
Chi pagherà il debito se nel 2030 in Italia avremo 2 milioni di lavoratori in meno?

25 Luglio 2022
Nel 2030 all’Italia mancheranno quasi due milioni di lavoratori. Il nostro Paese è destinato a breve, quindi, a fare i conti con una forza lavoro drasticamente ridotta rispetto a quella attuale. A lanciare l’allarme è un’elaborazione del Sole 24 Ore basata sulle previsioni demografiche realizzate dall’Istat che, quest’anno, per la prima volta, ha pubblicato i dati su base provinciale.
Nel 2030, si stima, l’Italia sarà presumibilmente alle prese con un calo complessivo di quasi due milioni di persone occupabili tra quelle convenzionalmente considerate “in età attiva” (la fascia compresa tra i 15 e i 64 anni). Il saldo negativo si aggirerà attorno alle 150mila unità nella fascia d’età 15-29 anni. Nella fascia di età tra i 30 e i 64 anni, invece, si arriverà alla cifra record di 1,83 milioni di unità.
Scarsa natalità e progressivo invecchiamento sono alla base della spirale demografica che attanaglia il nostro Paese. A livello geografico, sembrano decisamente penalizzate le province del sud e delle isole, con contrazioni molto marcate, mentre Parma, Prato e Bologna appaiono le uniche province in controtendenza.
La spirale demografica che attanaglia l’Italia contribuisce drammaticamente a far letteralmente “sparire” milioni di unità di forza lavoro dal mercato del lavoro, oltre a tutte le altre conseguenze economiche e sociali generate dalla bassa natalità. Restando confinati all’ambito industriale e occupazionale, l’inevitabile rallentamento della produttività non potrà che incidere sul Pil. Occupazione e lavoro sono le due chiavi per generare più crescita e contribuire a far scendere il rapporto debito/Pil. Se il motore economico di un paese con un debito medio al 155% rischia di rallentare pesantemente, è necessario porsi seriamente la questione di chi pagherà il debito italiano.