato di proporre un “Gesù rabbino”, un “Gesù amico dei poveri” un “Gesù rivoluzionario”, un “Gesù profeta” ….ed anche persino un Gesù “inganno” o “mistificazione”. Ma citando Romano Guardini, che Ratzinger indica come uno dei suoi più vivi ispiratori: “…Il cristianesimo non è nemmeno una interpretazione della vita, ma è Gesù con la sua vita, le sue opere, il suo destino”, allora ci è chiaro quanto queste interpretazioni siano solo fuorvianti per un vero cristiano. Molto semplicemente, se perdiamo Lui abbiamo perso tutto. Perciò il libro è una valida risposta a queste tendenze, e va al contrattacco: Cristo è il figlio di Dio professato dalla Chiesa.

Questo aspetto è vitale, oggi che i diritti umani individuali sembrano la nuova ed unica religione civile, ed il rischio è che il cristianesimo diventi la premessa ad un certo tipo di impegno politico.  Benedetto XVI ci mette in guardia, e ci spinge a fare una corretta interpretazione del “discorso della montagna”. La politica è un territorio laico dove si muove la libertà dell’uomo, ma la sequela di Gesù non offre alcuna struttura sociale realizzabile concretamente sul piano politico. La politica rappresenta da sempre una grande tentazione interpretativa: la tentazione del “bene” del “costruire il regno sulla terra”. La politica è la responsabilità dell’umano all’interno della sua libertà. La chiesa può dare la sua opinione come ogni altro organismo costituente una società civile, o richiamare chi si professa cattolico ad una certa coerenza con le consequenziali scelte politiche, ma pone un deciso rifiuto dell’ambito prettamente politico, in modo da garantire questa “laicità dello stato” che invece molti vorrebbero dimostrare sempre così pericolante.

Molti sarebbero ancora i temi da approfondire, ma poco è lo spazio a disposizione. Avrei voluto concludere segnalandovi il capitolo che, a mio parere, lascia maggiormente stupiti per  bellezza di prosa e contenuti. Ma confesso che è davvero una scelta improba, tanti sono i passaggi degni di nota: il discorso della montagna, le immagini Giovannee, l’esegesi di tre grandi parabole… Ma per un criterio di universalità e di maggiore ricettività da parte anche di coloro che davvero possiedono solo reminiscenze scolastiche o infantili della fede, consiglio la lettura del capitolo relativo alla “preghiera di Gesù”. Vi si analizza in modo tanto meticoloso quanto approfondito e perfettamente comprensibile a chiunque, l’invocazione iniziale e le sette domande, tre alla seconda persona singolare riguardanti la causa di Dio in questo mondo e quattro alla prima persona plurale relative alle nostre speranze, bisogni e difficoltà; che messe assieme compongono il “Padre nostro”. Una preghiera apparentemente banale perchè passata dalle labbra di chissà quante persone per chissà quante volte, me compreso. Ma che racchiude dentro di sé un vero e proprio compendio di teologia. Si tratta indiscutibilmente di un libro ben impostato, curato nei particolari, non semplice nei contenuti ma davvero comprensibile a tutti e che caldamente consiglio di leggere, che ci rende affascinante la figura di Gesù e che può davvero aiutare a credere e testimoniare meglio la nostra fede. Anche se poi, insegna Ratzinger, tutto si risolverà sempre e comunque in un atto di libera scelta, il vero atto di fede: “Voi, chi dite che io sia?”.