Chi sceglierà Casini tra il Papa e la Bresso?

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Chi sceglierà Casini tra il Papa e la Bresso?

08 Febbraio 2010

L’alleanza elettorale dell’UDC di Casini e Buttiglione con il Pd di Mercedes Bresso in Piemonte suscita diversi interrogativi ai quali ha cercato di dare alcune risposte Rocco Bottiglione, anche mediante un intervento su “Il Foglio” dei giorni scorsi. Gli interrogativi concernono i cosiddetti “principi non negoziabili” che, secondo i detrattori dell’accordo, l’UDC sarà costretta a mettere da parte in Piemonte. Come si ricorderà, l’espressione “principi non negoziabili” era stata adoperata da Benedetto XVI proprio in un discorso ai deputati europei del Partito popolare europeo, del quale fa parte anche l’UDC. Casini era allora presente in platea. L’origine dell’espressione, però, è di più vecchia data, essendo contenuta anche nella famosa Nota dottrinale sui cattolici in politica voluta dal cardinale Ratzinger nel 2002, quando era prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Al primo posto tra i principi non negoziabili il papa aveva messo la difesa della vita, la promozione della famiglia naturale e la libertà di educazione. Sono proprio questi i punti che sembrano in pericolo nell’alleanza elettorale piemontese, avendo dato Mercedes Bresso ampia prova del suo orientamento a riguardo.

Rocco Bottiglione, cui va tutta la mia stima ma che su questo punto lascia perplessi, ha sostenuto che in Piemonte è stato scelta l’alleanza con il Pd poiché l’altra possibilità era l’alleanza con la Lega, che su due principi come l’accoglienza degli immigrati e l’unità nazionale è attestata su posizioni inaccettabili per l’UDC. In questa affermazione è presente un difetto di interpretazione dei principi non negoziabili. Bisogna distinguere tra quei principi che indicano cosa assolutamente non si deve mai fare da quei principi che indicano invece cosa si deve fare. I primi, negativi, obbligano assolutamente la coscienza del politico e non ammettono eccezioni. I secondi, positivi, indicano un bene da farsi e si sa che il bene si può fare in molti modi. Appartengono ai primi i principi della difesa della vita e della famiglia, appartengono ai secondi i due segnalati da Buttiglione. Infatti l’accoglienza degli immigrati si può realizzare in tanti modi ed è un principio positivo che deve essere rapportato anche con altri principi positivi. Lo stesso dicasi dell’unità nazionale: ci sono molti modi per perseguirla e non è detto che un sistema federalista non la rafforzi anziché indebolirla. Dopo le indicazioni del papa si sono potuti leggere molti elenchi di principi non negoziabili. Enzo Bianchi, per esempio, nel libro “Per un’etica condivisa”, ne ha proposto un suo elenco per molti versi opposto a quello di Benedetto XVI. Ma chi voglia attenersi alla lettera e allo spirito ratzingeriano dei principi non negoziabili non può mettere sullo stesso piano la difesa della vita e l’accoglienza degli immigrati. 

Ricordo che durante la campagna elettorale presidenziale americana era sorto lo stesso problema. I vescovi americani da sempre hanno espresso una grande sensibilità verso il diritto alla vita e verso l’aiuto all’immigrazione. Tra l’altro in America l’immigrazione è soprattutto messicana o latino americana e quindi prevalentemente cattolica. Essi avevano apprezzato la politica a tutela della vita del presidente Bush ma avevano criticato le restrizioni all’immigrazione. Ebbene, in campagna elettorale non hanno assolutamente posto le due cose sullo stesso piatto, ma hanno assegnato alla difesa della vita una priorità dirimente assoluta, sostenendo che non era lecito, in presenza di alternative, dare il proprio voto ad un candidato che prevedesse l’aborto nel proprio programma.

Proprio il programma è l’altro argomento portato da Buttiglione a sostegno dell’accordo con il Pd in Piemonte. L’Udc avrebbe definito con la Bresso un programma preciso, che prevede la tutela della vita e della famiglia e quando questo programma non venisse rispettato, l’UDC romperebbe l’accordo e ritirerebbe il proprio appoggio alla Presidente della regione. Qui interviene un giudizio di prudenza e opportunità. Si può pensare che la controparte sia in buona fede e procedere come si può far tesoro dei comportamenti assunti dalla controparte in passato e non concedere la buona fede. Credo che ci siano ampi argomenti a sostengo della seconda ipotesi che non dovrebbero permettere sogni tranquilli.

Anche la Bonino, con ogni probabilità, preparerà un programma conciliante, ma sarà sufficiente per dare garanzie ai cattolici? E quanto a principi di riferimento non sembra che la Bresso sia molto diversa dalla Bonino. In ogni accordo c’è il contratto scritto e c’è quello non scritto. Il secondo è sempre più importante del primo. Non ci si può rifare solo al contratto scritto in queste materie, ma la coscienza deve prudentemente valutare anche quello non scritto, che comprende la storia passata e i principi culturali di riferimento.