Chiodi: “L’Abruzzo non è un peso morto”
11 Gennaio 2011
Sorpresa. E’ stata questa la prima reazione del presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. E’ quasi mezzogiorno di lunedì. Un giorno di attese perché riprende ufficialmente il lavoro della politica dopo la pausa natalizia. E dalle agenzie arriva una stoccata inaspettata soprattutto perché ingiustificata. A lanciarla è Mario Borghezio, parlamentare europeo della Lega Nord. Senza mezzi termini Borghezio infatti ha condannato l’Abruzzo, insieme a tutto il Sud, accusandolo di essere un peso morto. Con un chiaro riferimento anche alla vicenda del terremoto che ha sconvolto L’Aquila.
Dopo un primo momento di sconcerto non si è fatta attendere la replica dei governanti abruzzesi, che hanno mostrato di essere ben dotati di quell’orgoglio a cui proprio l’esponente leghista aveva fatto riferimento. Innanzitutto le istituzioni. Perché, come ha sottolineato il governatore Chiodi, evidentemente c’è un difetto di informazione. “Borghezio – ha spiegato Chiodi – è male informato sul ruolo e sui risultati dell’attuale gestione di due anni di governo del centrodestra. Rispediamo al mittente il rilievo di essere cittadini lamentosi: venga qui a rendersi conto di persona di quanto accaduto”. E dalle istituzioni ai cittadini, soprattutto quelli aquilani, che in molti hanno portato come esempio di forza d’animo, pari a quella dimostrata dai veneti subito dopo l’alluvione.
Dello stesso avviso il vicecapogruppo vicario dei Senatori Pdl: "le parole usate dall’onorevole Borghezio nei confronti dell’Abruzzo sono espressione di un rigurgito di irresponsabilità leghista, in contraddizione con quanto dimostrano i dati sulla ricostruzione e sul risanamento del bilancio della Regione. Grazie all’azione del governatore Chiodi, il debito abruzzese è sceso da 4 a 3,5 milioni, con una riduzione del 12% frutto di quella politica finanziaria rigorosa grazie alla quale, peraltro, l’Agenzia Moody’s ha confermato il rating "A2" per l’Abruzzo, ritenendolo affidabile nonostante gli effetti del sisma". "A tal proposito – ha proseguito Quagliariello -, sempre i dati ci dicono che sono 12mila i cantieri aperti per la cosiddetta "ricostruzione leggera", e cioè quella degli edifici privati, mentre per quanto riguarda la ricostruzione dei centri storici e degli edifici pubblici la situazione dipende dai piani predisposti dai sindaci delle aree interessate, che in alcuni casi stentano a partire. Alla prova dei fatti, quindi, Chiodi e la sua amministrazione hanno dimostrato di essere espressione del migliore Mezzogiorno, quello che dovrebbe piacere alla Lega per la sua operosità e per la sua capacità di ottenere risultati tangibili".
Di piagnistei in Abruzzo, dunque, ce ne sono stati ben pochi. Cosa di cui l’europarlamentare leghista deve essersi reso conto ben presto, visto che già in serata aveva cercato di addolcire il colpo, spiegando che la sua frase non era riferita al solo Abruzzo ma al solito Sud "piagnone". La verità, piuttosto, è che l’Abruzzo porta su di sè il carico di un’eredità pesante. Fatta di scelte politiche sbagliate, di strategie poco lungimiranti, di riforme mancate. Contro le quali da due anni l’attuale governo regionale di Centrodestra, sta conducendo una battaglia coraggiosa ma evidentemente silenziosa. Che mira al fare piuttosto che ai proclami.
Lo ha ricordato bene il presidente Chiodi spiegando che “evidentemente Borghezio non è informato sulla situazione del nostri territorio”. Evidentemente no, infatti. Altrimenti sarebbe a conoscenza del fatto che nei due anni di governo del Centrodestra sono stati raggiunti traguardi importanti. Ma, come ha precisato ancora Chiodi: “è difficile che una politica del rigore e del risanamento porti consensi immediati”.
Però vale la pena ricordare, sulla scorta di quanto detto dal Senatore Quagliariello, alcuni dei risultati più importanti e non scontati, che sono stati raggiunti e che dimostrano un’operosità che nulla ha a che vedere con l’indolenza di cui parla il leghista. “Nei due anni del governo di Centrodestra – precisa Chiodi – abbiamo ridotto l’indebitamento del 12% e siamo stati l’unica regione ad aver tagliato i costi della politica attraverso la diminuzione dei compensi dei consiglieri”. Ma non è tutto perché tra i fiori all’occhiello dell’azione del governo Chiodi c’è quella che ha rappresentato una vera e propria sfida: la riorganizzazione del sistema sanitario che è stato preso a modello per tutto il Paese. E ancora, è stato ridotto il numero delle Asl, delle Comunità Montane e delle società partecipate. E misure decisive, sono state intraprese anche sul fronte dello sviluppo imprenditoriale, dando un sferzata al tasso di crescita.
“Come – si chiede pertanto il governatore Chiodi – può essere considerata un peso morto una regione con simili credenziali?”. E sulla questione post-sisma il discorso non cambia. Basta esaminare i dati, che sono nero su bianco e guardare ai fatti. Il 50% delle persone che beneficiavano del contributo di autonoma sistemazione ed il 70% degli ospiti negli alberghi, sono rientrati nelle loro case; 12mila cantieri sono ad oggi aperti per lavori di ricostruzione degli immobili; gli studenti non hanno perso un solo giorno di lezione. “L’Aquila – continua Chiodi – ha avuto una reazione composta ed attiva. La gente aquilana non è lamentosa come sparute frange strumentalizzate vogliono far sembrare. Borghezio forse ignora che il terremoto, che ha annientato un’intera città, dal punto di vista urbano e sociale, bloccando di fatto tutte le attività commerciali, imprenditoriali, professionali ed economiche, ha aggravato una situazione che, come altrove, già risentiva di una forte crisi finanziaria mondiale. Quello che chiedono oggi gli aquilani non sono aiuti eccezionali calati dall’alto ma gli stessi diritti già riconosciuti a cittadini di altre regioni che hanno vissuto drammi simili”.
E’ vero che a due anni dal terremoto la ricostruzione stenta a decollare, e se al livello locale ci sono delle insufficienza, queste vanno affrontate e superate. Ma fare di tutta l’erba un fascio è sbagliato. La volontà di rialzare la testa nell’Abruzzo è forte e ignorare gli sforzi sarebbe ingeneroso. Se dalle parole di Borghezio si vuole trarre qualcosa di buono è proprio questo, riconoscere l’importanza della dignità e cadere mai nella tentazione della lamentela e dell’indolenza.
Il futuro dell’Abruzzo è una faccenda che riguarda solo gli abruzzesi. E si costruisce in un solo modo: corciandosi le maniche e lavorando.