Chi si rivede, gli 80 euro (agli statali)
19 Agosto 2016
Ci avevamo preso. Nei giorni scorsi abbiamo scritto che, pur mancando ancora una data, si avvicina l’appuntamento del referendum costituzionale e – vista la malaparata nei sondaggi – Renzi si prepara a qualche altra mancetta che gli consenta di recuperare un po’ di consenso. E il nuovo spot sta arrivando. Un replay degli 80 euro. Destinati, stavolta, ai dipendenti pubblici.
“Più soldi nel contratto degli statali”, titolava ieri il Messaggero, spiegando che il costo della operazione si aggira intorno ai 3 miliardi di euro. Ma aumentare lo stipendio agli statali, in modo indiscriminato, è esattamente il contrario delle ricette di mercato alle quali Renzi diceva di ispirarsi annunziando di voler rottamare la vecchia sinistra. E invece sempre lì si torna, alla negazione della meritocrazia, alla logica degli scatti di anzianità e dei premi di produzione automatici, insomma a una politica economica dettata da atteggiamenti irresponsabili.
Renzi ha gettato la maschera ed è tornato alla casa del padre e alle più classiche politiche “de sinistra”, quelle per cui la ricchezza la intermedia solo lo Stato, che può decidere di farti scavare buche e riempire buche. Magari per sotterrare il cadavere della rottamazione, dell’Italia 2.0 e tutte le promesse di un paese più moderno e competitivo. L’elettorato che interessa a Renzi, nonostante tutto l’apparente nuovismo e il conflitto interno al suo partito, è sempre quello che rivuole Berlinguer, non quello che sogna Steve Jobs. Renzi non può permettersi che al referendum questo elettorato, l’elettorato tradizionale del Pd, voti No.
E quindi sotto con le solite tattiche, ve li ricordate i cento euro di rinnovo del contratto dell’ultimo Prodi? Ci risiamo. Nonostante la crescita zero e nonostante il record del debito pubblico, a cui Renzi ha contribuito con 141 miliardi, si continua pervicacemente ad aumentare la spesa dello stato. Con buona pace dei cosiddetti moderati che credono di avere ancora un ruolo in questo governo, e che hanno finora sostenuto, pateticamente, che Renzi “fa cose di destra”.
Fa bene Stefano Parisi, che si è candidato a guidare il fronte liberale e popolare, a chiedere ‘meno e meglio’, meno spesa pubblica e fatta (molto) meglio. Una ricetta autenticamente liberale. Il contrario delle trattative in cui è impelagato il Governo con i sindacati, per l’aumento degli stipendi ai dipendenti pubblici. Che è vero, come ricorda qualcuno, che hanno gli scatti bloccati da tempo. Ma a differenza dei lavoratori privati, durante la bufera della crisi, hanno conservato tutti il loro posto.