Chi ha scritto il Dpcm non conosce l’Italia ma soltanto i Parioli. Forse.
03 Dicembre 2020
Nonostante la riunione delle Regioni con il Presidente Conte, dobbiamo purtroppo rilevare che il Governo non ha accolto nessuna delle nostre proposte di modifica al Decreto di Natale.
Ritengo che le misure prese siano contrarie ai princìpi che fino a oggi abbiamo usato: collegare il rischio Covid presente in ogni territorio alle regole da applicare. La limitazione della libertà dei cittadini deve essere proporzionata al pericolo. Ora invece che il Covid cala in molte zone del Paese, si decide di chiudere indiscriminatamente. E lo si fa proprio nei giorni in cui, a Natale e Capodanno, gli italiani, che si sono impegnati tanto a rispettare le regole, avrebbero meritato un po’ di fiato: la possibilità di lavorare e di vedere qualche amico e qualche parente. In più lo si fa penalizzando chi vive nelle piccole città, da cui non si potrà uscire neppure per fare due chilometri di strada. Mentre nelle grandi città ovviamente gli spazi di libertà sono ben altri. Altro che “zone bianche”! I ristoranti continueranno a chiudere, come i bar, alle 18. E questo a prescindere dai dati dell’epidemia.
Ora qualcuno del Governo mi spiegherà perché, di fronte a dati in calo della Liguria, come di molte altre regioni, un fratello non potrà passare il Natale con la sorella, un genitore con i figli.
Ma qualcuno a Roma ha mai viaggiato per l’Italia, o vivono tutti ai Parioli? Perché se stai in una grande città puoi muoverti liberamente, se invece stai in un piccolo comune, probabilmente dovrai passare il Natale e il Capodanno da solo, anche se i parenti vivono a poche centinaia di metri ma in un altro comune. Magari ci si infetta di più se si attraversa il confine tra un comune e l’altro, mentre se si va da un capo all’altro di una grande città, il virus ci risparmia? Questa non l’avevo ancora sentita! Chi scrive queste norme ha mai vissuto nella province italiane o solo nelle grandi città? Sa che il nostro Paese è composto da tanti piccoli comuni, uno vicino all’altro e che così separeremo milioni di italiani senza valide motivazioni scientifiche legate alla lotta contro il virus? Cosa cambierà dal 23 al 24 dicembre? Da cosa è motivata questa scelta?
Lo stesso vale per ristoranti e bar: se uno ha un ristorante o un bar in un grande città, “buon per lui”, si fa per dire. Se la trattoria è in un piccolo paese, in una frazione, per chi starà mai aperta?
Se hai una casa a Cortina o Courmayeur e parti per le vacanze prima del 21 dicembre va tutto bene, ma se vuoi portare a Santo Stefano tuo figlio a fare una passeggiata nel parco, che è nel comune vicino al tuo, non puoi.
Vorrei peraltro capire come verranno risarcite le centinaia di migliaia di lavoratori che da queste misure verranno penalizzate. Si perderanno miliardi di euro. Io resto della mia opinione: a Natale e Capodanno, dove possibile, sarebbe stato giusto dare un po’ di libertà. Di movimento, di impresa, libertà emotiva di incontrare amici e parenti, sempre con prudenza. Libertà di culto, perché, i vescovi signorilmente non hanno detto nulla sull’anticipo della nascita di Gesù Bambino, ma io ancora non ho capito perché dovrei contagiarmi meno uscendo dalla Santa Messa di Natale alle 22 anziché alle 24. Se qualcuno me lo spiega… forse il virus vien di notte… come i Decreti di Natale!