Chomsky contro i Democratici Usa: gli hacker russi? E’ solo complottismo
07 Aprile 2017
E così anche Noam Chomsky, il filosofo caro alla sinistra socialista, libertaria e un po’ anarchica americana, ci dice che la storia degli hacker russi che avrebbero cercato di influenzare il voto americano dello scorso novembre, le elezioni che hanno portato al trionfo di Trump, è una panzana. E se lo dice Chomsky, che ha passato una vita, da linguista, a smascherare come i grandi media asserviti alle elite politico-economiche cerchino di “fissare le priorità” nel mondo della informazione, qualche domanda dobbiamo pur farcela. Tanto più che queste cose le andiamo scrivendo da mesi e che non si può certo dire che siamo mai stati tifosi di Chomsky.
Intervistato da Democracy Now, Chomsky, in pratica, ha detto che solo perché a qualcuno sta antipatico Trump questo non vuol dire bersi le fake news messe in giro dal clan obamiano e clintoniano e dai giornaloni al seguito sul Russiagate, che il filosofo giudica semplicemente come una forma di complottismo, “una teoria della cospirazione utile solo a chi sta ancora rimpiangendo la sconfitta della Clinton”. Per Chomsky, dunque, la storia degli hacker russi è “uno scherzo”, su cui mezzo mondo sta ridendo, tanto più che gli Usa, ricorda il filosofo, hanno tubato e brigato tante volte con questa o quella dittatura, questo o quella opposizione più o meno democratica in tanti paesi del mondo per ‘alterare’ i risultati delle elezioni – Russia compresa, si pensi a dopo la caduta del Muro e a quanto gli americani spinsero personaggi come Boris Eltsin.
Non solo. Per Chomsky gli Usa farebbero bene a smetterla di alimentare la tensione con Mosca, visto che al confine tra Russia e Europa la situazione continua ad essere caldissima e basterebbe una scintilla dare vita a una escalation in grado di produrre nuovi conflitti. Insomma, si può anche pontificare sui russi che avrebbero cercato di interferire nelle elezioni americane, conclude Chomsky, ma non è questa la questione principale, come non lo è che ambienti vicini al presidente Trump abbiano ‘dialogato’ con i russi, com’è avvenuto costantemente negli ultimi decenni. L’aspetto più paradossale di questa vicenda, chiosa il filosofo, è che adesso l’opposizione Democratica, obamiana e clintoniana, si lamenta per qualcosa, il dialogo con Mosca, che Chomsky ritiene non solo giustificato ma anche ragionevole.
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