Chi ha veramente a cuore la Puglia lavori per costruire l’alternativa
20 Giugno 2012
A Vendola sta a cuore la Puglia: è questo il lieto fine di quella che sembra l’ennesima favola raccontata dal governatore per placare gli animi dei pugliesi e dissuaderli dalla convinzione che le sirene romane esercitino su di lui un richiamo più forte di quanto non facciano i suoi doveri nei confronti di chi l’ha eletto Presidente. “We care”, è stato questo il motto utilizzato oggi da Vendola al termine della riunione con i consiglieri della maggioranza: un’americanata che fu propria prima di don Milani e poi di Veltroni, due personaggi che curiosamente rappresentano le due anime antitetiche del leader di Sel, quella cattolica e quella progressista, contraddizioni in lui vivissime che l’hanno reso tanto completo agli occhi di chi l’ha votato, quanto vuoto e mancante nel momento dell’azione.
Ma non bastano le parole per risollevare i destini di una Regione; i suoi discorsi pieni di verbi coniugati al futuro e al condizionale suonano ormai come promesse destinate ad infrangersi contro il muro della realtà ed i suoi obiettivi sono realizzabili solo al costo di sacrifici che nemmeno il più pessimista dei pugliesi avrebbe immaginato al momento della prima elezione di Nichi nell’ormai lontano 2005.
La verità è che se la Puglia gli fosse davvero stata a cuore, oggi Vendola sarebbe decantato dai cittadini, non avrebbe bisogno di autocelebrarsi o, peggio ancora, di giustificarsi per ogni iniziativa della sua giunta. Riconoscerebbe che caricarsi “sulle spalle un pezzo di Puglia: come per gli sfollati di Conversano, i parenti delle vittime di Barletta o dell’attentato di Brindisi, come la povera Melissa Bassi” è un dovere civico e morale di qualsiasi amministratore onesto, non lo millanterebbe come merito straordinario; ammetterebbe che le accuse di cattiva amministrazione della sanità da lui mosse a chi l’ha preceduto risultano quanto meno irrisorie alla luce di quella che è stata la sua gestione della cosa pubblica in quel campo, per lunghi tratti catastrofica e devastante; non cadrebbe nel paradosso di non riuscire a comunicare con i suoi alleati e collaboratori (come da lui stesso ammesso) dopo aver fatto della comunicazione sociale un baluardo della propria esperienza politica.
Nichi Vendola vive di quelle stesse contraddizioni che deprimono continuamente un popolo, il popolo pugliese, che meriterebbe amministratori migliori. L’alternativa dovrebbe fornirla il principale partito dell’opposto schieramente, e cioè il Pdl, vittima però di una gestione padronale che, tendendo a congelare le posizioni e le poltrone, rischia sempre più di bloccare il processo di rinnovamento di persone ed idee avviato con la fase congressuale del partito.
La Puglia, ad oggi, sta a cuore realmente soltanto ai pugliesi. E’ un’amara constatazione che vuole essere anche uno sprone nei confronti di chi sta dall’altra parte a farsi sentire, a lavorare alacremente per scardinare il vecchio sistema di potere e metterne in piedi uno nuovo, virtuoso.
“ La popolarità non deve essere la conservazione dell’esistente ma la spinta verso il cambiamento e l’innovazione”. Dice bene, il poeta di Terlizzi: la vera popolarità, quella appagata dalla gratitudine, è legata al cambiamento e all’innovazione, è differita nel tempo e spesso postuma; a lui serve consenso oggi ed è per questo legato a doppio filo all’apparire piuttosto che all’essere. Ma se non si giungerà ad un lieto fine, non siederà più nessuno ai suoi piedi ad ascoltare l’ennesima sconclusionata favoletta. E a quel punto, dall’altro lato, il centrodestra sarà pronto?