Chiude l’Istituto di Studi Filosofici, un duro colpo per Napoli e la sua cultura

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Chiude l’Istituto di Studi Filosofici, un duro colpo per Napoli e la sua cultura

27 Agosto 2012

Di furti in appartamento nelle città deserte ad agosto, si è sempre sentito parlare. Ma mai il caldo aveva fatto da sfondo ad un furto tanto grande, eppur tanto silenzioso, come quello della trafugazione di un simbolo della cultura come l’Istituto Italiano di Studi Filosofici da Napoli.

Il furto è più virtuale che materiale ma la sua risonanza lascia senza parole. Da pochi giorni, infatti, ha chiuso i battenti l’Istituto di Studi Filosofici di Napoli, fondato nel 1975 dall’Avvocato Gerardo Marotta, che ne è anche il presidente, e da altri intellettuali napoletani tra i quali Enrico Cerulli. L’istituto rispondeva alle esigenze di studio di una fitta classe di intellettuali napoletani e non, che sulla scia delle idee di Benedetto Croce per più di trent’anni hanno garantito il dibattito su grandi temi di filosofia, vita e politica. E non solo: infatti, l’istituto ospitava volumi e documenti che racchiudono la memoria dei grandi pensatori del Mezzogiorno.

L’istituto dal 1983 aveva sede nello storico Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio, le attività comprendevano seminari, presentazioni di libri e tutto quanto attiene al mondo della cultura filosofica. A sostenerne l’attività e la struttura, fino a qualche tempo fa, erano le donazioni ma soprattutto i finanziamenti governativi che garantivano il pagamento del fitto dei locali che lo ospitavano. Proprio questi ultimi, però, sono stati vittima dei “tagli” di Governo. Impossibilitato a pagare il fitto, l’avvocato Marotta ha ipotecato o venduto tutti i suoi beni fino a quando non è stato costretto a chiudere definitivamente l’Istituto.

E così quasi trecento mila volumi tra cui si contano perfino manoscritti di Benedetto Croce e Giordano Bruno, hanno trovato una nuova casa in un capannone a Casoria. A disposizione degli studiosi restano solo cinquantamila volumi che l’avvocato conserva ancora nel suo appartamento. Si stima che il patrimonio dell’istituto sia di dieci milioni di euro.

Politicamente la dismissione della “casa” della filosofia del Monte di Dio ha creato un gran polverone. Il dito è puntato contro la giunta regionale che non avrebbe dato attuazione ad una vecchia delibera che prevedeva la costruzione di una apposita biblioteca in cui custodire i libri. Dal canto suo il presidente e fondatore dell’istituto ha dichiarato : “Napoli, fossa dei leoni, dei serpenti”- sottolinea l’Avvocato Marotta,- “non c’é un posto, neanche un rifugio per i giovani. Il governo tedesco mi ha conferito il premio Goethe – dice ancora – Napoli? Ha soltanto paura dell’Istituto”. Più diplomatico il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha invece dichiarato la sua disponibilità ad ospitare i volumi nei locali dell’Albergo dei Poveri, offerta declinata dall’avvocato Marotta a causa, pare, della assoluta mancanza di servizi della struttura.

Ma a far male è soprattutto quello che la chiusura dell’istituto significa. Definito dall’Unesco nel 1993 “senza pari nel mondo”, l’istituto ha visto la presenza di importanti filosofi : da Eugenio Garin a Luigi Firpo, da Hans-Georg Gadamer a Karl Popper, tutti i maggiori esperti italiani e stranieri della storia del pensiero hanno tenuto seminari presso di esso.

Perdere questo luogo di incontro infligge alla cultura napoletana un durissimo colpo. La vivacità che circondava l’istituto era, infatti , il segno di una attività che sebbene gravata dai mali della città, continuava ad avere voglia di espandersi e di educare i giovani. E’ poi impensabile che le isituzioni locali e nazionali abbiano consentito che un centro studi tanto noto anche all’estero venisse chiuso. Si ha l’impressione che gesti come questo non vogliano altro che rimarcare l’abbandono in cui purtroppo Napoli sta annegando. Una Napoli che – è impossibile non ammetterlo – senza luoghi di incontro come l’Istituto di Studi Filosofici, sembrerà ancora più degradata.