Ci manca solo il risarcimento agli studenti porno

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Ci manca solo il risarcimento agli studenti porno

16 Giugno 2011

Ovviamente, visto il video su YouTube, prendere le difese della prof di Monteroni che in un paio di occasioni si fece palpare il sedere dai suoi alunni, pronti a filmare il loro epico ardore grazie ai potenti mezzi della telefonia e di Internet, non è facile, né c’interessa farlo.

C’è da dire che alla prof non è andata liscia, visto che ha dovuto patteggiare una condanna a due anni di reclusione per aver compiuto atti sessuali con dei minori, e ancora oggi, a distanza di tempo, le autorità preposte si chiedono se sia il caso di farla tornare in cattedra vista la fama che si è fatta. Insomma, la protagonista di quelle immagini che sembravano uscire da un film di Pierino degli anni Settanta (o da un video soft di YouPorn) ha pagato il suo conto davanti alla giustizia, e probabilmente la sua carriera finirà, o comunque la lettera scarlatta appuntata sul petto non gliela toglie nessuno.

Ma ora la prof viene nuovamente citata in giudizio dai genitori di uno di quegli studenti dall’ormone esasperato, che, udite udite, vogliono citarla in giudizio per un maxi-risarcimento di 250mila euro, richiesta allargata anche all’istituto privato in cui la docente insegnava. La causa? Molto semplice, il libertinismo della donna avrebbe provocato dei danni sullo "sviluppo psicologico del ragazzo impedendogli di instaurare un corretto approccio sessuale con l’altro sesso".

Orbene, chi vi scrive ha avuto la sfortuna di insegnare per un po’ di tempo nelle scuole pubbliche italiane, prima in un liceo-bene della capitale e in un secondo caso in un istituto tecnico della provincia. Non basterebbe un libro per raccontarvi quello che ho visto, comprese giovani professoresse alle loro prime supplenze, come il sottoscritto, che si rintanavano, letteralmente, dietro la cattedra, terrorizzate da questi omoni under 18 che in classe facevano praticamente di tutto, con imprese, indegne, che abbiamo scoperto guardando il branco di sfigati che prendono a botte un ragazzo down.

Per cui va bene la condanna alla prof osé, va bene bandirla dagli istituti di ogni ordine e grado e arricciare il nostro moralistico naso alla vista del peccaminoso filo di un tanga – nell’italia bacchettona di oggi non dovrebbe sorprendere più di tanto. Ma c’è stato un tempo in cui quando in classe entrava il docente, i bulli e bulletti se la facevano sotto. E quel tempo non è per forza un ricordo di un remoto passato: basta far capire ai giovani in questione che vuol dire essere sospesi, rimandati o bocciati, e se non lo capiscono con le buone, ci sono tanti altri modi di metterli alla berlina e farli passare per degli idioti davanti ai loro compagni, sempre che ci sia un adulto che non rinuncia alla sua intelligenza.

Per cui, prima che sia troppo tardi, un consiglio al preside della scuola che rischia di chiudere per questa storia che ha del pecoreccio ci sentiamo di darlo noi: nessun compromesso, la scuola vada davanti ai giudici come chiedono i genitori del ragazzo. Vediamo se i magistrati vorranno dare ragione ai pargoli protetti dalle loro famiglie, che sempre dalla parte dei pargoli sono e mai con chi quelle nobili menti dovrebbe forgiare al rispetto e alla decenza (visto che le altre agenzie educative, cominciando proprio dalla famiglia, sono alla frutta), oppure daranno l’ultimo colpo all’autorevolezza, e all’autorità, di quei professori e professoresse, che invece di farsi palpare, devono pregare iddio di non essere chiamati a rapporto dal preside se sbattono fuori dalla classe il balordo di turno, infischiandosene se mami e papi verranno a piangere miseria.