“Chi da Todi spara su Norcia non ha capito niente”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Chi da Todi spara su Norcia non ha capito niente”

“Chi da Todi spara su Norcia non ha capito niente”

13 Ottobre 2011

Un auspicio. Che racchiude in sé più cose: il senso di Norcia, un messaggio al Forum di Todi e una prospettiva, culturale, valoriale e politica: il partito dei moderati dove cattolici e laici, credenti e non credenti, si impegnano in un percorso comune partendo da pochi (ma buoni) principi condivisi di ispirazione cristiana. L’auspicio di Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl e presidente onorario della Fondazione Magna Carta da sette anni artefice degli “Incontri di Norcia’ è che dall’evento di sabato e domenica nella cittadina umbra “giungano proposte precise sui contenuti e anche domande alle quali, nei giorni successivi, da Todi ci attendiamo risposte. È un modo laico per trasformare una coincidenza che sa di diabolico in una occasione provvidenziale”. Un modo sicuramente laico ma altrettanto raffinato per respingere le strumentalizzazioni che anche in ambito cattolico, vorrebbero Norcia contro Todi e viceversa. Della serie: "Chi da Todi spara su Norcia, non ha capito niente".

 Senatore Quagliariello, cosa sono gli ‘Incontri di Norcia’?

Esistono da sette anni e nascono da un’idea.

Quale?

Che nel terzo millennio dopo la crisi delle ideologie, i principi cristiani possano avere l’ambizione di essere la bussola di chi crede ma anche di chi non crede, e che dal punto di vista culturale, il confronto di fondo che per forza di cose si riverbera in politica, è tra l’ispirazione cristiana e il relativismo.

Cosa ha prodotto Norcia in questi sette anni?

Ha prodotto una maggiore consapevolezza in una classe dirigente che ha lavorato nelle istituzioni e che alcuni successi sul terreno dei principi non negoziabili li ha ottenuti. Norcia ha prodotto anche la consapevolezza che dopo un partito come Forza Italia dove stavano insieme laici e cattolici provenienti da storie diverse e orgogliosi di queste storie diverse, ci possa essere un partito dove laici e cattolici si rifacciano a pochi ma condivisi principi, propri della tradizione cristiana. Norcia ha prodotto, infine, la consapevolezza che la politica del fare è stata certamente una conquista di pragmatismo che ha avvicinato all’idea che la politica debba servire il bene comune e non l’ideologia di parte, ma che se non trova un ancoraggio di fondo in pochi indefettibili principi si può trasformare in una versione solamente più accettabile del relativismo.

Beh, ma sul concetto di politica del fare è nata Fi ed è uno dei cardini del profilo del Pdl.

Non si tratta di rigettare questa esperienza ma di andare oltre, di legare quanto è stato fatto alla consapevolezza di una classe dirigente fatta di credenti e non credenti che mirano alla costruzione di un partito che abbia la sua ispirazione nei principi cristiani. Un esperimento di nuova laicità che nulla ha a che vedere né col clericalismo, tantomeno con il bigottismo.

Lei parla di una classe dirigente che ha lavorato nelle istituzioni e che ha difeso i principi non negoziabili, eppure il cardinale Bagnasco ha chiaramente detto che non basta, serve di più e altro in politica. Cosa risponde?

È evidente che alla politica servono nuove energie ed è altrettanto evidente che serve anche un rinnovamento generazionale. Dico due cose: questo progetto non comporta buttare o mettere da parte quanto di buono in questi anni si è costruito, e ancor meno comporta un ritorno a un partito o a uno pseudo partito dei cattolici. La Chiesa ha ripreso vigore nel momento in cui ha parlato dal pulpito e non attraverso un braccio secolare e questa è stata anche una scelta di laicità. Io sono certo che nessuno nella Chiesa pensa di tornare indietro su queste scelte. Sarebbe grave se l’impulso a suscitare nuove energie – impulso sacrosanto -, fosse scambiato per la costruzione di nuovi monopoli.

Eppure i cattolici impegnati in politica stanno in due schieramenti distanti e contrapposti. Dov’è, allora, e qual è il punto di incontro?

I cattolici stanno su due fronti e se c’è il bipolarismo, su due fronti dovranno rimanere. Sono importati due cose. La prima è che i due fronti non siano impermeabili a nuovi arrivi. La seconda è che pur militando su fronti differenti, alcune iniziative come quelle per i principi previ, siano portate avanti insieme.

