Chiudere l’accordo con Etihad non vuol dire solo salvare Alitalia

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Chiudere l’accordo con Etihad non vuol dire solo salvare Alitalia

08 Maggio 2014

Ieri il ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti, sua altezza Abdullah bin Zayed al Nahyan, ha incontrato in rapida successione il titolare della Farnesina, Federica Mogherini, e il premier Matteo Renzi. Piatto forte la trattativa fra Etihad e Alitalia, ma non solo. Certo partiamo da un accordo commerciale che deve essere fondato su "basi sane e solide", come ha detto al Nahyan, perché nella trattativa ci sono ancora delle criticità: Etihad non vuole patacche ma condividere un vero piano industriale che contenga una ristrutturazione di Alitalia. Per l’azienda italiana l’alternativa è chiudere, stavolta tertium non datur.

Il governo italiano però farebbe bene a non sbagliare le proprie mosse diplomatiche con gli Uae. Non solo perché stiamo giocando una partita economica. E’ anche politica. Portare a casa un accordo così importante – Etihad ha bisogno dell’Italia per completare il suo processo di trasformazione in vettore globale – vuol dire rafforzare le relazioni con un Paese, gli Emirati, che in Europa ha sempre privilegiato il dialogo con la Francia innanzitutto e con la Gran Bretagna tradizionalmente.

Eppure il made in Italy è sbarcato da anni nel Golfo. Nel 2014 il Dubai Bride Show, la più importante fiera campionaria del "wedding" tra Libano e India, è stata inaugurata da una stilista italiana, Giada Curti. Le nostre aziende più grandi hanno aperto uffici di rappresentanza nelle "free zones". Black list permettendo, per il Governo italiano sostenere l’impresa italiana che internazionalizza dovrebbe essere un dovere oltre che una necessità.

Ma appunto non si tratta solo di economia. Ieri Mogherini ha parlato con al Nahyan di Mediterraneo e della crisi libica. Sappiamo come sia caotica la situazione in Libia, che l’anarchia delle milizie ha delle ricadute anche tragiche sulla immigrazione illegale nel nostro Paese. Ebbene, i Paesi del Golfo, pur seguendo una linea sempre moderata, dopo l’11 Settembre sono stati accanto alle potenze occidentali nel contrasto al terrorismo e al fondamentalismo islamico. Ricordiamo che gli Uae in particolare hanno svolto un ruolo importante nel processo di nation e state building in Kosovo.

Come Italia, dobbiamo avere l’autorevolezza necessaria per poter chiedere ai Paesi arabi un intervento a sostegno delle nostre azioni di stabilizzazione in Libia. Ma per essere autorevoli non possiamo fare la figura dei chiacchieroni. Ci siamo spinti troppo oltre nella trattativa con Etihad per tornare indietro e ripensarci su, magari per mere ragioni di politica e di consenso interne. Chiudiamo come si deve l’accordo su Alitalia, rafforziamo l’interscambio economico e culturale con gli Uae, esportiamo il nostro made in Italy, e sarà  più facile trovare dei partner per affrontare le crisi irrisolte nel Mediterraneo.