Chiodi. “Sul dragaggio del porto di Pescara ora Roma deve fare la sua parte”
06 Giugno 2012
Vincere l’inerzia del governo centrale e fare il punto sullo stato emergenziale in cui versa il porto di Pescara ormai da troppo tempo, responsabilizzando tutti gli attori istituzionali ad affrontare congiuntamente un problema tutt’altro che circoscritto al territorio regionale,che ormai ha assunto una dimensione nazionale, attraverso l’istituzione di un’unità di emergenza.
Tracciare nero su bianco una mappa di azioni ed intenzioni previste ed un crono-programma che scandisca gli interventi nell’area portuale e polarizzare l’attenzione del governo il cui ruolo ormai è determinante per l’effettiva risoluzione della questione. Si, perché come ribadito dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, nel corso di un incontro ad hoc,"la Regione Abruzzo ha fatto tutto quello che era possibile fare, tutto ciò che fosse nelle proprie competenze”.
“E’ indubbio che siamo in ansia ed angosciati da tanta inerzia e dalle pesanti ripercussioni di un mancato e deciso intervento sul porto di Pescara” ha proseguito Chiodi. La situazione, per gli interventi di vari soggetti istituzionali che si sono nel frattempo succeduti, è in stallo da tempo nella disattenzione del Governo nazionale, da cui dipende la competenza ad intervenire, nonostante le dimissioni allo stesso governo dall’incarico di commissario straordinario di Guerino Testa. Una svolta risolutiva, insomma, è ciò che ci vuole ma per realizzarla, Roma deve necessariamente prendersi a cuore la questione e fare la sua parte. E’ stato infatti fissato, proprio per coinvolgere le istituzioni nazionali, un incontro nel breve periodo con i sottosegretari all’ambiente ed alle infrastrutture con l’intento di chiarire il tipo di operatività che intendano mettere in campo ed il livello di responsabilità che intendano finalmente assumere per risolvere il problema del dragaggio del porto,classificato come porto nazionale. L’auspicio è quello di poter adottare nell’immediato tutte le misure ritenute necessarie, come ad esempio il ricorso all’uso della vasca di colmata, già utilizzata per il deposito di materiale anche per la raccolta dei fanghi. Un nuovo impegno, insomma, per garantire la ripresa delle attività del sistema economico ed imprenditoriale polarizzate attorno al porto di Pescara che sono vitali per la città”.