Sì, ma come pensa di costruire il partito dei moderati?

Il popolarismo europeo non è esente da questo universo di crisi, ma è pur sempre la nostra famiglia. E’ da quell’ambito che dobbiamo ripartire. L’esperienza che una classe dirigente ha maturato nel Pdl,  quella di altri spezzoni che hanno caratterizzato altre esperienze partitiche di centro e le nuove energie che si ritrovano per la prima volta a Todi, possono confrontarsi e darsi un appuntamento costitutivo.

Con quale prospettiva temporale? Durante o dopo l’era Berlusconi?

 È un processo che richiede tempo e che indubbiamente deve essere adattato alla contingenza politica che nessuno può prevedere. L’importante è che in questa fase nessuno si senta il depositario unico e che nessuno eriga steccati.

C’è chi nel mondo cattolico sostiene che i principi non negoziabili non sono più la priorità ma che in questa fase, la priorità è la questione sociale. Quasi un ridimensionamento del vostro impegno. Cosa ne pensa?

A chi sostiene questo consiglierei di leggersi la Caritas in Veritate e l’intervento del Papa davanti al parlamento tedesco. Non perché in questo caso valga la sua infallibilità, ma perché i due testi spiegano perfettamente come di fronte alla sfida antropologica propria del secolo nel quale la scienza rischia di diventare scientismo e di assumere la funzione di un’ideologia di sostituzione, se non si crea un rapporto inscindibile tra principi previ e questione sociale, se si privilegia la seconda alla prima si rischia di non andare da nessuna parte. Non esiste più la politica dei due tempi, non esiste più il riformatore cattolico che raddrizza le gambe storte del mercato. O si parte dalla difesa della vita, della tradizione e si sconfigge una filosofia relativista e nichilista, oppure viene travolta anche la nozione di persona e di solidarietà tra le persone. E a quel punto, la questione sociale diventa una chimera o, peggio, una sub-cultura elettorale.

Però deve ammettere che sulla questione sociale, nuova emergenza in tempi di crisi, il governo di centrodestra ha deluso molte aspettative dimostrandosi spesso debole e incerto.

Questo governo ha fatto quello che ha potuto nel momento più difficile della storia contemporanea, ma nessuno in ambito cattolico dovrebbe dimenticare o sottovalutare che la maggiorparte dei soldi a disposizione sono stati spesi in ammortizzatori sociali e per tenere in piedi quella rete di solidarietà che in Italia ancora oggi appoggia prevalentemente sul pubblico. Certo, non si è fatto quel che era stato detto sulla famiglia, ma se non si fossero difesi in questo caso i principi previ e avessimo continuato a discutere di famiglie differenti da quelle previste dalla Costituzione, oggi forse non avremmo avuto nemmeno la possibilità di progettare per il futuro interventi a favore della famiglia. È evidente che siamo ad un cambio complessivo dei paradigmi, la Chiesa ne è consapevole come dimostra l’inchiesta che la Cei ha condotto sul rischio demografico. Di fronte a questi scenari, servono risposte di fondo ed è su questo che ci confronteremo a Norcia, non in piccole polemiche che lasciano il tempo che trovano e, a volte, provengono anche da ambienti cattolici.

Norcia in continuità con Todi è il suo messaggio, tuttavia la sensazione è che il Forum voglia tenersi lontano da qualsiasi contaminazione con i politici del Pdl.

A me pare che la scelta sia quella di tenersi al riparo dalla contaminazione con i politici, non mi risulta che a Todi vi siano politici del Pd o politici centristi. E in questa prima fase mi sembra una scelta, anche saggia, se Todi deve servire a suscitare energie nuove che dal mondo dell’associazionismo giungono a interessarsi della cosa pubblica. L’importante, è che non sia una scelta di contrapposizione e soprattutto che non sia una scelta di chiusura al dialogo che, per quel che mi riguarda, ancor prima che sui contenitori deve essere sui contenuti.

È vero che alcuni esponenti del Forum invitati a Norcia avrebbero risposto ‘no grazie’?

Alcuni verranno, altri hanno disdetto ma io mi rifiuto di fare il processo alle intenzioni. Preferisco, invece, che da Norcia giungano proposte precise sui contenuti e anche domande alle quali, nei giorni successivi, da Todi ci attendiamo risposte. È un modo laico per trasformare una coincidenza che sa di diabolico in una occasione provvidenziale.